Non era il mare quello che ci sembrava di ascoltare
Perduto nelle nubi di diossina
Tra l'odore del guano e la tempesta
No, piuttosto era l'orecchio che si apriva al martello
alla risacca dei contraccolpi, all'amaro del litio
Il polpastrello sesibile ai chiodi, al freddo degli spilli
alle capocchie spente dei sali e dei cristalli
Non v'era ala per nessuna sega penna per nessun taglio
Bastavano i suoni d'arpa delle goccioline di sudore
E il profumo da pochi soldi di cui impregnava le sue bende di raso
Per suscitare in me tutto il peso del volo
Non era il mare smarrito tra le imposture
Ma un oceano di pecore morte
Una premonizione di futuro colta in un angolo della mente
Al contemplare un soffitto del tiepolo
E il suo scialle – era vecchia e bionda – al tavolo della terrazza
Il suo occhio che correva tra la sponde delle ali e il vertice della schiuma
Pochi istanti prima di formulare per un istante perfetto
il desiderio sincero di morire...
*
Lesto composto
Lo attendeva l'orchestra
Come l'occhio
Attende la sua lacrima
Come il taglio
La sua gola
Pronta a spiccare
Il salto perfetto
nel suono dei suoi gesti
matematici.
*
Ammorbidisce il fico
Il mezzogiorno desolato
Tra le ragnatele dei capperi
Le froge delle palme
Hanno il presentimento della corsa
Viola nel cielo verde
Sanguina come un cuore
La sua voce
Fino all'ultima nota
All'albumina
*
Osceno come un lombardo guardo i miei passi sulla sabbia
Nel fuscio di piume di una mandria di gallinelle
Rabbioso come un veneto schivo le pozze di latte fresco
E stiro le labbra contro i denti ad annusare l'odore della pece
Dell'odio dell'olio di oliva della pelle verde
Della carne bruciata della cenere della mia civiltá
Sono cristiano per una sola bestemmia
Per una sola ustione di disprezzo prego
Il mio dio disfatto
*
1 commento:
Che dire delle poesie che continui ad aggiungere? Le leggo ad alta voce per lasciare che il suono si diffonda nell'aria. Sono splendide. Grazie per il tuo commento! A risentirci. Un abbraccio
Maresa
Posta un commento