venerdì, settembre 22, 2006

Isabelle Eberhardt (1877-1904)




Svizzera di origine russa, si convertì all'Islam in Algeria, nella forma austera del Wahabbi.

« Etre sain de corps, pur de toute souillure, après de grands bains d'eau fraîche, être simple et croire, n'avoir jamais douté, n'avoir jamais à lutter contre soi-même, attendre sans crainte et sans impatience l'heure inévitable de l'éternité… » !

"Essere sana di corpo, pura da ogni macchia, dipo grandi bagni d'acqua fresca, essere semplice e creder, non aver mai dubitato, non dover mai lottare contro se stessi, attendere senza paura e senza impazienza l'ora inevitabile dell'eternitá".

Ebbe contatti con la confraternita sufi Qadiriyya, che svolgeva anche una attività anticoloniale e di assistenza ai poveri e ai perseguitati.

"Io mi sento tanto piú profondamente musulmana in quanto sono stata profondamente anarchica"

Una delle sue opere più belle e profonde si intitola: "Nella calda ombra dell'Islam".

Isabelle Eberhardtt amò profondamente una terra e una sapienza che non erano la propria, trovó la pace nell'abbandono di sé.

La sua conversione testimonia, per chi non vuole testardamente dimenticare che l'Islam non si propaga con la violenza.

genseki