Trilce LXIII
Piovendo allegria. Pettinata
Quando la mattina chioma fina
Ben ormeggiata malinconia,
Nel mal asfaltato ossidente d'India arredato
Vira, appena s'adagia il destino
Cieli di puna senza senza entusiasmo
Per il grande l'amore, cieli di platino, torvi
D'impossibile
Rumina il gregge e vi si afferma
Il nitrito andino
Di me stesso mi sovvengo. Ma bastano
Le aste del vento, i timoni quieti fino
A farsi uno
E il gallo della noia e il gibboso gomito infrangibile.
Basta mattina di libere trecce
Di pece preziosa, montana
Quando esco e cerco le unidici
E son solo le dodicci a controra.
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Trilce LXIX
Che mai vuoi da noi, mare coi tuoi volumi
Docenti! Che inconsolabile, atroce
Resti in pieno sole febbrile,
Salti con le tue zappe,
Salti con le tue falci,
Potando, potando ritornano le onde, dopo
Aver scorticato i quattro venti
E tutti quanti i ricordi in piattelli labiati
Di tungsteno, contatti di canini,
E statiche elle chelonie
Filosofia di ali nere che vibrano
Al tremito spaventoso delle spalle del giorno
Il mare, un'opera in piedi
Nel suo unico foglio il recto
Sta di fronte al verso.
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