Sul dorso delle colline
Dormivamo interminabili
Fino a rendere trasparente il sonno
Fino al profumo di spine e ginepro
Il vento, infatti, era davvero vetro
E noi oscillavamo come fiamme di candela
Come candele ci accendevamo
L'un l'altra nel profumo del timo
Le tue radici le cercavo a tentoni
Andavo cercandole sotto le pietre
I miei occhi li accarezzavi tra lo sparto
Dove si erano infitti nell'urto
Con le tue lunghe dita di scoiattolo;
Io ero lepre pronta alle tue fughe:
O fuggimi, fuggimi ancora
Come se fossi l'ultima parola
Il corpo in canna, la foglia sospesa
Il lapsus, la stella che non vuol cadere
La falce di luna piena del sorriso
Fuggimi, dormimi sul filo tagliente
Sul coltello della collina come conchiglia
Fossile accoccolato nella marna
Levigato dalla marea del tuo cuore
Con tutti quei coralli e le galassie
*
Il merlo lo avrebbe detto a tutti
A chi non aveva mani per guardare
Corolle per captare le radiazioni della rugiada
Il merlo alla fine ci avrebbe traditi lo stesso
Avrebbe portato nel becco il filo rosso
Per connetterlo alla maledetta bobina
Per connetterlo a tutta quella sofferenza
Per questo non riuscivamo piú a sciogliere
L'intreccio delle nostre dita
Unite tra di loro come la noce al suo martello
La nuditá al cappotto
Come l'invito alla perdizione
L'ubriaco alla paura
La luna alle nuvole notturne
Il giglio alla libellula cobalto
Il telefono ed il tuo salotto vuoto
Le persiane alla serratura dei gerani
I passi di tuo padre e la sua bara
Le sue scarpe di vernice e i tuoi collant
La mia cravatta e il tuo smalto da unghie
Strette come un nodo stretto al suo tumore
Si gonfiavano le nostre dita, e poi
Si facevano bianche bianche
Come un grappolo di scheletri di feti.
*
La libertá lasciva ci versava
Il mosto delle sue lacrime
Tra le pieghe della tua tunica
Pullulavano bruchi in preghiera.
*
genseki
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