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giovedì, febbraio 25, 2010

Non c'è né spirito né metodo

- L'errore ha il potere di velare il mio spirito e non ho ancora compreso come liberarmene.
- Restare nell'errore o liberarsene questo vuol dire semplicemente ancora un errore. In fondo l'errore non ha radici e esiste soltanto perché vi è discriminazione. Quando non avrete piú opinioni iintorno a ció che è ordinario o straordinario, allora l'errore scomparirá da sé. Che altro si dovrebbe poter fare? Quando non resta nemmeno un granello di polvere a cui afferrarsi, allora, come si dice, si aspira alla buddhitá sacrificando ad essa entrambe le braccia.
- Se non ci si puó afferrare a nulla che cosa mi raccomandate riguardo alle cose sensibili?
- Lo spirito si trasmette con lo spirito.
- Se lo spirito si trasmette perché dite che non vi è nemmeno lo spirito?
- Non avere niente da trasmettere. Questo si chiama trasmettere lo spirito, se si comprende che cosa è questo spirito allora non c'è spirito, non c'è metodo..
- Se non vi è nè spirito nè metodo, che cosa vuol dire trasmettere?
- Io vi parlo di trasmissione dello spirito e voi pensate che esista qualche cosa del genere. Per questo il Patriarca ha detto:

Quando riconobbi la natura del mio spirito
Fu qualche cosa davvero inimmaginabile
Una realizzazione che realizza l'irrealizzabile
Di cui no dir'se davvero avvenne.

Ma se io vi insegnassi qualche cosa del genere, non sapreste che farvene

Huangpo
Dialoghi
trad a cura di genseki

martedì, febbraio 02, 2010

È cercandolo che ve ne separate

La rete degli insegnamenti dispensati dai tre veicoli veicoli contiene molte cure e rimedi opportuni. È nella pratica viva e concreta che si applicano e non ve ne sono due uguali. Se lo comprendete non vi potrete piú sbagliare. Per prima cosa dovete perdere ogni attaccamento ai testi sulla base dei quali venite costruendo le vostre teorie, perché questi testi contengono degl insegnamenti che si riferiscono a determinate circostanze concrete, e non esiste un metodo propriamente detto che possa essere insegnato dal Tathagatha. La nostra scuola non ha tesiCu relativamente a questo. Noi ci accontentiamo sapere che il riposo è la calma dello spirito e che allora non vi è piú bisogno di produrre pensieri che si concatenano.


Dialogo II


  • Si sente dire sempre che lo spirito è il Buddhha ma io ancora non ho compreso di quale spirito si tratti?

  • Quanti spiriti ci sono in voi?

  • Insomma è lo spirito ordinario o quello straodinario che è Buddha?

  • Ma dov'è che avete uno spirito ordinario e uno straordinario?

  • I tre veicoli hanno sempre insegnato che vi è uno spirito ordinario e uno straordinario, allora perché lei, dice che non vi é nulla di simile, maestro?

  • I tre veicoli dicono e lo dicono chiaramente che è falso distinguere tra spirito ordinario e spirito straordinario. Siccome non lo capite vi mettete subito a cercare l'esistenza di uno spirito o di un altro, cioè a fare proprio il contrario e prendete il vuoto per una cosa concreta. È un grave errore e questo errore vi allontana dallo spirito.

    Solo quando avrete cacciato i “vostri sentimenti ordinari sullo straordinario”, allora non vi sará Buddha se non nel vostro spirito. Il primo Patriarca è venuto da Occidente per mostrare direttamente all'uomo la buddhitá di tutto il suo essere. Ma voi non ve ne rendete conto, vi attaccate ai concetti di ordinario e di straordinario, galoppate in tutte le direzioni fuori di voi, e, naturalmente, finite per distogliervi sempre di piú dallo spirito. È per questo che si dice che lo spirito è Buddha. Se solo per un istante sorge un'altra emozione cadete in preda a un altro destino. Oggi, come da tempo senza inizio, non esiste nessun altro metodo spirituale.

