martedì, febbraio 26, 2008

martedì, febbraio 19, 2008

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Hajj Imad Mugniyeh

Un libro restò all'orlo della tua vita spenta
Un corpo germinava dalla tua morta salma
Portaron via l'eroe
Corporea, ferale la sua bocca entró nel nostro fiato
Tutti sudammo con l'ombelico in spalla;
Ci seguivano lune pellegrine
Ed anche il morto sudava la tristezza.

Un libro alla battaglia di Toledo
Un libro dietro un libro, sopra un libro, germogliava dal cadavere
Di poesia dalla zigom violetto, tra il dire
E il tacere
Poesia nel testamento che sigilla
Il suo cuore
Solo il libro restó,
non ci sono insetti nellla tomba,
All'orlo della sua manica si inumidiva l'aria
Fino a farsi gassosa, infinita.

Tutti sudammo con l'ombelico in spalla,
Ed il morto sudava di tristezza
Ed un libro, lo vidi. con passione
Un libro, dietro un libro, sopra un libro
Un libro germogliava dal cadavere.

Vallejo
trad. genseki
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Tawhid

L'Islam non è per Allah, ma per te. Il tuo corpo non ha necessitá del tawhid; di partecipare al tawhid; di realizzare la Unicitá di Allah. Il corpo cerca il tawhid senza discriminare che tipo di immersione nel Tutto gli garantirá la distruzione e quale sarà il cemento dell'esistenza, perché discriminare non è la sua missione, bensì tendere al Tutto, così come la nafs tende all'isolamento dentro al Tutto. Il corpo cerca l'orgasmo, la hadra dei sufi, l'alcol, le droghe, il dikr, il riposo... senza discriminare, perché una qualunque di queste esperienze lo fanno riposarsi da se stesso nel Tutto. Mettono il contatore mentale a zero, per cominciare di nuovo una volta recuperata la coscienza. Nell'Islam è ben chiaro che non si puó comprendere il tawhid per via intellettuale. La piú alta conoscenza dell'Islam (la ma'arifa) deve essere un lasciarci battere al ritmo del nostro proprio cuore e un abbandono all'essere delle cose che ci circondano...

Abdelmunim Aya
Opúsculo contra el alma
trad. genseki

venerdì, febbraio 08, 2008

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Occhio pidocchio

La mamma è quasi cieca.
Vede solo forme sfuocate.
Vive con la nonna:
Madre e figlia
Nello stesso condominio
Stesso pianerottolo
In due appartamenti diversi
La mamma dice che è per colpa della nonna
Che lei è cieca.
Per colpa sua
Per questo la odia
Da anni si odiano
E convivono
Fu quando la nonna le versò sulla testa
Il veleno per i pidocchi
Alle elementari
Che aveva un odore terribile
E appiccicoso
Quell'odore
E scendendo per la testa
Le ha ammazzato gli occhi
Il veleno per i pidocchi
Che nessuno poi ce li aveva i pidocchi
Ma tutti avevano fame, invece,
E lei non lo voleva
Non lo voleva proprio
Per davvero
Il veleno per i pidocchi
Che così adesso è quasi cieca
Per colpa di sua madre
Di tua nonna.

Genseki
23:00:58
07/02/08

giovedì, febbraio 07, 2008

Zen petit a

Che cos'è quello che resta di un significante quando ormai non ha più significato?

*

Questa è la risposta del significante, oltre ogni significato. Credi di agire quando non ti muovo secondo il capriccio dei fili con i quali lego i tuoi desideri che così possono crescere in forza e si moltiplicano in oggetti che ritornano a condurti alla frammentazione della tua infanzia straziata.

Lacan
Seminario sulla "Lettera Rubata"
trad genseki

***

Che cosa è la realtà immediata prima che si abbia avuto il tempo di aggiungervi i prodotti del pensiero?

Nishida Kitaro
trad genseki

***

martedì, febbraio 05, 2008

Le linee della vita

Il testo che precede dal Futuhat di Ibn Arabi ha come un'eco lontana, sorda, rara, deformata nei versi di Hölderlin:

Le linee della vita
son molte, diverse
Son come i crinali dei monti,
Pari ai sentieri
Ciò che noi siamo quaggiú
Di là potrá compierlo un Dio
Con premio di pace,
Di eterna armonia.

trad genseki

Questo canto flebile e maestoso, apre uno spazio visuale, forse già in quella torre sul Neckar, su un vasto paesaggio di valli e di monti, e un canto che si avvolge sul mondo e che trascina il nostro sguardo verso l'alto.
Le parole del Doctor Maximus non permettono prospettiva. Il cammino percorso non illumina il cammino da percorrere, il nuovo cammino appare quando il vecchio pareva averci portato definitivamente alla meta e la meta si svela come niente altro che un punto in piú sulla starada e nemmeno un punto panoramico. Ogni cammino trae il suo senso dalla sua meta o dalla sua propria impossibilitá di trovare una meta, di riposare in una meta.
Ogni cammino, per il sodale di Hegel, è un elemento di un disegno e trae il suo senso dalla sua relazione con tutti gli altri percorsi, le strade della vita sono come le linee tracciate con un lapis su di un foglio bianco, allontaniamo lo sguardo, per qualche altra incombenza, ed ecco apparire un volto, un albero, quel volto, quel fiore.
Ma chi puó veder il disegno della vita?

Il Folle della Torre e il Grande Sceicco si guardano per un istante nel sogno di queste righe.

genseki
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La sosta e il cammmino



Quando lungo il tuo cammino ti avvicini ad una una stazione esclamando: “Finamlmente ho raggiunto la mia meta!” ecco che, proprio allora, una nuova strada si apre davanti a te. Ti procuri le provviste necessarie ad un nuovo viaggio e parti. Non c'è nessuna stazione , sul tuo cammino che tu non accolga dicendo: “Alla buon'ora ho guadagnato la mia meta”. Quando la raggiungi davvero, tuttavia, non trascorrerá molto tempo prima che tu decida di metterti in viaggio ancora una volta”

Futuhat
Trad. genseki