Damaso Alonso
Trad. Pietro
Che vuole da me la tua mano?
Che pretende da me, dimmelo albero mio!
Era la brezza che ti muoveva, ma il gesto
Era tuo, tuo.
Come il bambino, cagliato di tenerezza
Che a lui sboccia nelle viscere e che no sa
Esprimere, lentamente tristemente
Mi hai sfiorato il volto con la mano,
Fu una carezza del tuo ramo
Che dolcezza vi era
nel tuo tocco!Che limpida
Deve essere la tua voce! Cosa mi hai chiesto?
Che vuoi da me ,albero mio?
La pietra sterile testarda
Concentrata nel suo lutto
- Frenetico mutismo o grido immobile -,
Riesce a dire il suo duolo
A forza di silenzio accumulato.
L’uomo
- Oh menagramo gracidare, inutile ululato
È voce nel vento, voce sola nell’aria.
Il vento e il mare non udranno mai i suoi lamenti.
Ahimè, il cielo non udrà mai il suo grido;
Mai, mai, gli uomini.
Tra l’uomo e la roccia
Con che malinconia
Mi sai comunicare la tua tristezza,
Albero, tu, triste e buono, tu il più profondo
Il più oscuro degli esseri! Lenta
Condensazione lúgubre
Di tenebrosi succhi minerali,
Materia in soave, lento ribollire, chiusa
In volontà di essere, dove l’inerte
Sale con ardua affinità di foglie
Fino alla totale frenesia!
Tu, genio, furia
Espressione della terra dolorosa,
Che ti erigi, acuto, contro il cielo,
Come un ahimè, come una fiamma,
Come un clamore! Insomma mostro con braccia,
Artigli e chioma
:
Oh soave e triste mostro verde,
Davvero, davvero pensoso
Con profonditi di tempo,
Con silenzi di Dio!
Non so quali alti segni
Lontani, di un amore triste e diffuso,
Di una grande amore di nebbia e splendori
Vorrebbe recare il tuo verde ramoscello
Che, con il vento, ora
Mi sta sfiorando il volto.
Ignoro il suo messaggio
Profondo. Lo ho colto, baciato
(Un bacio profondo)
No so che cosa vuoi dirmi!
Da: Hijos de la ira
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