Piedad Bonnet
Vincent Van Gogh contempla la notte
Un cavallo di ebano impiccato all sua
morte
I suoi occhi di cristallo dietro la
finestra
La sua testa tagliata coronata di
stelle
E la lingua della paura
Le
sua papille rosa la sua rugositá
Chi mastica e mastica dietro le mie
orecchie?
Chi scalcia
E mi affonda nel pantano
Delle mie oscuritá
Dove
balugina
Come un uccello in fiamme la coscienza?
Doppio
Mi guardo guardare
E il mio dentro è il mio fuori in
questo carcere
In cui sempre mi trovo dietro a me
Con il mio fiato sulla mia nuca
Sussurandomi
Canzoncine all'orecchio come una madre
un padre
Un monaco che obbliga un corvo a
scendere
Con il becco insanguinato
Sulla pozza di luce della pupilla
Dell'altro
Che guarda
Che soffre.
Terrestre
Sognai un uccello
impazzito
In una gabbia
dello zoo
Mi risvegliai con
la fronte piena di sangue
Chiamando mia
madre
Chiedendole, in
nome di Dio, latte caldo dai suoi seni
Per tornare a
essere bambino.
Altri si destarono
e gemettero e supplicarono come me
Nelle stanza
vicine
Le mie braccia e
il mio petto erano coperti di piume
Ma non vi era un
cielo dove volare.
La madre è la grande notte
Qui il temo è
legato con una camicia di forza
È vento
sottomesso
Che scrive lo
sstesso nome con un gesso sul muro.
Tutto sta qui
dentro, in questo grande ventre
Pieno di uomini
senza madre.
La madre è la
grande notte. La madre è il nostro grido.
A madre
è ogni dose di trifuoperazina
Che
riempie di saliva le nostre labbra.
Quando
accosto l'orecchio alle pareti
Perché
voglio ascoltare il pianto di quelli che ancora mi amano
Solo
odo il mio stridore. La mia oscura dissonanza
Il
cuore della paura
Cantando
la sua monotona litania.
.Fuso al nero
Quando avevo tre
anni vidi mia madre illuminta
Ma credevio che
bruciasse e piansi.
A sette anni
dipinsi un toro dalle grandi corna e mi guardai nei suoi occhi
Soffrendo la sua
ferita.
A quindici, con
la faccia piena di grani, udii cantare in varie lingue la solitudine,
E le capivo tutte.
L mia notte si popoló di incubi.
A diciotto
Sentii dire che
stavo male di testa.
Mi afferrai con
tutte le mie forze al legno marcio dell'infanzia
Mentre una radice
cresceva tra le mie ciglia.
Un giorno le mie
sorelle, spaventate, agitarono le loro ali di colombe
E lavarono il mio
sangue con le loro lacrime.
Volli dire: vi
amo. E gridare: padre, madre,
Ma qualcuno stava
giá spegnendo le stelle.
Trad. Genseki
Da:
http://www.otroparamo.com/cinco-poemas-ineditos-de-piedad-bonnett/
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