lunedì, ottobre 26, 2009

Dreiser Cazzaniga

Inizia con questo "post" la pubblicazione delle memorie di Dreiser Cazzaniga a cura di genseki

Dreiser Cazzaniga si confessa

Giunto al confine della vecchiezza Dreiser Cazzaniga sapeva alcune cose con una commendevole precisione. Una era che il suo io si faceva sempre più sfuggente. Il suo sfozo di unificare tutte le percezioni, i pensieri e le sensazioni era giunto quasi a sfinirlo, il racconto, la storia il filo conduttore che doveva unire ogni passo di lui alla luce, al pane che aveva appena comperato, alle notizie del giornale, ai ricordi suoi o di altri era degradante. Avrebbe voluto che questo barzakh mentale seguisse il suo corso, montasse e smontasse il tendone del suo barnum, senza coinvolgerlo più in nessun modo. Non essere più in nessun altro modo che una lieve sensazione di solletico, una sottile consapevolezza del fluire da qui al nulla di tutta questa luce appena civettuola, frastornata di quando in quando al movimento delle foglie scure dei bagolari. Dreiser Cazzaniga letteralmente si lasciava andare, e una delle cose cui si lasciava andare era appunto la corrente dei ricordi.

Per Dreiser Cazzaniga quasi da vecchio non aveva più nessuna importanza di chi fossero i ricordi, poteva seguire il filo di ricordi multipli come quelli della bambina caduta nel pozzo seguendo l'aquilone, o quello del guerriero dago che sentiva il freso dell'erba sulle gonadi mente accoccolato aspettava il passaggio del cervo. Legata ai ricordi era la sua seconda convinzione: l'errore, il suo grande errore di stile era stato quello di cercare la libertá tentando di fuggire alle regole più soffocanti del conformismo sociale. Questo proprio non poteva perdonarlo a quello che restava di lui. E non c'era piú rimedio, fino all'agonia. La libertá stava nel conformismo, nell'adeguamento, nel pensare con la “massa”, nel com-pensare collettivo. Insomma per essere libero avrebbe dovuto cercare di diventare un cardinale o almeno un banchiere e non un poveraccio, eccentrico con la pensione minima e un sorriso da brava persona.

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