mercoledì, marzo 28, 2007

Rivelazioni

La Rivelazione di Muhammad è, temporalmente, la terza delle grandi rivelazioni semitiche. Il nucleo della Rivelazione di Muhammad é il tawhid ovvero l'unita, il farsi Uno di Dio, o il fare che Dio sia uno. Dio, nella prospettiva del tawhid non è separato dal mondo, non è altra cosa rispetto al mondo ma, piuttosto la totalità di tutto il Reale, il Reale che è Uno E non si tratta di un Reale statico ma che si ampia senza sosta e si modifica. Il Reale nella prospettiva del tawhid non é un dato, ma deve essere realizzato, vissuto, trasformato, ampliato.
L'Uno Reale integra il divenire.
In questo quadro la Rivelazione di Muhammad non è la negazione delle Rivelazioni precedenti, secondo il Corano, infatti, tutti i profeti sono uguali e Muhammad è soltanto l'ultimo di essi in ordine cronologico. La molteplicitá delle Rivelazioni è manifestazione di un Dio che diviene ampliandosi, modificandosi, estendendosi come Reale. Il Corano è l'ultima Rivelazione peró essenzialmente, non contiene un messaggio differente da quello delle altre due. La torah e il Vangelo sono contenuti in esso nella loro totalità. Contemporaneamente il loro nucleo è interpretato, realizzato e ampliato. Il succedersi temporale delle Rivelazioni corrisponde a un Dio, a un Reale che muta divenendo incessantemente.
Lo spazio del Reale in cui sono possibili le Rivelazioni è il Mondo Intermedio, il Mondo Imaginale, il Malakut.
In questo spazio e secondo le leggi che governano le relazioni di causa ed effetto e di successione al suo interno si svolgono anche tutte le Rivelazioni che restano nell'ambito della coscienza individuale e tutte le Rivelazioni che non giungono mai ad essere attuali nel mondo fenomenico.
Qui tutti possono incontrare Yibril e morire alla sua voce e dissolversi al vento della sua parola. Qui ogni Rivelazione si comprende alla luce di tutte le altre. La Realtà Unica, infatti, contiene tutte le Rivelazioni sia quelle effettive che quelle solo possibili e tutte le loro interpretazioni. Ne consegue che tutte le Rivelazioni sono vere proprio in quanto sono reciprocamente contradditorie.
Aprirsi alla Rivelazione significa aprirsi al divenire Uno del Reale.
In questo senso l'ultima Rivelazione, quella di Yibril a Muhammad è anche quella che ponendosi con le altre due nella particolare relazione che ho tentato di descrivere nelle linee precedenti definisce la Rivelazione come apertura assoluta all'assoluto.
genseki

giovedì, marzo 22, 2007

Biclette di Pechino II

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Omaggio alle biciclette di Pechino




Era un fiume nero e grigio
Un serpente di polvere e fatica
Calde nubi di fiati
Sudori
Bambini come gomitoli di sporcizia e
Stanchezza
Nell'alveo dei grandi viali di pioppi
Nel profumo acido della primavera
Nel molle calore di agosto
E nel freddo fumoso dell'inverno
Era un fiume nero e grigio
Che cigolava, crepitava
Frusciava
Sotto il cielo altissimo
Punteggiato di aquiloni neri
Rotanti attorno a un asse inestimabile
Il Fiume delle Biciclette di Pechino.
Biciclette da trasporto pesante
Portavano acqua pacchi vetri
Verdura escrementi carne rossa penzolante ai lati
Foglie morte
Viluppi di fili metallici palle di vestiti
Giocattoli rotti scarpe e pneumatici
Biciclette ristoranti
Con fornelli ravioli e secchi di salsa di soya
Biciclette di mamme
Con un bambino che faceva i compiti
Era un fiume di povertá e coraggio
Il fiume delle biciclette di Pechino
Che mi trascinava da Xizhimen a Haidian
Come un atomo di carne esotica
Dissolto in un grande corpo affaticato
Dedicato ad uno sforzo senza fine.
Presto scompariranno
Le biciclette di Pechino
Le biciclette nere con le scritte rosse
Le ultime riposano ai lati delle strade
Agili ma invecchiate, eleganti ed ingenue
E io non so perché provo
nostalgia vergognosa
Di una povertá che si allontana.

genseki
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giovedì, marzo 01, 2007


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Ibn Arabi e il Mondo Imaginale



"Barzakh" è la congiunzione di due mari: il mare dei significati spirituali e il mare degli oggetti sensoriali. Le cose sensoriali non possono essere significati e i significati non possono essere sensoriali. Peró il mondo Imaginale o "barzakh", da forma corporea ai significati.
Il Mondo Imaginale è uno dei concetti piú significativi dell'opera di Ibn Arabi: esso coincide in parte con il "barzakh" e con il ""barzakh"”.
Nella teologia classica islamica il "barzakh" è lo stato intermedio che segue inmediatamente la morte:

Li ognuno esperimenterá di nuovo quello che fece in vita poi saranno restituiti ad Allah il lo vero Signore e si dissolveranno tutte le loro illusioni”- Corano 10, 30.

