mercoledì, gennaio 07, 2009

Lamento per Gaza e per noi stessi



Certamente, se avesse vissuto fino ad oggi,il cuore di César Vallejo sarebbe ora a Gaza. Sarebbe a Gaza e saprebbe trovare le parole necessarie, quelle sole possibili, per spiegare a tutti noi che la scheggia che antra nelle palme e nel costato dei bambini di Gaza, quella scheggia di metallo ci sta trafiggendo tutti, ci colpirá tutti, presto o tardi. No, ci ha già colpiti, ci ha colpiti proprio adesso. Ha ucciso prima di tutto le nostre parole e ci ha condannato alla sete; alla sete del bicchiere e non dell'acqua.
Come possiamo bere se i bambini di Gaza hanno sete?
genseki

César Vallejo

Oggi una scheggia la ha ferita

Oggi una scheggia l'ha ferita
Una scheggia le è caduta accanto, ha colto
Accanto, forte colpo al modo suo
di essere al suo famoso centesimo
Che dolore la sorte!
Che dolore la porta,
Che dolore la fascia, che la
Asseta e l'affligge
L'asseta del bicchiere non del vino.
Oggi ha perduto aria la vicina
Di nascosto fumo del suo dogma;
Oggi l'ha ferita una scheggia.

L'immensitá la insegue
Con distanza superficiale ad ampio anello
Oggi la vicina, poveretta, ha perso vento
Dalla guancia, dal nord, dalla guancia, dall'est
Oggi l'ha ferita una scheggia.

Chi comprerá nei giorni aspri e perituri
Un tocchettino di caffelatte?
Chi senza di lei, abbasserá la sua traccia, fino a far luce?
Chi, poi sará il sabato alle sette?
Tristi sono le schegge che ci feriscono
Proprio
qui
Esattamente!
Oggi ha ferito la compagna di viaggio
Una fiamma spenta dall'oracolo – poverina -
Una scheggia.

Che dolore il dolore il dolor giovine
Dolor bambino il doloraccio, il colpo
Sulle mani
Asseta, affligge
Asseta del bicchiere e non del vino.
Poverina!

trad. genseki

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