lunedì, marzo 28, 2011

César Vallejo

Trilce LXIII


Piovendo allegria. Pettinata


Quando la mattina chioma fina


Ben ormeggiata malinconia,


Nel mal asfaltato ossidente d'India arredato


Vira, appena s'adagia il destino




Cieli di puna senza senza entusiasmo


Per il grande l'amore, cieli di platino, torvi


D'impossibile




Rumina il gregge e vi si afferma


Il nitrito andino




Di me stesso mi sovvengo. Ma bastano


Le aste del vento, i timoni quieti fino


A farsi uno


E il gallo della noia e il gibboso gomito infrangibile.




Basta mattina di libere trecce


Di pece preziosa, montana


Quando esco e cerco le unidici


E son solo le dodicci a controra.




**




Trilce LXIX




Che mai vuoi da noi, mare coi tuoi volumi


Docenti! Che inconsolabile, atroce


Resti in pieno sole febbrile,


Salti con le tue zappe,


Salti con le tue falci,


Potando, potando ritornano le onde, dopo


Aver scorticato i quattro venti


E tutti quanti i ricordi in piattelli labiati


Di tungsteno, contatti di canini,


E statiche elle chelonie




Filosofia di ali nere che vibrano


Al tremito spaventoso delle spalle del giorno




Il mare, un'opera in piedi


Nel suo unico foglio il recto


Sta di fronte al verso.



Trad. genseki


Nessun commento: