Come ricordare la propria nascita? Come fare l’esperienza del nulla anteriore a questo istante? Il nulla anteriore all’esperienza? Posso sperimentare nell’agonica angoscia il nulla della morte ma non quello della nascita, lo stesso nulla infinito prima e dopo, nel passato e nel futuro, un nulla che sboccia, un nulla che spegne. Sorgo da un nulla infinito, eterno, mi risveglio alla presenza, mi apro allo spazio e al tempo come il riflesso di un lampo, La coscienza sboccia dall’interno della mia presenza ed espande il mondo che mi accoglie, che si apre e si dilata dentro e fuori di me, che mi disperdo dentro e fuori del mondo. Un istante, quello della nascita, un abbraccio di carne, luce profumo concentrati in una sensazione puntuale che esplode nello spazio e che lo crea apprendendo a sperimentarlo. Sgorgare in un getto di presenza, sgorgare dal nulla come una corrente d’acqua limpida che la stessa forza del suo erompere modella in un fluire di sensazioni, percezioni che si diramano fino all’essere qui ed ora.
Nascere è spaventoso come morire
Apro gli occhi dopo un lungo sonno. Devo dare un’altra volta un ordine al caos, dare forma a un mondo, porre argini alla notte eterna, vincere la minaccia che tutto inghiotte: l’ombra. Tutte le mattine questo immenso sforzo, questo rinnovato scatenarsi della magia. Devo raccogliermi in me stesso, ordinare sensazioni e percezioni con un movimento centripeto, dare origine a un vortice che mi delimiti come un centro di irradiazione. Ogni istante di questa magia necessita un rito minuzioso, preciso. L’onda di un monotono scroscio, quasi ancora un pulsare ritmico mi travolge, si fa lentamente fruscio, mormorio, un sillabare un balbettare che va articolandosi lentamente in una cascata di parole magiche che nominando delimitano luce ed oscurità. Colori, suoni, profili, direzioni, gravità.
Ogni mattina questo sforzo immenso. Ogni mattina le fauci del drago, il suo alito ipnotico, la paura fino a che la litania dolcemente mormorata distenda il bianco lenzuolo dell’esserci, il velo di tepore che sarà carne pulsante del cuore.
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