  • Per quale ragione, Reverendo, lei dice che lo spirito è il Buddha?

  • Che ragioni andate mai cercando? Non appena en avete trovata una ecco che vi separate dallo spirito.

  • Lei dice che le cose stanno cosí da un tempo senza inizio, per quale ragione?

  • È cercandolo che ve ne separate. Se non cercate dove sta la distinzone?

  • Se non vi è distinzione perchè ricorrere al verbo essere?

  • Se non discriminate tra ordinario e straordinario dove sta il predicato? Se “essere” vale come “non-essere” lo spirito non è nemmeno spirito. Una volta dimenticato tutto ció che riguarda lo spirito dove cercarlo ancora?

Huang-po

Dialoghi

trad. a cura di genseki

domenica, novembre 08, 2009

Far pulizia per mezzo del vuoto

Il monaco raggiunge io suo scopo quando i suoi pensieri si calmano e non quando ha studiato molto. O voi che cercate lo spirito per mezzo ello spirito apprendendo dagli altri voi non fate altro che prendere e apprendere. Ma dove pensate di potr andare in questo modo? Gli antichi erano ben vivi. A loro bastava aver compreso una parola sola e smettevano di studiare, cosí si è detto di loro che erano discepoli pigri "che non facevano più nulla dato che non studiavano più". Oggi tutti vogliono sapere molte cose e imparare sempre di più. Si progettano grandi programmo di ricerca testuale sui sutra e questo lo si chiama "pratica", ma si ignora che le conoscenze teoriche troppo estese finiscono per trasformarsi in un coperchio soffocante. Quando si da molto latte da bere a un bebe, si dovrebbe sapere se sará in grado di digerirlo oppure no, Invece sempbra che non se ne sappia niente. I discepoli dei tre veicoli sono fatti tutti così. Soffrono tutti di indigestione, una indigestione di nozioni teoriche che è un po' come un avvelenamento, un'intossicazione che si manifesta in ció che è sorto per sparire. Nella quiddità non succede niente del genere. "Lame di questo ttipo non ne ho nel mio tesoro reale".
Bisogna "far pulizia per mezzo del vuoto" di tutte queste vecchie teorie. Quando non c'è più nessuna discriminazione si cade nel vuoto dell'embrione del Tathagata. L'embrione del Tathagata, che non è sporcato dal minimo granello di polvere, è la manifestazione nel mondo del "re della spiritualità che invalida l'essere". Quando il Buddha dice di "non aver trovato nessuna realtá" in Dipamkara, la sua sola intenzione è quella di liberarvi dei vostri affetti e delle vostre teorie intellettuali. "L'uomo senza qualitá" è colui che ha lasciato che la superficie e il fondo si fondano fino al punto in cui le passioni spariscano nell'assenza assoluta di un punto di appogio.

Huangpo
Dialoghi
Trad. a cura di genseki

Le altre parti della traduzione si possono leggere cliccando su Huangpo in fondo a questo post.

sabato, ottobre 03, 2009

Huangpo

La Via non è nulla e non va da nessuna parte

La nostra scuola Chan, fin dalle origini della sua trasmissione, non ha mai raccomandato lo studio puramente teorico, e quando io parlo di "coltivare la Via" è per modo di dire, perché la Via non è davvero qualche cosa che si possa coltivare.
Lo studio teorico preserva le passioni e finisce sempre per produrre smarrimento.
La Via non è nulla, non c'è proprio nessuna Via che vada da nessuna parte e per questo prende il nome di "Spirito del Grande Veicolo". "Questo spirito non è dentro, non è fuori e nemmeno tra il dentro e il fuori". Davvero non esiste e non va da nessuna parte.
Questa Via è cosí naturale che non ha nome. Sopratutto non bisogna affrontarla teoricamente cioè come se fosse l'oggetto di una passione. Solo quando non ci sono piú passioni non c'è nemmeno piú lo spirito e non va da nessuna parte.
La gente nel mondo non la conosce per niente, si perde nelle passioni e i Buddha appaiono proprio per porre rimedio a quesa situazione con il loro insegnamento. Siccome pensano che la gente non possa comprendere usano in modo provvisorio il termine "Via" ma in modo tale che non si possano fabbricare teorie su di esso.
Vale per questo il detto: "Buttare la rete una volta che si è preso il pesce".
Chi, nello stato naturale del suo corpo e del suo spirito percorre la Via cosciente del proprio spirito raggiunge la fonte originaria e si può chiamare monaco.

