Yunque lo avrebbe deto alla mamma e se Umbertino lo picchiava lo avrebbe detto al maestro, ma il maestro non gli faceva niente all'Umbertino. Allora lo avrebbe detto a Paco Farina. Disse a Paco Farina:
A te ti picchia l'Umbertino?
A me? Che ci provi soltanto! Gli do un pugno sul muso, io che gli faccio sputare sangre! Ma guard un po'! Che ci provi soltanto! Che ci provi e vedrá! Lo dio alla mamma! E verrá mio papá e gli dará un pugno sul naso a lui a suo padre e a tutti quanti!
Paco Yunque ascoltava spaventato quello che diceva Paco Farina. Davvero avrebbe picchiato Umertino? E suo papá avrebbe picchiato sul serio il signor Grieve? Paco Yunque non poteva crederlo, l'Umbertino non lo picchiava nessuno. Se Farina lo picchiava sarebbe venuto il padrone a picchiare Farina e anche il papá di Farina. Il padrone avrebbe picchiato tutti. Perché faceva paura a tutti. Perché il signor Grieve era molto duro e stava sempre comandando. E tutti quelli che andavano a casa sua avevano paura e obbedivano sempre al padrone e alla padrona. Insomma il signor Grieve era piú forte del maestro e di tutti quanti gli altri. Paco Yunque guardava il mestro che scriveva alla lavagna. Chi era il maestro? Perché era tanto serio e faceva tanta paura? Yunque continuava a guardarlo. Non era come suo padre e il signor Grieve. Sembrava cme quegli altri signori che venivano a casa a parlare con il apdrone. Aveva la nuca arrossata e il suo naso sembrava moccio di tacc
Tunque comnichino. Le sue scarpe facevano risss-risss-risss-risss quando camminava molto.
Yunque cominciava a essere inquieto. Quando era l'ora di andare a casa? L'umnertino lo avrebbe picchiato all'uscita dalla scuola. E la mamma di Paco Yunque gli avrebbe detto all'Umbertino: “No signorino, per favore non picchi Paquito. Non sia tanto cattivo. E nient'altro”. Paco avrebbe avuto le gambe piene di lividi per i calci dell'Umbertino e si sarebbe messo a piangere. Perché all'Umbertino non gli avrebbe fatto niente nessuno. E il padrone e la padrona amavano molto Umbertino e Paco Yunque aveva molta pena perché l'Umbertino o picchiava molto. A tutti, ma propio a tutti, facevano parua, Umbertino e i suoi genitori. Tutti, tutti, tutti. Anche il maestro, la cuoca, sua figlia. Mamma. Venanzio con il so grembiale. La Maria che lava gli orinali. Ruppe un orinale in tre grandi pezzi. Il padrone picchiava anche il padre di Paco Yunque? Che cosa brutta era questa del padrone e dell'Umbertino. Quando avrebbe finito, il maestro, di scrivere alla lavagna?
Bene! - disse il maestro, smettendo di scrivere. - Ecco qua l'esercizio scritto. Adeeso tirate fuori tutti il quaderno e copiate quello che sta sulla lavagna. Bisogna copiarlo esattamente uguale.
Nel quaderno? - domandó timidamente Paco Yunque.
Si, nel quaderno – rispose il maestro. - Lei sa scrivere un po'?
Sissignore papá mi ha insegnato in campagna.
Molto bene. Tutti a copiare, allora.
I bambini tirarorno fuori i loro quaderni e si misero a copiare l'esercizio che il professore aveva scritto sulla lavagna.
Non dovete stancarvo – diceva il maestro. Bisogna scrivere poco a poco, per non sbagliare.
Umberto Grieve domandó:
Si tratta dell'esercizio scritto dei pesciolini?
Si, forza, tutti a copiare.
L'aula si fece silenziosa. Si poteva udire il fruscio delle matite. Anche il maestro si sdette in cattedra e si mise a scrivere su certi suoi quaderni.
Umberto Grieve, invece di copiare il suo esercizio, si mise a scarabocchiare sul suo quaderno. Lo riempí completamente di disegnini di pesci, di pupazzetti, e di quadrettini. Nell'ultima pagina disegnó questa figura:
Dopo un po' il maestro si fermó e chiese:
- Allora, avete finito?
Bene – disse il maestro – scrivete ben chiaro il nome in fodo alla copia.
