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La morte è sfrontata quando si mostra all'opera. Essa oltraggia ogni serenità dell'ombra lavorando fuori dal suo laboratorio, la tomba.
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Ci sono delle realtà quaggiù che sembrano sbocchi sull'ignoto, da dove può uscire la ragione e precipitarsi l'ipotesi. La congettura ha il suo "compelle intrare". Quando passiamo in certi luoghi e davanti a certi oggetti, non possiamo fare altro che fermarci in preda ai sogni, lasciando che lo spirito vi si avventuri.
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La materia davanti a cui si trema è una rovina d'anima. Se la materia inerte ci turba, vuol dire che dentro vi ha vissuto lo spirito.
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Quando l'immanenza che incombe su noi, cielo, abisso, vita, tomba, eternità, ci appare evidente, proprio allora noi sentiamo che tutto è inaccessibile, tutto proibito, tutto murato. Niente chiude in modo più formidabile dell'infinito quando si apre.
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Nella mano del sonno c'è il dito della morte.
La fine sempre imminente, nessun trapasso dall'essere al non essere più, il ritorno nel crogiolo, la scivolata sempre possibile, questo precipizio è la creazione.
Victor Hugo
Trad. genseki
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