martedì, novembre 18, 2008

La madre

Sul trono del mare siede
Tra scrosci cromatici code di cavallo azzurre
Nodi verdi e porporini di ali sciolte
Trombe spente e chiavi del paradiso
Di rame e filamenti di quelli che furono intenti
Avventi forse a perdersi nell'attesa fastosa
Sul trono del mare siede
Che ha forma di conchiglia
Che ha forma di orecchia sveglia
Che ha forma di orecchia di madreperla
Che ascolta gli schiocchi delle lingue
Delle cime delle onde, delle dita dei morti scarni
Che i flutti limano e levigano
E che qualche bambino raccoglierá sulla spiaggia
Sotto forma di ciottolo liscio liscio lievemente iridato
Un frammento osseo, insomma -
Siede su un trono di fili elettrici celesti
Su un trono di zucchero filato scintillante
Siede su un trono di piume di pavone bianco
Di sogni di vergine che abbia divorato una crostata al limone
Siede su questo e su tutti i troni con tutte le mani che reggono tutti gli oggetti
Che stringono tutti i simboli
Che aprono tutte le credenze, tutte le madie, tutti i comó con il loro odore
Stagionati di lavanda
Siede su un trono vertiginosamente alto
Vertiginosamente altissimo una torre proboscide e fagiolo magico
Una torre da illustrazione di gulliver
Siede sul mare sui polmoni, siede, color carrubo
Schiantato dal fulmine
Siede
Sola con occhi dolci di rapace ubriaco di ampi cerchi
Su un campo di orzo
Con occhi di giovenca alimentata con foglie di artemisia
Siede
La Madre.
Da sempre a sempre

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