Terra all'angelo quanto prima
Dormendo per tributo di fiori agli alti
frumenti
Angelo a porta d'uragani senza neve
Arbusto da alzar piú le mani
dell'eclisse
Piedi che ardono al contrario dei
giorni vi sento
Sfidare alla cautela nell'angustia
serrata
E sfogliare corone di mondi nelle mie
saline
Ti impasteró al cantar duce a forza di
archi
Di ponti che sporgono dala tua cintura
Il tuo sguardo manca di torre e
serratura
Serenamente parlando
Paziente il lupo sempre in agguato
Come il pezzo di marmo detinato alla
statua
Della mia voce
Si incorpora al gelato cadavere delle
ore
Cadono gli occhi e la polvere si desta
il ricordo
Per le falci ricurve
Piú la vita si accomoda e la carne che
pur resta
Tra denti e lastre
Dimmi se ti affliggo rammendando
sentieri.
Spine quando nevica
Nell'orto di fra' Luigi
Sognami sognami in fretta stella di
terra
Coltivata dalle mie pálpebre cóglimi
per i mei manici di ombre
Ubriacami di ali di marmo ardente
stella stella tra le mie ceneri
Poter poter infine trovare sotto il mio
sorriso la statua
Di una sera di sole i gesti a fior
d'acqua
Gli occhi a fior d'inverno
Tu che nell'alcova del vento stai
vegliando
L'innocenza di dipenderendalla bellezza
imprevista
Che si tradisce nell'ardore con cui le
foglie si volgono al petto piú debole
Tu che luce assumi e abisso al bordo di
questa carne
Che cade ai miei piedi come una vecchia
ferita
Tu che in selve d'errori vai perduta
Supponi che nel mio silenzio viva
un'oscura rosa senza scampo né lotta.
Juan Larrea
Trad. genseki
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