martedì, aprile 09, 2013
I Serafini
La visione di Isaia
Questo fu quello che avvenne al profeta Isaia,
Nello Spirito rapito vide sedere il Signore
Su di un altissimo trono di fulgido splendore
E il bordo della sua veste riempiva tutto il coro
Accanto a lui stavano due Serafini
Vide che ciascuno di loro aveva sei ali,
Con due si coprivano il volto
Con due proteggevano i piedi
Con due volavano liberi,
L'uno di fronte all'altro esclamavano:
Santo è il Signore Sabaoth
La sua gloria colma il mondo intero.
La loro voce faceva tremare la volta e la soglia
L'aula era piena di fumo e di nebbia.
Arnim Brentano
Des Knaben Wunderhorn
Trad. genseki
Questo fu quello che avvenne al profeta Isaia,
Nello Spirito rapito vide sedere il Signore
Su di un altissimo trono di fulgido splendore
E il bordo della sua veste riempiva tutto il coro
Accanto a lui stavano due Serafini
Vide che ciascuno di loro aveva sei ali,
Con due si coprivano il volto
Con due proteggevano i piedi
Con due volavano liberi,
L'uno di fronte all'altro esclamavano:
Santo è il Signore Sabaoth
La sua gloria colma il mondo intero.
La loro voce faceva tremare la volta e la soglia
L'aula era piena di fumo e di nebbia.
Arnim Brentano
Des Knaben Wunderhorn
Trad. genseki
lunedì, aprile 08, 2013
Tommaseo
Nazione che non ha poesia storica, né poeticamente storiche tradizioni viventi nella moltitudine, è nazione morta.
La nonna cucina serpenti
Maria, dove hai cenato?
Maria mia unica figlia?
Dalla cara nonna ho cenato
Che male! Mamma che male!
La nonna, che ti ha preparato?
Maria, mia unica figlia!
Mi ha cucinato dei pesci,
Che male! Mamma che male!
E dove mai li ha trovati?
Maria, mia unica figlia!
Nell'orto i pesci ha acchiappato,
Che male! Mamma, che male!
E dimmi con che li ha acchiappati,
Maria, mia unica figlia!
Con un tridente li ha presi.
Che male! Mamma, che male!
Che cosa ha fatto coi resti?
Maria, mia unica figlia!
Al suo cane nero li ha dati,
Che male! Mamma, che male!
Che cosa è stato del cane?
Maria, mia unica figlia?
In mille pezzi si è infranto.
Che male! Mamma, che male!
Dove ti metto il lettuccio?
Maria, mia unica figlia!
Preparalo nel camposanto.
Che male! Mmma che male!
Arnim Brentano
Des Knaben Wunderhorn
Trad. genseki
Nervi
Durante sei mesi trascorsi a due leghe da Genova, sul mare piú bello del mondo , il piú protetto, a Nervi, non ebbi che una piccola tempesta capricciosa che durò poco ma che in cosí poco tempo, ebbe modo di dispiegare una furia singolare. Siccome dalla mia finestra la vedevo male, uscii passando per i vicoli tortuosi e gli alti palazzi, mi azzardai a discendere, non sulla spiaggia, che non c'è, ma su una cornice di nere rocce vulcaniche che seguono la riva, uno stretto sentiero che spesso non ha nemmeno tre piedi di larghezza e che salendo, scendendo, spesso a strapiombo sul mare, lo domina di trenta piedi, persino, a volte, da quaranta e sessanta. Non si vedeva molto lontano. I turbini continui stendevano una sorta di cortina. Quello che si scorgeva era limitato e spaventoso. L'asprezza, gli angoli vivi di questa costa sassosa, le punte, i picchi, le súbite, dure rientranze, imponevano alla tempesta salti, balzi, sforzi incredibili, torture infernali. Strideva di schiuma bianca, e sorrideva esecrabilmente agl scogli di lava che la spezzavano. Erano rumori insensati, assurdi, senza mai nessuna continuitá; tuoni discordi, , fischi tanto aspri come queli delle macchine a vapore che spingevano a tapparsi le orecchie. Stordito da uno spettacolo che inebetiva i sensi, cercavo di riprendermi, appoggiandomi saldamente a un muro che rientrava e che non avrebbe permesso a quella furiosa di afferrarmi e allora cominciai a comprendere meglio quello strepito. Dura e corta era la lama dei flutti e la lotta più intensa era quella che si svolgeva contro la costa tagliata tanto nettamente, contro quegli angoli crudeli che perforavano la tempesta, straziavano le onde. La cornice rocciosa che sovrastava le schiacciava nelle sue profondità rimbombanti. Anche l'occhio come le orecchie era ferito dal contrasto della neve abbagliante che sferzava le rocce laviche così nere.