trad a cura di genseki

giovedì, settembre 17, 2009

Non c'è nulla d trovare

Quella che segue è una nuova parte della traduzione dei "Dialoghi" di Huangpo a cura di genseki,
Le altre si possoni trovare cliccando su una delle etichette in fono al testo
genseki

A partire dal'istante in cui Buddha trasmise il metodo spirituale a Mahakasyapa, lo spirito ricevette il sigillo dello spirito senza piú nessuna differenza tra spirito e spirito. Questo sigillo si stampiglia nel vuoto, cioè non ha nulla a che vedere con i testi, perché se fosse stampigliato su qualche cosa di concreto allora non avrebbe piú niente a che fare con il metodo spirituale. Per questo quando lo spirito pone il sigillo allo spirito lo spirito che sigilla e quello che è sigillato non sono piú distinti. Sccome, peró il soggetto che sigilla e l'oggetto che è sigillato si incontrano con difficltá la loro coincidenza è estremamente rara. Tutttavia, dal momento che lo spirito equivale al non-spirito, trovarlo equivale a non trovare nulla.

Il Buddha ha tre corpi: il corpo assoluto insegna la vacuità e la libertá della nostra essenza; il corpo della fruizione insegna il metodo della purezza universale; il corpo di appaizione insegna le sei trascendenze e tutte le altre pratiche infinite.

Non si puó cercare il metodo insegnato dal corpo assoluto in linguaggio, suono, forma o testo: nulla è attestato.
La nostra essenza è aperta come lo spazio. Questo è tutto. In questo senso è stato detto: "Nel fatto che il vero metodo non puó essere insegnato si trova il vero metodo".
Il corpo di fruizione e quello di apparzione si fanno sentire e si manifestano secondo le circostanze.
I metodi che insegnano dipendono dalle circostanze e dalle situazioni. Per attirare e convertire impiegano un metodo che non è quello reale, si puó dire quindi che: "il corpo di fruizione e quello di apparizione non sono il Buddha reale
e non insegnano il metodo corretto".
Tutto ció si puó riassumere in una sola luminosa chiarezza sottile che si articola in sei tipi di relazioni armoniose.
I sei tipi di relazioni corispondono alle sei facoltá sensoriali. Ognuna di queste facoltá si unisce al suo oggetto: l'occhio alla forma, l'orecchio al suono, il naso agli odori, la lingua ai sapori, il tatto ai tangibili, l'intelletto agli intellegibili.
Nel mezo emergono le sei coscienze così che in tutto si hanno diciotto sfere. Comprendendo che queste diciotto sfere non hanno esistenza indipendente le sei relazioni sono concentrate in una sola chiara luminositá sottile che altro non è che lo spirito, I discepoli sanno tutto questo ma si sforzano di spiegare concettualmente l'unica chiara luminositá sottile e le sei relazioni, cosí che si ritovano legati dal metodo senza coincidere piú con il proprio spirito.

Huangpo
Dialoghi
Trad a cura di genseki

lunedì, maggio 18, 2009

Né io né padrone

Che i discepoli non abbiano dubbi:
I loro corpi sono formati da quattro elementi, che non hanno "io" e che non hanno padrone. Essi sanno cosí che questo corpo non ha né "io" né padrone. Il loro spirito è formato da cinque aggregati, che non hano né io né padrone. Essi sanno in questo modo che il loro proprio spirito individule non ha né io né padrone. I sei organi di senso e le sei coscienze nascono e muoiono secondo il modo in cui si associano e per loro vae quanto detto sopra. Poiché queste diciotto sfere psicosensoriali sono vuote tutto è vuoto e solo esiste il nostro spirito fondamentale la cui purzza scaturisce per sempre.

