Nessuna classe è mai stata o è piú cosciente della sua posizione economica di quanto lo siano i contadini. L'economia determina o influenza in modo cosciente ogni decisione che il contadino prende nel corso di una giornata. La sua peró non è l'economia del commerciant e nemmeno l'economia politica borghese o marxista. L'autore che ha scritto con maggior conoscenza di causa, basandosi sulla sua esperienza personale, fu un agronomo russo Chayanov. (...).
Il contadino non giunse mai ad immaginarsi che quello che si estraeva al suo lavoro era plusvalore. Si puó dire che nemmeno il proletariato privo di coscienza politica è cosciente di creare plusvalore per i suoi padroni; tuttavia questo paragone è equivoco, siccome l'operaio che vive in un'economia monetaria può essere facilmente ingannato rispetto al valore di quello che produce, mentre la relazione economica del contadino con il resto della societá è sempre stata trasparente. Da un lato la sua famiglia produceva o cercava di produrre quello di cui aveva bisogno per vivere, dall'altro, vedeva che chi non aveva lavorato si approriava di una parte del suo prodotto, del risultato del lavoro della sua famiglia. Il contadino sapeva perfettamente quell che gli si toglieva ma non lo considerava plusvalore e questo per due ragioni una materiale e l'altra epistemologica.
- Non era plusvalore perchè le necessitá della sua famiglia non erano ancora garantite;
- Un plusvalore è un prodotto finale, il risultato di un processo finito di lavoro e del compimento di certi requisiti.
Per il contadino, invece, gli obblighi imposti dalla società prendevano la forma di un ostacolo preliminare che a volte era insuperabile ma era all'altro lato rispetto a questo che operava l'altra metá dell'economia del contadino quella per cui la sua famiglia lavorava la terra per garantire le sue proprie necessitá.
Il contadino poteva pensare che le imposizini erano un dovere naturale o una ingiustizia inevitabile, ma comunque erano qualche cosa che gli toccava subire prima di iniziare la lotta per la sopravvivvenza. Se era mezzadro, la porzione del raccolto del padrone si anteponeva alle necessitá basiche della sua famiglia. Se non fosse un termine troppo soave per il lavora inimmaginabile che pesa sulle spalle del contadino, si potrebbe dire che i suoi obblighi prendono la forma di un handicap permanente. Era "nonostante" questo che la famiglia doveva iniziare la lotta contro la natura per guadagnarsi la propria sussistenza mediante il lavoro.
Così il contadino una volta superato l'handicap permanente degli obbighi sociali doveva vincere, nella metá dell'economia dedicata alla sua sussistenza tutti i rischi dell'agricoltura: cattivi raccolti, tormente, siccitá, inondazioni, piaghe, incidenti, impoverimento del suolo, pestilenze e sopratutto, stando alla base, alla frontiera, con una protezione minima, doveva sopravvivere alle catastrofi sociali, politiche e naturali: guerre, piaghe, incendi, scorrerie, etc.
La parola "sopravvissuto" ha due significati. Denota qualcuno che ha vissuto e superato momenti molto duri. Denota anche la persona che ha continuato a vivere quando altri erano morti. Quest'ultimo è il senso in cui impigo questa parola in relazione al mondo contadino. I contadini erano coloro che continuavano a lavorare, a differenza dei molti che morivano giovani, emigravano o finivano nella più totale povertá. In certi periodi i sopravvissuti erano una minoranza. Le statistiche demografiche ci danno un'idea della dimensione dei disastri. La popolazione francese nel 1320 era di diciassette milioni, poco più di un secolo dopo era di otto milioni, verso il 1550 era di nuovo di venti milioni. Quarant'anni dopo era d nuovo scesa a diciotto milioni,
John Berger
Trad genseki
Il contadino non giunse mai ad immaginarsi che quello che si estraeva al suo lavoro era plusvalore. Si puó dire che nemmeno il proletariato privo di coscienza politica è cosciente di creare plusvalore per i suoi padroni; tuttavia questo paragone è equivoco, siccome l'operaio che vive in un'economia monetaria può essere facilmente ingannato rispetto al valore di quello che produce, mentre la relazione economica del contadino con il resto della societá è sempre stata trasparente. Da un lato la sua famiglia produceva o cercava di produrre quello di cui aveva bisogno per vivere, dall'altro, vedeva che chi non aveva lavorato si approriava di una parte del suo prodotto, del risultato del lavoro della sua famiglia. Il contadino sapeva perfettamente quell che gli si toglieva ma non lo considerava plusvalore e questo per due ragioni una materiale e l'altra epistemologica.
- Non era plusvalore perchè le necessitá della sua famiglia non erano ancora garantite;
- Un plusvalore è un prodotto finale, il risultato di un processo finito di lavoro e del compimento di certi requisiti.
Per il contadino, invece, gli obblighi imposti dalla società prendevano la forma di un ostacolo preliminare che a volte era insuperabile ma era all'altro lato rispetto a questo che operava l'altra metá dell'economia del contadino quella per cui la sua famiglia lavorava la terra per garantire le sue proprie necessitá.
Il contadino poteva pensare che le imposizini erano un dovere naturale o una ingiustizia inevitabile, ma comunque erano qualche cosa che gli toccava subire prima di iniziare la lotta per la sopravvivvenza. Se era mezzadro, la porzione del raccolto del padrone si anteponeva alle necessitá basiche della sua famiglia. Se non fosse un termine troppo soave per il lavora inimmaginabile che pesa sulle spalle del contadino, si potrebbe dire che i suoi obblighi prendono la forma di un handicap permanente. Era "nonostante" questo che la famiglia doveva iniziare la lotta contro la natura per guadagnarsi la propria sussistenza mediante il lavoro.
Così il contadino una volta superato l'handicap permanente degli obbighi sociali doveva vincere, nella metá dell'economia dedicata alla sua sussistenza tutti i rischi dell'agricoltura: cattivi raccolti, tormente, siccitá, inondazioni, piaghe, incidenti, impoverimento del suolo, pestilenze e sopratutto, stando alla base, alla frontiera, con una protezione minima, doveva sopravvivere alle catastrofi sociali, politiche e naturali: guerre, piaghe, incendi, scorrerie, etc.
La parola "sopravvissuto" ha due significati. Denota qualcuno che ha vissuto e superato momenti molto duri. Denota anche la persona che ha continuato a vivere quando altri erano morti. Quest'ultimo è il senso in cui impigo questa parola in relazione al mondo contadino. I contadini erano coloro che continuavano a lavorare, a differenza dei molti che morivano giovani, emigravano o finivano nella più totale povertá. In certi periodi i sopravvissuti erano una minoranza. Le statistiche demografiche ci danno un'idea della dimensione dei disastri. La popolazione francese nel 1320 era di diciassette milioni, poco più di un secolo dopo era di otto milioni, verso il 1550 era di nuovo di venti milioni. Quarant'anni dopo era d nuovo scesa a diciotto milioni,
John Berger
Trad genseki
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