domenica, marzo 19, 2023

Sulle belle favole



Sono immerso nella realtà, questa realtà è tale per me solo perché la accetto senza riflettere. La realtà nella quale ci incontriamo mi sembra essere una forma di automatismo, una serie di risposte immediate e univoche a una serie di stimoli predisposti. Se mi fermo un frammento di istante a riflettere ecco che la realtà mi appare molto meno reale.

Nella stanchezza, negli istanti immediatamente precedenti al sogno, nell’amore, di fronte al dolore, di fronte alla morte.

In queste situazioni l’automatismo cessa e posso percepire in un altro mondo.

Normalmente sono prigioniero delle parole, le parole sono come le grate di una gabbia che mi dicono che cosa devo percepire, come devo percepire, quali parole costituiscono la risposta ad altre parole.

Cessa per un istante questo incantesimo che simula la necessità e sorge la speranza.

Le parole e il loro modo di concatenarsi, di richiamarsi, di riecheggiarsi sono anche quello che considero il mio essere me stesso. 

Per un istante le parole tacciono, il ronzio del linguaggio si fa flebile, la superficie si sfaglia in lievi crepe, tutto è tremore allora, ma anche levità, fragilità non esente da letizia, allora tutto è mistero e rivelazione.

Perché le nostre parole il nostro linguaggio sono come una benda sugli occhi di qualcuno che è già cieco, non possono dirci nient’altro che la realtà, non possono aiutarci a percepire quello che sta oltre.

Neppure il silenzio rende possibile uscire dalla gabbia. Si tratta di qualche cosa di intermedio tra la parola e il silenzio, Una sospensione del linguaggio, un silenzio che ancora freme o si fa tremore, qualcosa che è molto meno di un sussurro, uno spazio in cui il silenzio avvolge le parole senza sopprimerle. Le discioglie in qualcosa che non è più parola ma nemmeno è la sua abolizione.

In questa sospensione anch’io scemo, vado sfumando, mi riconosco in un ricciolo di luce, nella trasparenza di una foglia, nel ticchettio della pioggia, sono ancora e non sono già più, la speranza sboccia costantemente dalla disperazione.

Questo è il mondo delle belle favole, qui è dove sgorgano tutti i sogni, qui dove tutto è sospeso, indefinito, intermedio si prepara la rivelazione e la verità può diventare immagine e le immagini possono rappresentare la verità.

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