Penso che scrivere sia
anche scrivere in modo piatto. Credo che nonè necessario cercare di
allontanare la trivialitá da un testo a qualunque prezzo. La
trivialitá è un mezzo. Partendo da essa, possiamo andare piú a
fondo. Altrimenti come facciamo a sapere che stiamo apporfondendo? La
trivialitá è la superficie, una superficie che dobbiamo esplorare,
per poi frantumarla.
Max Jacob mi rese molto
sensibile a questo tipo di problemi. Quando gli lasciavo i miei testi
a volte mi diceva – troppo coinciso – altre volte – troppo
diluito -, o – troppo lirico -. - Legga i classici per il pudore -,
mi scriveva, o – troppo laconico – legga Chateaubriand per la
frase -solo molto piú tardi compresi che scrive voleva dire essere
allo stesso tempo coinciso e profuso e anche scrivere a volte in modo
piatto: la piattezza serve da supporto all'imagine, al pensiero e fa
sí che risaltino.
**
Max Jacob detestava il
caos. Soleva dire che la forma di una poesia debe essere perfetta
proprio come un uovo e che sebbene all'interno del testo debe essere
vigente una libertá totale, il testo stesso debe trovare
imperativamente la struttura che gli è propria. “Quando un
cantante ha una voce ben rodata, puó divertirsi facendo gorgheggi”
Scrisse nel 1916 nella prefazione del “Cornet à dés”.
**
Il fatto che i
surrealisti non abbiano mai riconosciuto Max Jacob come uno dei loro
predecessori si debe alla sua conversione al cattolicesimo e anche al
fatto, che a differenza di oro, egli non si sentí mai un discendente
di Rimbaud e Lautréamont.
Frammenti da: Du désert
au Livre intervista di E. Jabès con Marcel Cohen
Trad. genseki