lunedì, aprile 10, 2023

Vuoto



Dove posso rifugiarmi ormai che ho consumato le illusioni più dolci, le tentazioni? Ho consumato persino l’ansia, la tristezza per la caducità, per l’impermanenza, ho consumato la speranza. Dove posso rifugiarmi adesso.?Vedo la terra rossa, secca screpolata, l’inutile slancio dei rami e delle foglie novelle verso un cielo che non risponde alla loro ingenua offerta con il dono della pioggia. Sono secco, arido anch’io. Nella consumazione dell’attesa del raccolto. Vivo silenziosamente in me l’accettazione di questo mistero doloroso che è lo sfinimento, ê una fragilità luminosa, una nebbia lieve che allevia la vista: tutto è possibile perché tutto è dato ed è sottratto nello stesso istante. La debolezza è uno splendore nuovo, è abbandono necessario. Da questa necessità, che è caduta, vedo, percepisco il mondo, odo lo scorrere del tempo come un sussurro. I ricordi diventano luminosi, i ricordi di quello che ho goduto e di quello che ho sofferto sfumano e allo stesso tempo son tanto vividi. Chiudo gli occhi e vedo gli occhi di Claudia, mi vedo dentro i suoi occhi, il suo sguardo mi svuota di me. Mi rende leggero.

Dove posso rifugiarmi ora? Dove posso accoccolarmi? In quale sogno? In quale mito? In quale arcano?

Forse il rifugio è restare su questa soglia appena definita, in questa fragilità che mi diluisce in un tempo di ricordi.

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