Le belle finestre spalancate e serrate
Sospese alle labbra del giorno
Le belle finestre in camicia
Le belle finestre dai capelli di fuoco nella notte scura
Le belle finestre dalle grida d'allarme e dai baci
Su di me sotto di me dietro di me ce ne sono meno che in me
O cosctituiscono un solo cristallo celeste come il grano
Un diamante divisibile in tanti diamanti quanti sarebbero necessari per bagnarsi tutti i bengalesi
E le stagioni che non sono quattro ma quindici o sedici
Ed io tra cui quella in cui fiorisce il metallo
Quella in cui il sorriso è meno del macramé
Quella in cui la rugiada vespertina unisce donne e pietre
Le stagioni luminose come l'interno di una mela da cui si separa un quartiere
Oppure anche come un quartiere periferico abitato da esse che sono stoppini nel vento
O ancora come il vento dello spirito che di notte ferra d'uccelli illimitati i cavalli dalle froge algebriche (...)
André Breton
Trad. genseki
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