Chi è allora Gilles de Rais? Ebbene Gilles de Rais è Florissans des Esseints trasportato nel gotico "flamboyant", nell'età della "danse macabre".
Questo testo è dunque un frammento d critica narratologica. Una metanarratologia.
Sembra che Huysmans non possa liberarsi di questa figura e giochi a metterla in scenna sugli sfondi e nelle circostanze piú differenti, ma Des eeints, e Gilles de Rais sono puri attanti di un catalogo di oggetti e di sensazioni reiteratamente e successivamente consumabili.
Sono, per dirlo brevemente, il consumatore. E quello che consumano è merce, è pura equivalenza sull'orizzonte del valore. Il mondo di des Esseints è un catalogo immenso di beni e di sesazioni che si possono acquisire e consumare e cosí pure quello di Gilles de Rais e questi personaggi, la sola cosa che fanno, è apparentemente quella di consumare questi beni.
Vivono nello spettacolo e allo stesso tempo ne sono parte. Come avrebbe detto Debord.
(cliccando sull'etichetta Huysmans si puó facilmente accedere alle altre part di questa traduzione).
genseki
Gillede Rais
a cura di genseki da Là-bas di Huysmans
Gilles è un essere diviso in tre differenti persone.
Per prima cosa il soldato valoroso e pio.
Poi l'artista raffinato e criminale.
Infine il peccatore che si pente, il mistico. È tutta un voltafaccia di eccessi questa persona, si scopre per ognuno dei suoi vizi una virtú che vi si oppone: ma nessun percorso visibile li unisce.
La sua ferocia superò i limiti di quello che è possibile all'uomo, eppure fu caritatevole, adorò i suoi amici e li curó, come un fratello quando il demonio li ferì.
Impetuoso nei desideri, eppu pazient; valoroso in battaglia, vile davanti all'aldilà, fu dispotico e violento, debole, tuttavia, quando le lusinghe dei suoi parassiti crebbero. Ora sule cime, ora nel baratro, mai in pianura, nelle pampas dell'anima. Nemmno le sue confessioni servono per chiarire questi antipodi. Egl risponde, quando gli ingiungono di spiegarae chi gli suggerì l'idea di tali crimini: “Nessuno, la mia sola immaginazione mi spinse: il pensiero mi è venuto da solo, frutto delle mie fantasticherie, dei miei piaceri giornalieri, dei miei gusti per il vizio.
Si accusa di pigrizia, assicura costantemente che i pasti delicati, le forti bevute hanno sciolto la belva che era in lui. Lontano dalle passioni mediocri, egli si esalta, di volta in volta, nel bene come nel male e si getta, la testa bassa, nei gorghi opposti dell'anima. Muore all'etá di trentasei anni ma gia si era esaurito il flusso dei godimenti disordinati, il riflusso dei dolori che nulla puó calmare. Aveva adorato la morte, amato come un vampiro, copulat con inimitabili espressioni di soffernza e di terrore, e, tuttavia era stato oppresso da rimori infrangibili e paure insaziabili. Quaggiú,per lui non restava piú niente da imparare, niente che valesse la pena.
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