Ignorava l'esistenza di qualsiasi istituzione, passó un lungo periodo in carcere per aver lasciato passare il periodo concesso per il pagamento di una multa amministrativa e non aver poi mai risposto alle successive notificazioni giudiziarie. Un caso forse unico in Europa per una persona sana di mente. Ebbe molti figli, soprattutto figlie che era solito abbandonare alle cure delle rispettive madri. Non sapeva quasi nulla della sua numerosa prole. Solo qualche vaga notizia dalla quale curiosamente emergeva che quasi tutti e tutte lavoravano nel settore zoologico: allevamento o addestramento. Jules Lapache passava lunghi periodi scrivendo lettere immaginarie a ciascuno dei suoi figli e organizzando una immaginaria festa di compleanno suo al quale invitarli tutti. A quanto fu dato sapere a Dreiser Cazzaniga i suoi figli e figlie, tutti indistintamente lo odiavano e disprezzavano con fredda determinazione. Quanto doveva pesare questo dolore sull'anima di Jules Lapache! Perché anche Jules Lapache doveva avere un'anima, pensava Dreiser Cazzaniga, anche se lui en avrebbe fatto volentieri a meno. La morte di Jules Lapache segnó per Dreiser Cazzaniga la fine dell'illusione infantile che restava inconsapevolmente intessuta a quasi tutti i movimenti della sua coscienza della sua propria immortalitá. Adesso Dreiser Cazzaniga era direttamente esposto al vento della morte. Non c'era davvero piú nulla tra lui e Lei. Jules Lapache fu per Dreiser Cazzaniga un monito vivente e la testimonianza reale della forza della volontá di vivere che trasforma alchemicamente tutte le sostanze della depressione e dell'autodistruzione in scaturigine di passione. Jules lapache morí affogato in se stesso. Si affogó da solo, sigaretta dopo sigaretta, ogni sigaretta la fumava singolarmente, fumava le sigarette una per una e ogni sigaretta era potenzialmente per lui l'ultima sigaretta. Morí affogato da se stesso, dentro se stesso, solo, annegó come Flebas il fenicio. Annegó.
I bronchi pieni di acqua, i suoi figli lo odiavano. Jules Lapache temeva le donne, le insultava, soleva, con loro, esprimersi con lazzi e sarcasmi che suonavano sempre pateticamente violenti, era senza difese con loro. Le donne solevano disprezzarlo. Alcune lo socorrevano. Jules Lapache è morto dopo aver sofferto tutte le sofferenze, dopo essere stato spogliato di tutte le illusioni, anche dell'illusione dell'autodistruzione. Forse per questo lo avrá accolto con un sorriso la Vergine, Kannon, colei che ascolta i gemiti nel mondo, colei a cui non volle mai abbandonarsi, la intravide oltre la pellicola di acqua che bruciava quello che restava della sua vista e per un istante eternamente lo accolse con un sorriso degli occhi di felce, un sorriso di tante braci, con il sorriso che lui aveva sempre onorato sfuggendolo e negandolo.
genseki
Lu Spadaro di Quittengo scrive in una nota che spera di condividere con Dreiser Cazzaniga altri ricordi. Quali ricordi potrá condividere con chi non ne ha piú di ricordi? Con chi non en ha piú e neppure vuole piú averne? Lu Spadaro di Quittengo leggerá queste righe? Se lo fará potrá collaborare con qualche ricordo suo al nostro sforzo di ricostruzione delle Memorie di Dreiser Cazzaniga. Gliene saremo davvero grati.