Picnic nell'aldilá
Quella notte mi invitarono a un picnic sulla riva del mare.
Appoggiato a un tronco con il cervello pieno di fumo, la logica divenne cenere nel sacro rogo.
Di colpo sentii che la pelle mi abbandonava con una dolcezza ronzante e si incendiava a stella, lassù, lontano.
Ero affascinato dal prodigio.
Per le mie vene non scorreva sangue, bensí un etere serafico che mi alleviava dalla pesantezza del corpo.
Chiusi i circuiti del pensiero, volavo all'infinito dentro me stesso. Verso Dio.
Un certo momento mi assalí un terrore relativo alla mia vita. Sentii che trasmigravo...
Un torbido sentimento di colpa pesava sulla mia anima per osare entrare negli enigmi.
Presentii,
terrorizzato, che stava per succedere la stessa cosa della mia pelle:
una forza brusca, soprannaturale, mi avrebbe strappato da me stesso per
lanciarmi nel vuoto.
Con
una paura impotente mi afferrai al tronco per evitare la caduta, ma il
legno cominció a scricchiolare disintregrandosi, in un divorzio dal mio
corpo, come se la materia mi avesse esiliato dalla sua realtá.
Assolutamente
indifeso evocai ció che amavo di piú, la cosa piú bella che avrebbe
potuto trattenermi da questo lato del mondo: quella donna e la
perturbante promessa della sua tenerezza sessuale.
Tutto inutile.
Nulla poteva raggiungermi nella vertigine di quell'abisso in cui giravo lontano da ogni possibilitá umana.
Naufrago
del cielo, perduto nel turbine delle costellazioni, scintilla di nulla
nell'eternitá, ero trascinato da quella marea di terrore verso un regno
di luce spettrale, alle illimitate colline del non-essere...
Si non mi ricordo male, questo giallore mistico imitava un cielo religioso in cui la luce era beatitudine.
Sicuramente
ero morto sulla terra. Questa evidenza si impose con una tale chiarezza
che non aveva senso ribellarmi.Consentii alla mia morte e nemmeno
potevo ricordarmi come corpo.
Eccomi qua spogliato della materia, vagare senza memoria in cieli vuoti.
Mio Dio, che deserti! Pure solitudini... luce senza limit...senza distanze... ove mi sento perduto.
Non vedo Dio e non ho speranza di incontrarlo.
Mi metto a cercare disperatamente quella donna che amai sulla terra da cui una volta di piú mi sarebbe giunta la salvezza.
Questa illusione gravita in me come un destino
Percorro tutti gli stadi dell'eternitá: nulla, nessuna presenza, nessun segno. L'umano è assente dal mondo.
O Dei, dve nascondete i mortali?
L'idea che dovró vivere tutta l'eternitá in questa assenza, duole alla mia anima come un esilio.
Sento
la tenera e terribile nostalgia della terra, la sete di succhi, il
giubilo del rum intorno al fuoco, una cascata in montagna che lava una
donna nuda, la mia donna in un campo di girasoli, una amaca sotto le
stelle di Tolù. Odore di campi arati, fiui di miele, di rugiada, oh sì!,
la terra, regno trasparente di luce di pienezza!
Quando ritornai i pellicani giocavano sulle onde dell'immenso loto, bolle di sole nell'aria.
La terra era un sogno che risvegliava dall'incubo di Dio, e era verde.
La benedissi
***
Poema tristissimo
Se muoio
Ti invito al sole
Anima mia
E non dimenticare
Di portare con te
Il tuo corpo
Soffriremo felici
E insieme saremo
Carne di luce
Nella memoria di Dio
E se Dio non esiste
Fa lo stesso
Ci ricorderemo del sole
Che ci piaceva tanto
A Calì in Colombia
Nuovo Mondo. Ricordi?
Gonzalo Arango
trad genseki