venerdì, marzo 24, 2023

Il Carrubo




Il carrubo irradia i suoi remi, li scaglia con forza verso il cielo, forse con ira, come raggi di clorofilla,; il suo cuore è rosso, le sue ossa vegetali fragili, trema tra le sue piccole foglie la luce fresca di questa dolorosa primavera. La primavera è dolorosa per le vecchie ossa, le mie e quelle del carrubo, ossa fragili dal midollo rosso, pronte a spezzarsi per l’urto della luce e quello del desiderio. In fitte diramazioni si incrociano i rami, i più alti e i più bassi, quelli secchi e quelli che seccheranno, si propaga la vita da un’intimità che ignora il tempo, ignora qualsiasi abbraccio che non sia quello del vento o quello della pioggia, irradio con lui le mie parole, vorrei essere centro di questa pace, diramarmi pure io nel tempo e nello spazio, deporre le pulsazioni e gli impulsi, vivere come un flusso, come una serie di flussi che cresce in direzione della luce, senza spinte senza pressione, si direbbe che fluisca verso l’alto come il rigagnolo scivola in mezzo alle erbe verso il piano sottostante.

Non amo questo albero, non mi adatto alla sua presenza con la piena disponibilità con cui vivevo l’odore di pane dei castagno, la metallica impassibilità del faggio, alla sua ombra mi sento uno straniero, l’ultimo arrivato a queste terre.



Pietro

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