Senivo, insomma, che era la terra, non il mare a produrre l'orrore. Il contrario di quanto avviene sull'oceano.Jules Michelet
mercoledì, aprile 03, 2013
Cintio Vitier
Qualcosa
manca alla sera,
I
pini non sono completi
E
io guardando le nubi
Provo
ciò che mai provai.
Ad
ogni istante domando
Di
quel tesoro perduto
L'ombra
del quale trascorre
Con
melanconico freddo.
La
brama mi sta spiando
Notturna,
sola, infinita;
Silente
va nostalgia
Bruciando
eterni vestigi.
Il
mio gesto mai non giunge
Alla
terra del destino;
La
vita resta incompiuta,
Restano
i sogni in sospeso.
**
Perché
tale è il volto del fallimento
Che
lo specchio riflette ciecamente
Prima
che giunga, dolce e demente,
L'ultimo
scintilla dell'occaso:
Fronte
dell'ossessione e del rifiuto
Occhi
che solo videro l'indomito
Naso
che chiude l'aria, bocca assente
Nel
suo sapore amaro; strana coppa
Sul
punto di mutarsi in puro osso
Perché
tale è lo scopo tal la cenere
La
cui dolce tempesta tutto strappa,
Volli
lasciare di lettere un ramo
Che
bruciasse di più dove la brezza
L'aridità
prosciuga, ride e passa.
*
L'aria
Si,
sono desto, ecco sto guardando
Freddamente
alcune cose
Che
smettono ormai d'esser segrete.
Stanno
qui, come gli alberi
Nell'aria
nuda. Si, sono desto.
Anche
la casa della mia infanzia è degli altri:
La
hanno dipinta con un colore troppo vivace,
Entrano
ed escono dalle stanze della mia anma,
Parlando
d'altro. La luce invade il cortile
Dei
miei nulla segreti. Con desiderio contemplo
Anche
questo volto che è nessuno
Che
giunge come un uccello ferito
Di
quelli che soffrono e sorridono.
O
popolo innumerevole! Sono sveglio
Guardando
la polvere bagnata di luce,
Le
tenebre dissolte in aria
Quando
la verità comincia a delinearsi:
L'albero,
l'allegria, il sacrificio.
E
so che ho ancora altri ricordi nel sangue
Oltre
quelli che posso ricordare, e più oblio
Di
quanto se ne possa dimenticare in questo mondo.
Ma
alla fine, che importa, se la metà
Di
quella vita mi lascia e cade,
Se
tanto sonno, infine, si è destato,
Se
non v'è luogo che non mi stia osservando
Né
istante ove il caso non mi frequenti.
Voglio
essere come te, O volto dei poveri!,
Misteri
del dolore e del sorriso, perché l'aria,
L'aria
semplice e vuota,
Ci
colmerà le voci di speranza
Cintio Vitier
Trad. gensek
lunedì, marzo 11, 2013
Daena
Alla
domanda dell'anima meravigliata che chiede: Tu chi sei? Alla
fanciulla che viene a incontrarlo all'entrata del ponte Chinvat e la
cui bellezza risplende più di qualunque bellezza mai vista in questo
mondo terrestre, ella risponde: “sono la tua Daena” che vuol
dire: “sono la la personificazione della fede che hai professato e
che ti ispira, quella per la quale hai risposto e che ti guidava, ti
confortava e ora ti giudica, perchàe sono in persona l'Immagine
proposta a te stesso fin dalla nascita del tuo essere, che tu
finalmente hai amato. (“Ero bella e tu mi hai fatto ancora più
bella”).
Henry
Corbin
venerdì, febbraio 15, 2013
Ronsard
Ecoute, bûcheron, arreste un peu le bras :
Ce ne sont pas des bois que tu jettes à bas ;
Ne vois−tu pas le sang, lequel dégoutte à force,
Des nymphes, qui vivaient dessous la dure écorce ?
Cela finit ainsi, vous le savez :
La matière demeure et la forme se perd !
Ce ne sont pas des bois que tu jettes à bas ;
Ne vois−tu pas le sang, lequel dégoutte à force,
Des nymphes, qui vivaient dessous la dure écorce ?
Cela finit ainsi, vous le savez :
La matière demeure et la forme se perd !
giovedì, febbraio 14, 2013
José Bergamìn
Come
chi ascolta la pioggia
Ti
prego: ascolta i miei versi:
con
l'attenione profonda
Con
cui si ascolta il silenzio.