Ci sono due modi di nutrirsi: uno si relaziona con la coscienza ordinaria e l'altro con la saggezza. I morsi della fame sono affezioni ordinarie del corpo composto di quattro elementi, cui si rimedia in modo adeguato, senza desiderio e senza attaccamnto. Questo è il modo di nutrirsi proprio della saggezza. Le preferenze di gusti basati sui capricci, la discriminazione erronea, la ricerca esclusiva el piacere senza mai la minima soddisfazione o il minimo distacco, ecco quella che merita il nome di alimentazione propria della coscienza ordinaria.

Gli uditori giungono all'illuminazione grazie al suono della voce e per questo son detti uditori, essi peró non comprendono il proprio spirito e teorizzano sulla dottrina che la voce esprime.
Grazie a parole magiche, a segni propizi o a movimenti essi apprendono che vi é un Risveglio, un Nirvana e per tre incalcolabili kalpa si esercitano sul cammino di una completa buddhitá. Tutto questo dipende dallla via degli uditori e produce Buddha del livello degli uditori.
Basta tuttavia comprendere direttamente e istantaneamente che il proprio spirito è sempre stato il Buddha per non dover piú trovare nemmeno la piú piccola realtá né doversi piú esercitare nella minima pratica e questa è la via superiore che mena al Buddha dell'autentica quidditá.

Huangpo
trad. a cura di genseki

lunedì, maggio 11, 2009

Non si cerca lo spirito con lo spirito

Quando le persone ordinarie odono parlare del metodo della trasmissione dello spirito di tutti i Buddha, essi affermano che otre queto spirito un metodo che puó essere attestato, afferrato. Si mettono in cammino, allora, con il loro spirito alla ricerca di un tale metodo, non sapendo che proprio questo spirito è il metodo e che il metodo è lo spirito. Non si puó cercare un altro spirito con lo spirito. Se si provasse per migliaia e migliaia di kalpa, in fin dei conti non si troverebbe prorio nulla.
La cosa migliore è entrare senza ambagi nel non-spirito, tale è, infatti, il metodo fondamentale. È come quel valoroso che ha perduto la perla che adorna la sua fronte. La cerca ovunque e mai non la trova finché un saggio gliela mostra ed egli si rende conto che si trova proprio tra le sue spracciglia dove, del resto, era sempre stata.
I discepoli dunque hanno perduto il loro spirito fondamentale, non vi trovano il Buddha che cercano altrove, si dedicano a pratiche meritorie, e, seguendo il cammino della testimonianza progressiva erseguon per interi kalpa il loro obiettivo e non raggiungono mai il fine della Via.
Quanto meglio sarebbe per loro se si attenessero direttamente al non-spirito!
Quando si sa con certezza ce in fondo nulla esiste, che non c'è nulla su cui appoggiarsi con ferma stabilitá, che non vi é soggetto, né oggetto, ecco allora che cessa di agitarsi qualunque pensiero erroneo si ottiene il Riveglio. Quando viene il momento di testimoniare la Via si testimonia solo il proprio spirito Buddha fondamentale. Kalpa interi di meriti non sono che pratiche vane. Quando il valoroo ritrova la sua perla ció che ritrova era la perla che era sempre restata sulla sua fronte e non il frutto di una ricerca ardente rivolta all'esterno.
Per questo il Buddha dice: "Nel supremo Risveglio ciò che ho trovato è nulla." Tuttavia nel timore di non essere considerato credibile, egli parla di ció che vedono i cinque occhi e di ció che dicono i cinque tipi di dicorso: la realtá non è un semplice vuoto. Tale è la veritá assoluta.
trad. geneki

giovedì, febbraio 19, 2009

Ovunque il luogo stesso della via

Nulla vi è nella nostra buddhitá fondamentale che non sia vuoto aperto e tranquillo, chiarezza meravigliosa di felicitá piena ove spontaneamente immergesi la realizzazione profonda e spontanea.

