venerdì, novembre 13, 2009

Francis Bebey

Francis Bebey lo conobbi a Yaoundé al principio degli anni 80, durante e dopo un concerto. Era rimasto colpito dal mio livello di camerunizzione, di mimetizzazione linguistica e gestuale che faceva di me una specie di comico bianco innegrito dalla gestualitá islamica e dalla gandura che si voleva impeccabile. Insomma lo facevo ridere. Il gin mi produceva allora una bulimia incipiente e una pecoce caduta dei capelli. Non avevo incontrato Khidr Elia e stufo della ignominia dei missionari europei in cui i toccava immergermi quasi tutti i giorni ritornai in Italia con una sciabola fulbé, un cappello del Burkina Faso e una gandura da cerimonia, pochi mesi dopol'incontro.
Rividi Francis Bebey a Ceriale, durante un concerto per una qualche disgustosa ONG succhiafondi. Era un concerto, quello che tenne di musica, direi, etnologica eseguita con correttezza professorale. Non era il scintilante cabaret camerunese che avevo conosciuto molti anni prima. Chiesi a gran voce Agata. non la cantó. Ci rivedemmo dopo in una birreria. Continuava a trovare molto comico il mio cipiglio da bianco innegrato e musulmano. Disse che Agata non si poteva cantare in Italia perché il testo è difficile da capire se non si è letto il romanzo. Ci scambiammo i numeri di telefono. Me lo chiese lui e mi disse che probabilmente non ci saremmo mai telefonati. Fu proprio così.
genseki

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