Proprio in quel momento suonó la campana della ricreazione.
I bambini cominciarono subito a far gazzarra e uscirono correndo in cortile.
Paco Yunque aveva copiato molto bene il suo esercizio e andó in cortile con il suo libro, il quaderno e il lapis.
Nel cortile arrivó subito Umberto Grieve e afferró Paco Yunque per un braccio dicendogli con collera:
Vieni a giocare.
Lo spnse con forza in mezzo al cerchio e fece cadere il libro, il quaderno e il lapis.
Yunque faceva quello che gli ordinava Grieve, ma era tutto rosso e vergognoso perché glin altri bambini vedevano come lo trattava Umberto. Paco Yunque aveva tanta voglia di piangere.
Paco Farina, i due Zuniga e altri bambini circondavano Umberto Grieve e Paco Yunque. Il bambino magrolino e pallido raccolse il libro, il quaderno e il lapis di Yunque, ma Umberto Grieve glieli strappó via con la forza, dicendogli:
Lasciali! Non ti immischiare, Paco Yunque è il mio servo!
Umberto Grieve portó in classe le cose di Paco Yunque e le mise nella sua cartella. Poi ritornó nel cortile per giocare con Paco Yunque. Lo prese alla nuca e lo fece piegare e mettersi a quattro zampe.
Resta così, tranquillo e non muoverti finché io non te lodica.
Umberto Grieve si ritiró a una certa distanza e si mise a correre da lì per saltare su Paco Yunque con una mano appoggiata sulle sue spalle e dandogli un violentissimo calcio nel sedere. Tornó ad allontanarsi e a saltare su paco Yunque dandogli un altro calcio. Stette a giocare cosí a lungo, Furono piú o meno venti salti e venti calcioni.
Poii, di colpo si udí un pianto. Era Yunque che stava piangendo per i calcioni dell'Umbertino. Allora Paco Farina uscí dal cerchio che avevano formato i bambini e si piantó davanti a Paco Yunque dicendogli:
No! No! Non ti lascio saltare sopra Paco Yunque!
Umberto Grieve rispose minaccioso:
Oh! Paco Farina! Ti spacco la faccia!
Farina peró non si muoveva e restava teso davanti a Grieve dicendogli:
Siccome è il tuo servo lo picchi, gli salti sopra e lo fai piangere, salta e vedrai!
I due fratelli Zuniga abraccaiarono Paco Yunque e gli dicevano di non piangere e lo consolavano:
Perché lasci che ti tratti cosí? Picchialo! Saltagli sopra anche tu! Perché lo lasci fare? Non essere vigliacco! Basta! Non piangere! Adesso andiamo a casa!
Paco Yunque contunuava a piangere e le sue lacrime sembravano affogarlo.
Si formó un gruppo attorno a Paco Yunque e un altro attorno a Umberto Grieve e a Paco Farina.
Grieve diede uno spintone brutale a Farina e lo buttá a terra. Giunse un alunno piú grande, del secondo anno e difese Farina, dando un calcio a Grieve e un altro alunno ancora maggiore, uno del terzo difese Grieve dando uno sberlone furioso a quello del secondo. Per un certo tempo piovvero calci e ceffoni tra i bambini, una vera rissa.
Suonó la campana e tutti i bambini ritornarono nelle loro aule.
Paco Yunque lo trascinarono per le braccia i fratelli Zuniga.
Nell'aula di Prima regnava un gran chiasso, quando entró il maestro tutti tacquero di colpo. Il maetro li vide tutti molto seri e disse con voce militare:
Seduti
Rumore di banchi cartelle e tutti gli alunni già stavano seduti.
Allora il maestro si sedette ala sua cattedra e chiamó i bambini in ordine alfabetico perché consegnassero le copie con gli esercizi scritti sui pesci. Mano a mano che il maestro riceveva le copie le andava leggendo e scrivevav i voti in alcuni libri con una matita.
Umberto Grieve si avvicinó al banco di Paco Yunque e gli restituí il linro, il quaderno e la matita. Prima, peró, aveva strappato la pagina sulla quale stava l'esercizio di paco Yunque e vi aveva messo la firma.
Quando il maestro disse: - Umberto Grieve -, questo presentó l'esercizio di Paco Yunque come se fosse il suo.
