A Gaza c'é un albero
un albero pieni di frutti
sono i frutti del sonno
non dormito
da tante palpebre sbarrate
palpebre spietate
son frutti senza ombra
frutti maturati alla linfa
di cenere
gabbiani senza occhi
vi pongono il loro nido
si nutrono del siero
dei sogni disossati
non un'ala si muove
nè foglia stormisce
aspettano una pioggia
che non venga dal cielo
ma cada dalla terra
dalle ossa dei morti
dalla carne disfatta
alle radici dei cardi
cada verso le nuvole
e sollevi dal fango
le palpebre sbarrate
e le ditta annerite.
1 commento:
Potete legarmi mani e piedi
Togliermi il quaderno e le sigarette
Riempirmi la bocca di terra
La poesia e’ sangue del mio cuore vivo
sale del mio pane luce nei miei occhi.
Sara’ scritta con le unghie lo sguardo e il ferro
la cantero’ nella cella della mia prigione
al bagno
nella stalla
sotto la sferza
tra I ceppi
nello spasimo delle catene.
Ho dentro di me un milione d’usignoli
Per cantare la mia canzone di lotta
Mahmoud Darwish,
al-Birweh 13/3/1942
- Houston 9/8/2008
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