giovedì, novembre 29, 2007

 
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Omaggio alla Romania

Lucian Blaga

Eraclito sulla riva del lago

Presso le acque verdi crocevia di sentieri.
Vi sono silenzi in questo luogo,
pesanti silenzi abbandonati.
Cane che fiuti il vento con il muso
ora taci!
Non scacciare i ricordi che ritornano
a seppelire quei volti nella cenere
piangendo.

Appoggiato a un tronco leggo il mio destino
nel palmo di una foglia autunnale.

Quando sceglierai, o tempo, il cammino piú corto?
Dove mai ti dirigi?

I miei passi risuonano nell'ombra
come frutti marciti
che cadono da un albero mai visto.
Roca di vecchiaia s'è fatta
la voce della sorgente.

Ogni mano che si leva
è solo dubbio
Gravano dolori
sull'occulto mistero
della terra.

Getto spine dalla riva del lago,
con esse in larghi circoli mi disfo.

trad genseki

martedì, novembre 27, 2007

Omaggio alla Romania I


Tristan Tzara


A una morta

non cessi di avanzare
ai confini della notte
il fuoco si è spenti
là dove declina la pazienza
nemmeno i passi su imprevisti sentieri
possono risvegliare la magia dei fini

braci braci
le ricorda l'amore

nulla che ci distragga da attendere seduti
sulle ginocchia bimbi di calda pienezza
potrei dimenticarlo il suono di quella voce
che contribuisce a spargere luce
oltre la nostra stessa presenza

fragole fragole
per amor di labbra

contenuta come un mare
tutta una vita allacciata
e sui petti innumerevoli d'onde
l'immenso sfregarsi do orsi sfiorati

sogni sogni
dal silenzio di braci

potrei domenticare l'attesa che reca ricompensa
il tempo che si raccogli su se stesso
la luce che scaturisce da ogni parola detta
il lungo abbraccio della persistenza conquistata

linfe linfe
nei ricordi della mia sete

trad genseki

venerdì, novembre 23, 2007

Genova II

anche genova – poi –
finì per tramontare
nel trambusto dei suoi molti satelliti,
tra il folgorío di un codazzo
di comete
e io continuavo lo stesso
a stringere i tuoi occhi
nelle mie mani
in mezzo a tutta quell'erba
quella sabbia di cobalto
e lo sapevo bene,
lo presentivo
che la pornografia
prima o poi ce l'avrebbe fatta
a inchiodare quello che resta
del mio sguardo
a qualcheduno dei suoi molti
schermi

genseki

giovedì, novembre 22, 2007

Elissi

seduto qui
in uno dei due fochi dell'elisse
in uno dei due fochi della vita
seduto qui nella calda luce
nella luce di agrumi della vita
fisso il margine slabbrato
la linea indecisa
tremula di sangue luminoso
trasparente :
la soglia oltre la quale
tutto si rovescia
in altra vita, in luce inversa
in speculum pensa il pensiero
nell'altro foco
mi attende
in quiete
il mio cuore.

genseki

El porvenir


De Veritate


“Si cerchi di comprendere bene il nostro pensiero. Non giochiamo con il paradosso di negare che la scienza debba conoscere la verità, peró nemmeno possiamo dimenticare che la verità è un valore che risponde all'incertezza da cui l'esperienza vissuta dell'uomo si trova fenomenologicamente marcata e che, alla voce spiritualitá gli slanci del mistico, le norme del moralista, l'orientamento dell'asceta e le scoperte del mistagogo appaiono come animati storicamente da una medesima ricerca della veritá”.

*
La veritá nel suo valore specifico rimane estranea all'ordine della scienza: questa può gloriarsi della sua alleanza con la veritá, può gloriarsi della sua alleanza con la verità, puó proporsi come oggetto il suo fenomeno e il suo valore, ma non può identificarla in nessun modo con il suo proprio fine.

*

J Lacan
Oltre il principio di Realtà
trad. genseki
*

Appare in queste righe come in controluce lo sguardo di Hegel. La veritá si frammenta nella psiche, si frantuma nelle vicende delle menti individuali, nella loro concretezza e nella loro finitezza.
Tuttavia non cessa di essere vera: è la verita del delirio e della confabulazione, la veritá della psicosi e degli atti mancati l'ultima lontana frontiera della Razionalità di tutto il reale dalla Fenomenologia dello Spirito fino alla Fenomenologia della Psiche Concreta.
Hegel pare aver indossato un paio di spessi occhiali da sole, come quelli delle spia sovietiche nella pellicole di serie B.

genseki

giovedì, novembre 01, 2007

Esferas

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La Cattedrale V

Il libro della Cattedrale

Lo spazio sacro della cattedrale è anche l'immagine simbolica del Libro, o megli dei libri sacri: l'Antico e il Nuovo Testamento.
Il testo di parole diventa testo di pietra, qui, il Logos diventa edificio e l'edifcio rappresenta a sua volta il corpo morente del Logos incarnato: parole, carne e pietra. Ma il Logos di pietra è simbolicamente femminile, umido, sotterraneo, cupo e lunare.

Come testo la cattedrale può e deve essere letta, bisogna però possedere le chiavi che permettano di accedere alla sua scrittura, conoscere il suo linguaggio e le sue regole.
Tuttavia non c'è dubbio la cattedrale va letta, è fatta per essere letta, è leggibile.


“Ed egli ripensó a questa cripta tiepida di Chartres. Si, non vi era dubbio, come tutti gli edifici dell'epoca romanica, essa simboeggia bene lo spirito dell'Antico testamento, ma non è soltanto cupa e triste, è anche avvolgente e discreta, e così tenera e dolce!E poi, se ammettiamo che essa sia l'immagine in pietra del Vecchio Libro, non lo rappresenta certo nel suo insieme, quanto piuttosto nella scelta speciale, invece, delle grandi oranti che prefigurano la Vergine nelle Scritture. Essa è la traduzione in pietra delle pagine riservate soprattutto alle donne illustri della Bibbia che furono in qualche modo incarnazione profetiche della nuova Eva.

Insomma, disse Durtal, malgrado le contraddizioni di alcuni dei suoi testi la cattedrale é leggibile.
Essa contiene una traduzione dell'Antico e del Nuovo Testamento; innesta inoltre sulle sacre scritture le tradizioni degli apocrifi che riguardano la Vergine e San Giuseppe, le vite dei santi raccolte nella Leggenda Aurea di Jacopo da Voragine e le monografie dei Celicoli della diocesi di Chartres.
La cattedrale è un immenso dizionario della scienza del Medio Evo, su Dio, sulla Vergine e sugli eletti.

*

Il testo di pietra che si trattava di comprendere era, se non difficile da decifrare, almeno imbarazzante per i passaggi interpolati, perl le ripetizioni, per le frasi scomparse oppure troncate; per dirla tutta, anche, per una certa incoerenza che si spiegava, del resto, quando si constatava che l'opera era stata continuata da diversi artisti, da essi alterata in forma o dimensioni, in un lasso di tempo di più di duecento anni.

genseki