E quando il maestro disse. - Paco Yunque -, egli si mise a cercare nel suo quaderno la pagina sulla quale aveva scritto il suo esercizio e non la trovó.
La ha persa o non ha fatto proprio l'esercizio? - chiese il maestro.
Paco Yunque non sapeva che cosa era capitato alla pagina del suo quaderno e pieno di vergogna, restó in silenzio e abbassó il capo.
Bene, - disse il maestro e annotó in uno dei suoi libri la mancanza di Paco Yunque.
Poi vennero tuti gli altri a consegnare ciascuno il proprio esercizio. Quando il maestro ebbe visto il lavoro di tutti, ecco, improvvisamente entrare il Direttore della Scuola.
Il maestro e i bambini si misero in piedi con rispetto. Il Direttore guardó come se fosse arrabbiato gli alunni e disse ad alta voce:
Seduti!
Poi chiese al maestro.
Lei sa giá chi è l'alunno migliore di questa classe, hanno giá fatto l'esercizio settimanale di classificazione?
Si, Signore, hanno appena finito di farlo e Umberto Grieve ha avuto il voto più alto.
Dov'é il suo esercizio?
Eccolo qua, signor Direttore.
Il maestro cercó tra i fogli degli alunni e trovó l'esercizio firmato da Umberto Grieve. Lo diede al Direttore che esaminó a lungo la copia.
Molto bene – disse il Direttore, contento-
Salì in cattedra e guardó severamente gli alunni. Poi disse con la sua voce un poco roca ma energica:
Di tutti gli esercizi che avete fatto, il migliore è quello di Umberto Grieve. Cosí il nome di questo bambino sará scritto nel Tabellone d'Onore di questa settimana, come l'alunno migliore del primo anno. Venga fuori Umberto Grieve.
Tutti i bambini guardarono ansiosi Umberto Grieve che uscì pavoneggiandosi e si fermó dritto e orgoglioso davanti alla cattedra del maestro. Il Direttore gli diede la mano e gli disse:
Molto bene, Umberto Grieve, felicitazioni. Tutti i bambini dovrebbero essere così. Molto bien.
Si rivolse, poi, agli altri alunni e disse loro:
Tutti voi dovete fare come Umberto Grieve. Devono essere buoni alunni come lui. Devono studiare e applicarsi come lui. Devono essere seri, educati e rispettosi come lui. E cosí facendo riceverete tutti un premio alla fine dell'anno e anche i vostri nomi saranno scritti nel tabellone d'onore della Scuola come quello di Umberto Grieve. Speriamo che la settimana prossima ci sia un altro alunno che si comporti bene e faccia un buon esercizio come quello che ha fatto Umberto Grieve. Lo spero proprio.
Il direttore restó un po' in silenzio. Tutti gli alunni erano pensierosi e guardavano Umberto Grieve con ammirazione! Che forte l'Umberto! Che buon esercizio ha fatto!
Proprio buono! Il migliore di tutti! Anche se arriva tardi! E se picchia tutti! Peró lo vedevano coi loro occhi! Aveva stretto la mano al direttore! Umberto Grieve, il migliore di tutti quelli di Prima.
Il Direttore si congedó dal maestro, fece un cenno agli alunni che restarono immobili per salutarlo e uscí:
Poi il maestro disse:
Seduti!
Rumore di banchi. Gli alunni stavano seduti.
Il maestro ordinó a Grieve di ritornare al suo posto. Umberto Grieve, molto allegro, tornó al suo posto e passando davanti a Paco farina gli fece una linguaccia.
Paco Farina diss a bassa voce a Paco Yunque:
Guarda, il maestro sta scrivendo il tuo nome nel suo libro, perché non hai presentato l'esercizio. Guardalo! Ti dará una punizione, resterai qui a scuola senza poter ritornare a casa. Perché hai strappato il tuo quaderno? Dove lo hai messo?
Paco Yunque non rispondeva niente e restava con la testa bassa.
Eddai! - Ripeteva Paco Farina – Rispondi! Perché non rispondi? Dove lo hai lasciato l'esercizio?
Paco farina si chinó per sbirciare il volto di Paco Yunque e vide che stava pinagendo.
Piantala! Non pinagere! Non devi star male! Vieni andiamo a giocare con la mia scacchiera! Ci sono le torri nere! Piantala! Non fare lo scemo! Non piangere.
Paco Yunque continuava a piangere accoccolato.
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