Ivi tutto appare perfettamente compiuto, nulla manca. Se si praticasse con coraggio per tre incommensurabili kalpa, salendo tutti gli scalini dell'ascesa, nell'istante brevissimo del risveglio,si sarebbe testimoni della propria buddhitá originaria e spontanea e nulla piú. I meriti accumulati in interi kalpa son come le illusioni del sogno. Per questo il Tathagatha dichiara: “Nel risveglio supremo, effettivamente, non ho trovato nulla. Se vi avessi trovato qualche cosa, allora il Buddha Dipamkara non avrebbe profetizzato la mia venuta. E ancora: “questa realtá è pura eguaglianza senza alto né basso, Risveglio!”

Ecco il nostro spirito in primoridale purezza: nessuna differenza tra gli esseri viventi e i Buddha, tra le montagne e i fiumi del mondo, tra ció che ha forma e ció che forma non ha, e la totalità degli universi di tutti gli spazi vi forma eguaglianza perfetta sena i caratteri particolari di “stesso” e di “altro”.

Questo spirito primridalmente puro è sempre nella pienezza e la sua luminositá rende chiare tutte le cose. Siccome non lo hanno raggiunto le persone comuni lo confondono con la loro coscienza ordinaria. La loro coscienza ordinaria è oscura de essi non percepiscono la chiaritá fondamentale dl loro essere fondamentale. Perché quando si salta direttamente nel non spirito, l'essere fondamentale si manifesta da sé come la grande ruota del sole che sale nello spazio vuoto illuminando tutti gli orizzonti senza incontrare ostacoli. Così, l'adepto che conosce solo la sua coscienza la rifiuta, per praticare davvero, ma cosí si chiude il varco per entrare nello spirito e non lo puó piú cogliere. Riconoscete il vostro spirito fondamentale nella vostra coscienza ordinaria perché se esso non è la vostra coscienza ordinaria, nemmeno è da essa separato. Solo vi basta cessare di teorizzare sulla vostra coscienza ordinaria, di non pensare niente di essa, di non separarvene per cercare lo spirito e di non rifiuarla in nome di un metodo. Nulla di mediato e nulla di inmediato, nulla che resti o s'aggrappi, in ogni caso solo libertá, ovunque il luogo stesso della via.

martedì, febbraio 03, 2009

Una silenziosa coincidenza

Huangpo

Senza accedere direttamente al non spirito gli adepti potrebbero praticare per interi Kalpa senza giungere mai al termine della Via. Incatenati alle buone azioni proprie dei tre veicoli, non possono liberarsi. Per certificare questo spirito il tempo necessario puó variare. Vi è chi giunge al non-spirito dopo aver ascoltato l'insegnamento appena un istante, vi sono altri che lo realizzano solo al termine dei dieci aspetti della fede, delle dieci attivitá, delle dieci stazioni e delle dieci dediche, e vi è chi lo raggiunge approdando alla decima terra. Restate nel non spirito piú a lungo che potete. Allora non ci sará piú nulla da coltivare, nulla da attestare.
Davvero non vi è nulla che possa essere trovato, eppure la realtá non è il nulla. Colui che vi giunge in un istante e colui che vi giunge alla decima terra hanno esattamente lo stesso merito, non è che uno sia piú superficiale e l'altro piú profondo, il fatto è che se non si giunge al non-spirito non si fa altro che darsi da fare inutilmente per interi kalpa.
Fare il bene o fare il male significa attaccarsi a cose particolari. Produrre male essendone coscienti significa subire il samsara per niente, fare il bene essendone coscienti significa affaticarsi molto per poco vantaggio. Tutto questo non si potrá mai paragonarlo con la possibilitá di riconoscere il proprio metodo spirituale solo con l'ascoltarmi.
Questo metodo è lo spirito, al di fuori dello spirito, infatti, non vi è metodo.
Questo spirito è il metodo, al di fuori del metodo, infatti, non vi è spirito.
Anche se naturalmente questo spirito è non-spirito, il non-spirito non ha tuttavia un'esistenza propriamente detta. Condurre lo spirito verso il non-spirito significa continuare ad attribuire una esistenza al non-spirito.
Basta una silenziosa coincidenza perché il dialogo interiore si interrompa, per questo si è detto che:

