giovedì, settembre 21, 2017

René Crevel

Per dormire soavemente al’ombra dell’oblío
Questa sera
Uccideró i predatori
Danzatori silenziosi
Della notte
I cui piedi di velluto nero
Sono un supplizio per la mia carne nuda
Un supplizio soave come l’ala dei pipistrelli
E cosí sottile da causare spavento
Negli angoli dove la pelle è paurosa, emotiva
Per amar meglio, avere paura
Di un altro corpo e del freddo.
Ma su quale  fiume  fuggire via stanotte o mia ragione?
È l’ora dei ragazzacci
Dei balordi.
Due grandi occhi d’ombra nella notte
Sarebbero per me cosí dolci, cosí dolci
Prigioniero delle stagioni tristi.
Sono solo, che bel delitto ha brillato
Laggiú, laggiú all’orizzonte
Qualche serpente congelata per non amare.
Ma dove scorre, quanto scorre lontano
Il fiume necessario
Per fuggire questa sera o mia ragione?
Le ragazze lungo la riva hanno occhi stanchi, capelli che brillano
Non ho niente da dire a queste ragazze
Di cui i ragazzi cattivi
Sono
Di cui sono
I fieri prosseneti.
Sono solo. Che bel delitto il suo.
Due grandi occhi d’ombra nella notte
Sarebbero per me cosí dolci, cosí dolci.
È l’ora dei balordi..

René Crevel
Da “Fogli dispersi”
Trad genseki

martedì, settembre 12, 2017

Ricordo di Francia

Ricorda con me: il cielo di Parigi, il grande colchico...
Comprammo cuori a quelle piccole fioraie.
Erano Azzurri e si schiusero nell'acqua.
Prese a piovere nella nostra stanza,
E giunse il vicino, il Signor Le Songe, un ometto secco.
Giocammo a carte. Persi la luce degli occhi;
Mi prestasti i tuoi capelli, persi di nuovo, lui ci aveva sconfitti.
Uscí dalla porta. Lo seguí la pioggia.
Eravamo morti e potevamo respirare.

Paul Celan
Da Mohn und Gedächtnis

Trad. genseki

venerdì, settembre 01, 2017

Jean Grosjean

Jean Grosjean
Canti
Da: La lueur des jours - Gallimard 1991
Trad genseki

Scorre il ruscello
Da Huanne, da Puessan,
Sfiora le rocce   
Canta

Intuisce un cielo
Tra gli alberi.
Brillano sotto gli alberi
I suoi mulinelli

Le ombre degli alberi
Tremano alla sua fuga
Come un cielo di giugno
Come una digitale

*
Vago lungo i salici
L’anima lungi dagli uomini

Vado lungo un’onda
Che riempie il cielo di salici

Le iole che l’onda tocca
Derivano tra il cielo
Ma non lungo i cielo

*

Il cielo è quasi bianco
I prati profumano di melissa
Il ruscello scorre.

Di fronte sulla collina
L’accampamento degli Assiri
Si scorgono i loro fuochi.

Si odono i loro cavalli.
Nitrire. Li trattengono.

Certo hanno degli ordini.
Il loro dio non è onnipotente.

*

L’edera è lo splendore
Del cielo sulla terra.
Se lo schiaccio coi piedi
M’inebria il suo odore.

Gli dei la cui faccia
Era il nostro cielo
Hanno lasciato per traccia
L’edera sola..

*

Mezzogiorno. Settembre.
Lontano canto di un gallo.
Un melo si piega
Tranquillo sotto il suo carico.

Nei campi nessuno.
Ê domenica.
Frammenti di paglia brillano
Sul sentiero.

Brume dorate danzano
Sull’orizzonte.
Gli uccelli tacciono
Ai margini del bosco, dietro
Un fremito di foglie

*

La casa nera
Inclinata verso l’albero
Ascolta la brezza
Dire alla notte
Le foglie che dormono
Nell’odore.

La finestra nera
Spia i raggi
Che la luna lascia
Al bordo delle nuvole
Quando le nuvole nascondono
La luna.

Se prendono coraggio
I soffi
Una persiana debolmente
Batte contro il muro
E fa voltare
Tra le foglie
L’uccello che dorme.


*

Chants

Le ruisseau coule
de Huanne, de Puessans.
Il effleure les roches
et il chante.

Il devine un ciel
à travers les arbres.
Sous les arbres luisent
ses remous.

Les ombres des arbres
tremblent sur sa fuite
comme un ciel de juin
comme une digitale.


Je rôde le long des saules.
Mon âme est loin des hommes.

Je vais le long d'une onde
qu'emplit le ciel des saules.

Les îles que longe l'onde
dérivent parmi le ciel.

Mes pas le long du ciel.


Le ciel est presque blanc.
Le pré sent la mélisse.
Le ruisseau passe.

Sur le coteau d'en face
campent les Assyriens.
On voit leur feux.

On entend leurs chevaux
hennir. Ils les retiennent.

Sans doute ils ont des ordres.
Leur dieu ne peut pas tout.


Le lierre est la lueur
du ciel sur la terre.
Si mes pieds le foulent
son odeur m'enivre.

Les dieux dont la face
était notre ciel
n'ont laissé de trace
que le lierre.

Le ciel sous mes pieds
si mes pieds l'écrasent...
Les dieux n'ont laissé
que le ciel.
 

Midi. Septembre.
Un coq chante au loin.
Un pommier ploie
tranquille sous sa charge.

Personne aux champs.
C'est dimanche.
Les pailles brisées brillent
sur le chemin.

Les brumes dorées dansent
sur l'horizon.
Les oiseaux se taisent
aux lisières, derrière
un frémissement de feuilles.


La noire maison
penchée vers l'arbre
écoute la brise
dire à la nuit
les feuilles qui dorment
dans l'odeur.

La noire fenêtre
épie les lueurs
que laisse la lune
au bord des nuées
quand les nuées cachent
la lune.

Si s'enhardissent
les souffles
un volet faiblement
bat la muraille
et fait se retourner
dans le feuillage
l'oiseau qui dort.
*


Extrait du livre de poèmes LA LUEUR DES JOURS
Editions Gallimard 1991