L'infanzia di Dreiser Cazzaniga trascorse integralmente nel barrio operaio, boscoso e umido detto Briggio. La città dai tetti grigi si estendeva come un mare pietrificato dietro alcune creste di colline luminose su cui vegliavano le pievi ora come ali d'angeli ora come vascelli dalle vele candide. C'erano odori sconosciuti nel Barrio di Briggio, almeno sconosciuti al piccolo Dreiser, come per esempio la cannella, altri che persistevano ossessivamente per lunghi periodi ,come quello della fioritura dei castagni, che aveva qualche remota somiglianza, nella mappa olfattiva e simbolica del piccolo Dreiser con quello della farina e della mollica del pane. C'era poi una stagione, verosimilmente la tarda primavera, in cui predominava il profumo di linfa delle fronde appena tagliate che venivano poste ai lati delle porte come verde adorno silvestre, omaggio a qualche divinità dimenticata che anticamente scendeva a benedire le soglie. Il barrio di Briggio era sovrastato dagli archi delle vie ferrate che si sovrapponevano e che conducevano questi luminosi serpenti di metallo verso le loro tane: i tunnel montani sui fianchi dei monti selvosi. Presto a queste vie si sovrapposero quelle autostradali bianche e dalle linee semplici e dirette. Tutte queste vie erano la ragione dell'isolamento di Briggio. Le strade servivano a isolarlo sotto le volte dei loro ponti sul fondo della sua umida valle.
A nord di Briggio, oltre i monti selvosi, si apriva la landa delle colline inebrianti. Onde su onde di trigo e vigne, osterie, cortili e piazze polverose delimitate da ippocastani. Un mondo selvaggio, in cui l'odore del motore non era ciò che inebriava i giovani, ma il profumo alcolico del fieno sotto il sole. Le ragazzine avevano le trecce!
A sud del Barrio di Briggio il mondo precipiava in ripida discesa verso il mare, sconosciuto deserto di simboli abbracciato dalla città materna rorida di latte.
A Briggio gli uomini bevevano un vino spesso che si appiccicava ai bicchieri, le donne vestivano quasi tutte di nero, i ragazzini formavano bande armate di lance e fionde per cacciare i cani randagi e battersi tra di loro. In realtà le bande poi erano due: quella di a monte e quela di a valle.
In esse Dreiser ricevette i primi rudimenti della muta disciplina militare che doveva segnare in una certa misura il suo modo di veder la vita.
A cura di genseki
A nord di Briggio, oltre i monti selvosi, si apriva la landa delle colline inebrianti. Onde su onde di trigo e vigne, osterie, cortili e piazze polverose delimitate da ippocastani. Un mondo selvaggio, in cui l'odore del motore non era ciò che inebriava i giovani, ma il profumo alcolico del fieno sotto il sole. Le ragazzine avevano le trecce!
A sud del Barrio di Briggio il mondo precipiava in ripida discesa verso il mare, sconosciuto deserto di simboli abbracciato dalla città materna rorida di latte.
A Briggio gli uomini bevevano un vino spesso che si appiccicava ai bicchieri, le donne vestivano quasi tutte di nero, i ragazzini formavano bande armate di lance e fionde per cacciare i cani randagi e battersi tra di loro. In realtà le bande poi erano due: quella di a monte e quela di a valle.
In esse Dreiser ricevette i primi rudimenti della muta disciplina militare che doveva segnare in una certa misura il suo modo di veder la vita.
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