Quando la strada è bloccata
Le attivitá mentali cessano.

Questo spirito è la nostra buddità pura e primordiale, la stessa che possiedono tutti gli uomini. Tutto ció che formicola e ha un'anima forma una sola sostanza con i Buddha e i Bodhisattva. È solo perché noi erriamo nell'atto di differenziare che noi finiamo per creare ogni sorta di azioni che generano reazioni.

Trad a cura di genseki

mercoledì, gennaio 14, 2009

Questo spirito è uno spirito senza spirito

Il Maestro Hungpo disse:

È meglio onorare un solo adepto del non spirito che tutti i Buddha di tutti gli spazi. Perché? Perché il non spirito è l'assenza di ogni stato dello spirito particolare.La sostanza di ciò che è così ha un duplice aspetto: dentro è immobile come pietra o legno; fuori non incontra ostacolo come se si trattasse dello spazio vuoto. Quivi non si trova nè soggetto nè oggetto, non luogo nè direzione, non aspetto nè forma, non guadagno nè perdita. Coloro che hanno fretta non osano impegnarsi in questo cammino. Hanno paura di cadere nel vuoto senza la possbilitá di trovare ove agrapparsi. Poi, avendo scrutato l'abisso, si tirano indietro e, tutti allo stesso modo, partono alla ricerca di conoscenze e di opinioni. Ecco perché coloro che ricercano conoscenze e opinioni sono in numero maggiore delle piume ma coloro che su risvegliano alla Via, rari come le corna
Manjusri corrisponde al principio ultimo e Samantabhadra alla pratica. Il principio ultimo è il principio della vacuitá che nulla puó ostruire e la pratica, la pratica inesauribile che consiste nel separarsi dai caratteri particolari. Avalokitesvara rappresenta la grande compassione e Mahastamaprapta la grande conoscenza. Quanto a Vimalakirti, ovvero “Pura Fama”, “puro” designa l'essenza dello spirito e “Fama” i suoi attributi. Siccome essenza e attributi non sono distinti si parla di “Pura Fama”.
Insomma, ogni uomo possiede ció che esprimono i grandi Bodhisattva: semplicemente lo spirito uno al quale deve risvegliarsi. I diseepoli attuali non si risvegliano rivolgendosi al proprio spirito ma attaccandosi ai caratteri particolari. Si appropriano di oggetti esterni al loro spirito che è come se in fin dei conti dessero le spalle alla Via.
Il Buddha dice che le sabbie del Gange non si inorgogliscono per essere caplestate dai Buddha, dai Bodhisattva, da Indra o da Brahma e gli altri dei e non si sdegnano quando lo sono da bufali, capre, insetti, formiche. Queste sabbie non desiderano tesori preziosi né incensi raffinati e disprezzano gli escrementi e le altre forme di sporcizia. Allo stesso modo questo spirito è uno spirito senza spirito.
Oltre tutti i caratteri particolari, gli esseri viventi e i Buddha non sono piú differenti gli uni dagli altri e basta conoscere questo non spirito per raggiungere il risveglio.
trad genseki
Huangopo "I Dialoghi" cap. II