Lo spazio nel quale avviene questa esperienza è quello che nella teologia viene chiamato "barzakh".
Nel "barzakh" il contenuto del proprio sé si riversa all'esterno e il suo contenuto si esperisce come quello di un universo che ruota intorno a noi, proprio come in un sogno in cui paure e ansie possono assumere forme e apparenze concrete, nel "barzakh" si esperimenta come concreta la sostanza propria dell'anima che si manifesta in un vero e proprio mondo di immagini reali. La realtá del "barzakh" é, tuttavia, piú reale della realtá del mondo in cui viviamo, relativamente alla gerarchia della creazione e, quindi la nostra esperienza nel "barzakh" é corrispondentemente piú intensa. Il se si trova ad interagire con un universo che non é nient'altro che una rappresentazione, un'immagine viva della nostra interioritá, uno specchio della nostra autentica natura.

Cosí il "barzakh" puó assumere l'aspetto di un giardino del Paradiso o di un incubo o di una mescolanza delle due cose, secondo il contenuto proprio del se di ciascuno..
Nel pensiero di Ibn Arabi questo concetto teologico è profondamente rimodellato, ferma restando la sua base coranica.

In Ibn Arabi, il termine "barzakh" ha un duplice significato. Egli lo impiega, in primo luogo, per indicare il mondo delle immangini (amtal) che rappresenta il quarto dei cinque mondi o awalim, in ordine discendente, ovvero il mondo che, dal punto di vista ontologico, costituisce il terreno intermedio di contatto tra il mondo puramente sensibile e quello puramente spirituale. Questo è il mondo nel quale viene a trovarsi l'anima dei defunti prima del Giudizio, ma è anche il mondo in cui ha luogo il “Tawhid”, la rivelazione profetica che quindi in qualche modo coincide con l'esperienza della morte, così che morire sembra significare aderire definitivamente al “Tawhid”, farsi uno con la propria profezia.
Il secondo significato di "barzakh" in Ibn Arabi è quello di: “stato intermedio che si situa sempre tra due Awalim”. Tra due Awalim c'è sempre un "barzakh".
Gli awalim sono 5 e quindi i "barzakh" possibli sono 4, secondo lo schema seguente:

Mondo dell'essenza
"barzakh" 1
Mondo dei Nomi
"barzakh" 2
Mondo dell'azione
"barzakh" 3
Mondo delle Immagini
"barzakh" 4
Mondo sensibile

Il primo impiego del termine "barzakh" si situa sul piano esistenziale, sul piano dell'esperienza individuale e dell'esperienza profetica.
Il secondo impiego invece si situa sul piano ontologico.
Per comprendere come sia possibile l'impiego di questo stesso termine in due accezioni apparentemente tanto diverse occorre tener presente che il Mondo delle Immagini è esso stesso un "barzakh", dal momento che è un piano intermedio tra il mondo sensibile e gli altri mondi che sono tutti mondi assolutamente spirituali.
Il Mondo delle Immagini, cioè, è un Mondo-"barzakh".
Estendendo questa interpretazione si puó giungere anche ad affermare che anche il Mondo dei Nomi e il Mondo delle Azioni, sono "barzakh" uno relativamente all'altro e il primo al Mondo dell'essenza, il secondo al Mondo delle Immagini.
Lo schema precedente dovrebbe quindi essere riletto nel modo seguente:

Mondo dell'Essenza
Mondo-"barzakh" dei Nomi
Mondo-"barzakh" delle Azioni
Mondo-"barzakh" delle Immagini
Mondo Sensibile.

