La poesia petrarchista offrì per piú di un secolo un modello di forma poetica a tutta l'Europa. Pochi temi stilizzati poch parole ammesse, quasi tutte tratte dall'ambito dell'anatomia e della botanica, un numero limitato di colori e una serie di regole che stabilivano le relazioni tra questi elementi costiuirono un gioco sublime, cangiante, segreto e raffinato.
Molte lingue furono poeticamente di nuovo fuse nel crogiolo del petrarchismo: il francese, il castigliano, il catalano, l'inglese, il portoghese.
Gacilaso d la Vega fu uno dei primi e più grandi petrarchisti spagnoli e quello che segue uno dei suoi testi piú noti.
Tradurre un poeta petrarchista all'italiano pone di fronte a un'alternativa: si puó cercare di riprodurre i suoi stilemi nel lessico proprio dl petrarchismo italiano coevo, ricostruendo il testo dell'imitatore con il lessico e la sintassi che egli volle imitare. L'interesse di questa operazione sta nel gioco di riflessi e di rimando che ci permetta di istituire. Si tratta di una specie di traduzione "en abîme". Oppure si può tentare di confrontare questa voce poetica con un lessico e una forma più attuale e di ascoltare come la sua eco risuona in un nuovo scrigno.
A Dafne giá crescevano le braccia
Ed in rami nodosi si torcevano
Vidi la chioma più tersa dell'oro
Volgersi in verdi foglioline tenere
Scorza rugosa le membra ricopriva
Molli che ancora appena palpitavano
Teneri piedi la terra penetravano
In ritorte radici trasformati.
E chi di tanta pena fu la causa
Con la forza del pianto alimentava
Quell'albero che di lacrime bagnava
Che triste condizione! Estremo male!
Che grazie al pianto suo cresceva tanto
La causa e la ragione del suo pianto.
trad genseki
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