Che tenerezza la carena d'uccelleto
Del corpicino dai capezzoli a chicco
D'uva, distesa nuda come gatta
All'abbraccio delle ombre mattutine
La tua brezza allora sarei stato
A sollevarti tra i ricami della toppia
Abbagliato dal pallore delle unghie
Dei tuoi piedi piegati come in croce
Quante piaghe si aprirono sulle nubi
E piovve sangue di venerdí santo
Stretti l'uno all'altra nei nostri caldi fiati
Ci riscaldava uno strato di fango
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