Come
si ascoltano gli alberi,
Quando
li scuote il vento,
E
fa cadere le foglie,
le
ore morte del tempo.
Como
il crepitio sonoro
Delle
fiamme nel camino,
E
nel firmamento il tacito
Brillare
degli astri morti.
Trad. genseki
lunedì, gennaio 28, 2013
Bossuet
Elle
étudiait ses défauts; elle aimait qu'on lui en fit des leçons
sincères : marque assurée d'une âme forte, que ses fautes ne
dominent pas, et qui ne craint point de les envisager de près par
une secrète confiance des ressources qu'elle sent pour les
surmonter.
Orazione
per Henriette d'Angleterre
venerdì, gennaio 18, 2013
Solzenitsyn
La letteratura ufficiale, le riviste, i romanzi pubblicati, io li considero semplicemente inesistenti. Certo, anche da quel terreno possono nascere talenti (ce ne sono), ma sono condannati a morire perché quel terreno non è fertile, poiché lì ci si adatta a non dire la verità capitale, quella che balza agli occhi senza bisogno della letteratura.
martedì, gennaio 15, 2013
Fantasia
La lotta per la sopravvivenza non può
realmente essere separata dalla vita culturale o dalla fantasia, e la
soppressione della fantasia per mezzo della censura, la degradazione
o altri mezzi è una strategia per procurare la morte sociale delle
persone, la fantasia non è l'opposto della realtà; è ciò che la
realtà non permette che si realizzi, e, per conseguenza, è ciò che
definisce il limite della realtà, costituendo così il suo esterno
costitutivo. La promessa cruciale della fantasia, dove e quando
esiste, è sfidare i limiti contingenti di ciò che sarà o non sarà
designato come realtà. La fantasia è ciò che permette di
immaginare noi stessi e gli altri in modo differente; essa stabilisce
il possibile eccedendo il reale; la fantasia si dirige verso
l'altrove e quando vi giunge lo converte in familiare.
Judith Butler
giovedì, gennaio 10, 2013
Comprendere
Comprendi pienamente ciò che è il comprendere e non solo tu comprenderai le linee generali di tutto quello che c’è da comprendere, ma possederai anche una base fissa, una struttura invariante, che si apre su tutti gli sviluppi ulteriori del comprendere.
Bernard Lonergan
mercoledì, gennaio 09, 2013
Lonergan
The fundamental question is: Who am I?
It can be answered in many different ways, since we have a number of
different, emergent identities. However, our foundational identity is
that of a concrete, continget Knower, chooser, lover.
lunedì, gennaio 07, 2013
Pentimento
Il paese della pioggia è appena oltre
il rio
Entro nella pioggia come fosse un'altra
pelle
Come il pellegrino che implora il
perdono
Le foglie umide della vite canadese
Si incollano alle braccia alle spalle
Rane e serpi sono pensieri che
confortano
Il viaggio sarà lungo lunghissima ogni
giornata
Il paese del pentimento la contea del
rimorso
Si estende appena oltre la cortina
della pioggia
I draghi della nebbia sfregano le
squame
Sui fianchi del monte, sulla corteccia
dei faggi
Implorerò il perdono dei vivi e dei
morti
Dei nemici e degli amici
Gemendo intera tutta la mia abiezione
Nella speranza della luce immeritata
Del perdono della pace serena
Oltre la pioggia tra il verde fresco
dei prati
E l'oro fragrante e radioso dell'avena
Oserò pronunciare di nuovo il nome
Della Vergine bella e del suo Figlio.
Bolls Corracha
domenica, gennaio 06, 2013
La Montagna incantata
Due giornate di viaggio allontanano
l'uomo – e a maggior ragione il giovane le cui deboli radici non
sono ancora penetrate profondamente nell'esistenza – dal suo
universo quotidiano, da tutto ciò che egli considerava i suoi
doveri, interessi, preoccupazioni e speranza; lo allontanano
infinitamente di più di quanto avrebbe potuto immaginarsi nel
veicolo che lo conduceva alla stazione. Lo spazio che, girando e
fuggendo, si interpone tra lui e il suo punto di partenza sviluppa
forze che si credono riservate al tempo.
Thomas Mann
Trad genseki
martedì, dicembre 25, 2012
Madido di silenzio
Madido di silenzio
I chiodi d'argento del gelo
Nelle palme, nei talloni
Il sudore è l'ultima tunica
Prima della luce nuda.
genseki
I chiodi d'argento del gelo
Nelle palme, nei talloni
Il sudore è l'ultima tunica
Prima della luce nuda.
genseki
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