venerdì, dicembre 19, 2008

Obaku

Huang-Po
Insegnamenti

I

Il maestro disse a Pei Siu:
Tutti i Budda e tutti gli esseri viventi non sono altro che uno spirito solo: altro metodo spirituale non v'è.
Da tempi senza inizio, questo spirito, che non è mai nato, non ha mai cessato di esistere, non è giallo e non è neppure azzurro, non possiede forma alcuna nè aspetto, non dipende dall'essere e neppure dal non essere, non è antico e non è nuovo, nè lungo, nè corto, nè grande nè piccolo, oltre ogni delimitazione e ogni denominazione: Eccolo, realtá intriseca.
Ma quando si fanno delle considerazioni si finisce per divagare... illimitato e insondabile, sembra lo spazio vuoto
Questo spirito è il Budda e tra il Budda e gli esseri viventi non c'è differenza. Tuttavia gli esseri viventi cercano sempre altrove afferrandosi a caratteri peculiari, e mentre van cercando avviene che perdono tutto, perché inviando la loro idea di Budda alla ricerca del Budda e il loro spirito alla ricerca dello spirito, anche senza mai tirare il fiato per interi kalpa, non possono arrivare da nessuna parte, ignorando, come ignorano che`proprio il Budda è gli esseri viventi tutti.
Quando è essere vivente, questo spirito non risulta in nulla sminuito e quando è Budda non per questo deve apparire come accresciuto. Così avviene che le sei trascendenze e l'infinitá delle pratiche come i meriti piú numerosi che i granelli di sabbia del Gange vi si trovino riuniti fondamentalmente al completo senza che un esercizio temporaneo ve li abbia aggiunti. Quando l'occasione si presenta ecco che allora , essi si esprimono, se no, se ne restano tranquilli.
Se non credete fermamente che questo spirito è il Budda e se volete praticare aggrappandovi a caratteri particolari per ottenere meriti siete preda di un equivoco grave e finirete per abbandonare la Via.
Questo spirito è il Budda e non v'è altro Budda e neppure altro spirito. Questo spirito chiaro e puro è simile allo spazio vuoto, in nessun punto avendo forma particolare alcuna.
Suscitare un particolare stato dello spirito per mezzo dei pensieri significa allontanarsi dalla sostanza delle cose e afferrarsi a caratteristiche particolari. Ora, fin dai tempi senza inizio, non vi fu mai un “Budda attaccato alle particolaritá”. Esercitarsi nelle sei trascendenze e nell'nfinitá di pratiche per diventare Budda significa intraprendere una via graduale e mai si vide un Budda graduale. Basta risvegliarsi a questo spirito uno per non “avere piú la menoma veritá da trovare”, tale è l'autentico Budda.
Il Budda e gli essere viventi non sono distinti nello spirito uno, che come lo spazio vuoto non è mai confuso e mai si degrada. Infatti, guardate il sole che illumina la terra intera. Al suo sorgere la luce si diffonde su tutta la terra ma non per questo lo spazio è reso piú luminoso. Quando tramonta e le tenebre ricoprono la terra non si fa per questo piú oscuro.
Luce e oscuritá reciprocamente si scacciano, immutato e vuoto resta lo spazio nella natura sua. Lo stesso avviene per questo spirito del Budda e degli esseri viventi.
Havvi chi suol considerare il Budda provvisto di segni particolari come la purezza, la luminositá e la libertá, e gli esseri viventi con i segni dell'impuritá, dell'oscuritá e dell'essere incatenati al samasara. Eppur coloro che in siffatto modo credono, neppure al trascorrere di kalpa innumerevoli potranno entrare nel porto del risveglio, essendo essi come afferrati ai caratteri particolari.
In questo spirito uno, dunque non resta la menoma realtá da trovare, posto che lo spirito è il Budda. Ai giorni nostri, i discepoli che non si sono risvegliati a questo spirito, nella sostanza loro altro non fanno che produrre pensieri, uno dopo l'altro affannosamente, cercando il Budda all'esterno e praticare aggrappandosi ai caratteri particolari; si tratta di un metodo malvagio e non della Via del Risveglio
trad. genseki