La dama Bunducchia era una signora di Gallura, proprietaria di varie centinaia di vacchette sarde e ossessiva bevitrice di Fernet. Non Branca. Fernet e basta. Una qualunque delle imitazioni che si trovano nel Liedl. La dama Bunducchia era bassa, nera, legnosa e con due immensi piedi nocchiuti come quelli di un santo eremita in un pala di altare tardogotica.
Aveva i capelli ricciuti come una africana, una risata improvvida e sorprendente e un guardaroba grigio. Un guardaroba i cui capi avevano ciascuno in un modo differente qualche cosa di topesco.La dama Bunducchia beveva e viveva in un grandissimo appartamento di un edificio verdastro la cui facciata dava sui moli passeggeri del porto. I moli gitani, insomma. Beveva e forse sognava le sue vacchette sarde che dormivano nella macchia sotto i lentischi e i lecci. La dama Bunducchia aveva un amante ufficiale, un giovane muscoloso caribico, antico guerrigliero e disoccupato portuale.
Come accadde che la dama Bunducchia finisse tra le braccia di Dreiser Cazzaniga resta un mistero.
Allora Dreiser Cazzaniga soleva vestire di nero, sbandierava una lunghissima barba incolta che, come avrebbe capito solo molti anni dopo contribuva a mantenerlo in uno stato perenne di leggera tensione e nervosismo, Fu Cesare che gliela presentò, un gigantesco campiere rivoluzionario sempre vestito di fresco lino e panama ecuadoriano.
Cesare lo convinse che Bunducchia non era poi cosí brutta che il guerrigliero caribico non era poi così imprescindibile, che lui sì che avrebbe voluto goderne con una stretta feroce (di Bunducchia non del guerrigliero), che aveva programmato un fine settimana in Versilia, che aveva prenotato un albergo.
Dreiser Cazzaniga si ritrovó nel letto della dama Bunducchia che lo stringeva e si sfregava sulla sua pelle come una pietra pomice. Dreiser Cazzaniga non poté aprire gli occhi per tutto il tempo della relazione che allacció con la dama Bunducchia. Aveva vergogna del mondo, aveva paura della bocca sdentata della vecchia Bunducchia, aveva paura del suo proprio linguaggio che andava disfacendosi con il proggredire di quella scorticante relazione. La dama Bunducchia era insaziabile. Dreiser Cazzaniga poteva solo chiudere gli occhi prigioniero di quel suo incantesimo inacidito. Come si puó arrivare a questo? Si domandava Dreiser Cazzaniga in quell'estate di rovente agonia salina che trascorse nell'arida Gallura. Tutte le sue menzogne salivano alla superficie della coscienza si manifestavano nella loro abbietta natura, bruciavano e sparivano una ad una nel lungo processo di purificazione dalla vergogna che costituivano i prolungati e violenti abbracci della Dama Bunducchia. Correva per i monti aridi, la mattina si scorticava nella macchia si lasciava bruciare dai raggi spinosi del sole. Ritornava affranto la sera ai banchetti sontuosi che Bunducchia gli faceva preparare. Calava la sera. Chiudeva gli occhi. Non dormiva.
Come accadde che la dama Bunducchia finisse tra le braccia di Dreiser Cazzaniga resta un mistero.
Allora Dreiser Cazzaniga soleva vestire di nero, sbandierava una lunghissima barba incolta che, come avrebbe capito solo molti anni dopo contribuva a mantenerlo in uno stato perenne di leggera tensione e nervosismo, Fu Cesare che gliela presentò, un gigantesco campiere rivoluzionario sempre vestito di fresco lino e panama ecuadoriano.
Cesare lo convinse che Bunducchia non era poi cosí brutta che il guerrigliero caribico non era poi così imprescindibile, che lui sì che avrebbe voluto goderne con una stretta feroce (di Bunducchia non del guerrigliero), che aveva programmato un fine settimana in Versilia, che aveva prenotato un albergo.
Dreiser Cazzaniga si ritrovó nel letto della dama Bunducchia che lo stringeva e si sfregava sulla sua pelle come una pietra pomice. Dreiser Cazzaniga non poté aprire gli occhi per tutto il tempo della relazione che allacció con la dama Bunducchia. Aveva vergogna del mondo, aveva paura della bocca sdentata della vecchia Bunducchia, aveva paura del suo proprio linguaggio che andava disfacendosi con il proggredire di quella scorticante relazione. La dama Bunducchia era insaziabile. Dreiser Cazzaniga poteva solo chiudere gli occhi prigioniero di quel suo incantesimo inacidito. Come si puó arrivare a questo? Si domandava Dreiser Cazzaniga in quell'estate di rovente agonia salina che trascorse nell'arida Gallura. Tutte le sue menzogne salivano alla superficie della coscienza si manifestavano nella loro abbietta natura, bruciavano e sparivano una ad una nel lungo processo di purificazione dalla vergogna che costituivano i prolungati e violenti abbracci della Dama Bunducchia. Correva per i monti aridi, la mattina si scorticava nella macchia si lasciava bruciare dai raggi spinosi del sole. Ritornava affranto la sera ai banchetti sontuosi che Bunducchia gli faceva preparare. Calava la sera. Chiudeva gli occhi. Non dormiva.
a cura di genseki
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