Effettivamente scrive Ibn Arabi:
Tra questo mondo e la resurrezione ci sono i livelli intermedi "barzakh" ciascuno con i suoi limiti ... essi non né realtá essenziali, né puri effetti. Essi dicono a Dio: “Sia” e Dio li crea, come puó un uomo mortale fugire alla loro influenza? ...
Attraverso di loro appaiono i segno e i miracoli...
La parola “"barzakh
"” è l'espressione di qualche cosa che separa nel modo in cui una linea separa la luce dall'ombra senza che una si confonda con l'altra, ma nessuno dei sensi puó percepire che cosa separi i due elementi anche se l'intelletto comprende che c'è qualche cosa che separa, la separazione percepita dall'intelletto è per l'appunto il “"barzakh"”.

A questo punto dell'esposizione si puó intuire che qualche cosa di analogo al "barzakh" si trova nella tradizione buddista degli stati di bardo.

Continua Ibn Arabi:

“Il “"barzakh"” è qualche cosa che separa il conoscibile dall'inconoscibile, l'esistente dal non esistente, l'intellegibile dall`inintellegibile, l'affermato dal negato.
Esso è comprensibile in se stesso ma non é nient'altro che immagine immaginata. Questa immagine immaginata non é nè interamente esistente e neppure interamente inesistente, non é interamente conoscibile né inconoscibile, affermata o negata.
È come quando si percepisce in uno specchio: la persono sa che in un certo senso ha percepito qiualche cosa e in un certo senso non ha percepito nulla.
Alcuni uomini percepiscono questa dimensione nel sogno, e altri dopo la morte. La perana vede allora qualitá e caratteristiche
morali e spirituali come forme autosussistenti con le quali conversa come se fossero corpi umani”.

Qui, invece, quello che viene irresistibilmente in mente sono le conversazioni di Dante nel corso dl suo viaggio. Che si tratti di un viaggio nel “"barzakh"”?

Il ""malakut"" è la parola con cui il "barzakh" è definito nella tradizone iraniana dell '”Ishraq”.
"malakut"" e "barzakh" coincidono. "barzakh" peró è anche il mondo dgli angeli “malaika” , delle anime. In "malakut" si svolgono tutti i riti e si ripetono tutti i miti, hanno luogo tutte le rivelazioni. È il mondo dell'immaginazione oggettiva. Questo mondo ha una sua storia e una sua geografia. La sua storia possiamo conoscerla grazie al taw'il. La geografia del "malakut", il suo paesaggio, sono la proiezione dei nostri stati interiori, in questo mondo essi prendono la forma di fiori o di alberi, di palazzi, di vergini, di laghi e di montagne. Queste forme di "malakut" sono esteriori ma contemporaneamente costituiscono realmente l'interioritá psichica dell'uomo che si trova immerso in esse. Sono i suoi attributi, i suoi modi di essere. Per questo, secondo Ibn Arabi, l'atto stesso è la sua retribuzione e la retribuzione è l'atto stesso.
Oggi, nella nostra societá ogni forma di fiducia nelle rivelazioni e nel “taw'il” è letteralmente scomparsa dal senso comune.
Uno spazio immenso è rimasto vuoto: lo spazio oggettivo della rappresentazione degli stati interiori.
Esso viene riempito con i prodotti dell'industria dell'immaginario: il Mondo Intermedio, il “barzakh” è per moltissimi il mondi della televisione, dei Grandi Fratelli, dei videogiochi, il mondo delle rivelazioni e delle profezie è considerato superstizione, esoterismo, ignoranza esotica.
L'aggressione della merce penetra nel mondo interiore e lo inaridisce, chiude l'accesso alla veritá del corpo, alla realtá del nostro essere nel mondo.
Al nostro interno dentro di noi, cerchiamo la nostra terra la patria che ha il nostro stesso volto.


Gli Arconti


Sottile è la presenza degli Arconti
Appena un incresparsi
Della Luce
Ad avvertirla per primi
Sono i topi
Si stringono nei cappottini
Di pelo grigio
Con consumata umiltá
Poi egli distende le braccia
Nell'aria tiepida, profumata
Ad accogliere i chiodi
Nei palmi
E tutto si bagna
Di sangue
Di luce.
*
La cittá di Jabalsa
È tutta di rame
Gli Arconti sono voci concave – qui -
Rintocchi
Tra i vicoli rossi
Sulle piazze roventi.
La ali di Yibril
Hanno il suono
Di mille vetrate
Frantumate
In una notte di nebbia
Ma non c'è nebbia
A Jabalsa
Solo un cielo
Azzurro o nero
Puro come uno smalto.
Accanto
A questo antico pozzo
Lo attendiamo
Fedeli
Nell'ora esatta dell'appuntamento
Una brezza leggera
Ci sfiora
Profumata di fieno
Montano
Nella terra di Hurqalya.
*
genseki