Dormire, dormire nelle pietre
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Dal corno del sonno agli occhi rivoltati dei sospiri
C’è posto per una cornamusa celeste
Da dove sgorga il suono fatale della reseda fiorita
Reseda, reseda se devi al quarzo i tuoi fiori
Perché ha messo alle tue radici una povere di sanguo e cervello
Che pepata ti acccarezza gli occhi
Ha pur messo la sua carezza marina sulla faccia inferiore dei toui petali
E l’acqua pura della sua testa nelle tue mani
Reseda reseda
Quando sará giunto il giorno delle biancehe arquate
Sentirai la testa inclinarsi come un sole senza spessore
E il sangue delle tue vene si spargerá sullle stelle
Che ti risponderanno
Reseda reseda
I tuoi movimenti ribelli alle carezze del vento
Che passa presso di te come un minuto giá usato
Come un minuto liquido
I cui sguardi inutili si perdono nei pozzi
Dove vorresti vivere flessibile e pallido come un filo di
Sorgente
Uccelli uccelli delle mie orecchie
Volate via
Volate via come una corrente d’aria
Verso lo spetrro di sale dove gemono le vostre piume
Tale piuma che geme aspetta soltanto la pioggia sottile per
Ritrovarvi
Tale piuma che impallidisce sará verde domani
Se l’uragano le svela il suo destino
E tale piuma che scompare come un A B C D
Si ritrova in primavera sulla testa dei cieli
Perché i cieli sono fatti delle vostre piume
Gocce di sangue d’acqua del gioiello piú antico delle donne
La polvere si annoiava nel deserto delle mani
Il cui superfluo deborda su seni pallidi
Usciti dallo specchio che nessuno scoprí
Perché parte e ritorna come una foglia
Perché è celeste
Perché è rosso
Secondo che il tuo sguardo si smarrisce come una bandiera
Secondo che la tua voce esplode come una aurora boreale
O scorre come le ciliege del tempo
Raccolte dagli oscuri viaggiatori del tuo sangue
Che schiuma lungo le tue anch
Onde fresche
Su labbra che bruciano al loro passaggio il mare e le isole
Circondate con le mani il corpo fragile dei venti
Il vento dell’errore e del sangue si gonfiano nei nostri corpi
Come una poesia di sale
E la reseda del cielo diventa anemica presso gli specchi
Perché si vede crescere come un torrente
Perché si vede oscillare sul suo supporto ossuto
Troppo simile all’angoscia d’una fiera
Perché si sente si sente la bocca e le orecchie di un dio
Di un dio salubre e forte che spazza via al mattino i germi spontanei
Delle mani stanche
Che dunque qui malgrado la madreperla delle arance
Osa contemplare dal piú profondo dei secoli
Il cavallo sereno dimentico dei crateri ove nacque l’orgoglio della
Sua razza
Che ci conduce all’alba
Che porta ninfee e seminatori di collier
Riflesso della pelle cosí dolce che vi ci si vorrebbe specchiare
Uccello delle luci non lo porta via
I granelli umidi fischiano nei loro rifugi
E le ombre appassite si nascondono sotto il muschio
Soffia o corno un azzurro cupo e verbale
La primavera è malata di un nuovo ciliegi
Di un ciliegio pieno di frutti sfavillanti
In cui affondano le ciglia di porcellana
Come uno sguardo in un getto d’acqua
Seduta spada seduti venti
Il mare scolora e domina il rosso
Il rosso del mio cuore è il rosso delle sue isole
Il vento che mi avvolge come un insetto
Il vento che mi salva da lontano
Il vento che ascolta il rumore dei suoi passi decrescere sulla mia ombra
Cosí pallido da sembrare un pesce volante
Hai sentito i capelli snodarsi come le lancette di una
Pendola
E il soffio delle pietr attenuarsi per la paura che le mani
Non lo notino
Hai sentito la linfa sgorgare dagli alberi di paglia
E spargendosi sui fiumi
Coprirli di anatre
Le anatre degi astri non sono quelle di ma sorella
Perché ma sorella è nera come un’ostrica
E dalla sua voce escono talpe
E le talpe di mia sorella sanno tenere il loro segreto
I canestri e l’uva si incontrano su una strada
Azzurra
Dall’urto scaturirá la grande mammella
Che ricopre gli orizzonti appassiti
E ci sará giustizia
Se la giustizia nasce dall’incontro tra l’uva e il cestino
Le tegole accarezzeranno i saggi affogati nel cemento
E le onde si rifiuteranno di attraversare il mare
Encora un’ora e gli scheletri si culleranno sulla corda
Delle maree
A condizione che i vetri perdano il loro splendore
A condizione che i vecchi si nascondano sotto le erbe
Chiocciole dei pendoli
Se l’amore nasce dalla proiezione del ribes nel becco
Di un cigno
Mi piace
Perché il cigno del mio sangie ha mangiato tutto il ribes
Del mondo
Perché il mondo è soltanto ribes
E i ribes del mondo sgorgano dai suoi occhi
Come il sale degli alberi
Come il sale dagli alberi
Come l’acqua di mani sonore
Come le carezzze delle mosche di neve
Che nuotano la sera sui capelli disfaati che le implorano.