genseki
venerdì, febbraio 13, 2009
Englaro
genseki
La nottola di Minerva
Comprendere ció che è, questo è il compito della filosofia; perché vciò che è, è la ragione. In quanto all'individuo, ognuno è figlio del suo empo, e la filosofia proprio il tempo afferrato nel suo concetto. È insensato credere che qualche filosofia possa precorrere il presente. Quando dice una parola sulla teoria che spiega come debe essere il mondo, la filosofia arriva sempre troppo ardi: perché pensare il mndo accade sempre dopo che la realtá ha compiuto il suo processo di formazione e si trova realizzzata. Quando la filosofia sbozza a chiaroscuro un aspetto della vita, questo, giá invecchiato, in penombra, non può essere ringiovanito. ma solo riconsciuto: la nottola di Minerva inizia il suo volo al cadere il crepuscolo.
Hegel
Filosofia del Diritto
Introduzione
trad. genseki
Al calar del sole si leva in volo la nottola di Minerva, quando l'allungarsi delle ombre vela la molteplicità delle forme. Vola col cuore gonfio di nostalgia, la nostalgia per il mondo screziato delle apparenze multiformi. Quello che il suo volo lascia dietro di sè nel penetrare l'ombra che scende è il manto di Gerione della luce e dell'ombre che non conosce, cui volta le spalle e che le punge il cuore di rimpianto.
Se vola lo deve a questo vuoto rimpianto. È questa nostalgia che la sostiene e la guida nella notte tra i profili grigi di tutte le cose.
Così la nottola della filosofia sta sospesa tra due mondi, pur movendosi dall'uno all'altro perché il grigio è possibile solo la ove vi fu colore.
giovedì, febbraio 05, 2009
Storia della calligrafia cinese - Ouyang Xun (557-641)
Fu un calligrafo importante della dinastia Sui ma le sue opere erano rigorosamente anonime. Solo intorno ai sessantanni quando fu chiamato a corte dall'imperatore calligrafo Taizong il suo nome fu registrato nei documenti ufficiali accanto alle opere corrispondenti.
Dei suoi lavori alcuni sono sopravissuti nella incisi in steli come “Hua Du Shi Bei” in memoria del monaco Yong Chan e “Cheng Gong Bei” che è la descrizione del paesaggio in cui sorgeva il palazzo Jin Cheng.
Calligrafó inoltre numerosi sutra tra cui spicca il “Sutra del Cuore”, il testo piú importante del buddismo chan: “La forma è vacuitá, la vacuitá è forma.
Le calligrafie dei sutra risalgono alla sua vecchiaia. Le produsse all'etá di quasi settant'anni. Sono andate tutte perdute per l'usura del tempo e per l'uso e solo possiamo contemplare alcune copie a inchiostro tratte dagli originali.
Notevole è anche la calligrafia di nove ballate del regno di Chu del poeta Qu Yuan. Si tratta di testi ricchi di colore e di figure retoriche, immaginazione e mistero.
La calligrafia di Ouyang Xun è stata il modello dello stile regolare e per secoli è stata oggetto di studio e di riproduzione per gli studenti.
Le due riproduzioni sono la prima e la seconda parte del "Sutra del Cuore"
mercoledì, febbraio 04, 2009
Gilles de Rais V
Questi maghi, che tutti i biografi sono concordi nel rappresentare, secondo me a torto, come volgari parassiti e delle canaglie, erano, in fin dei conti, la nobiltá spirituale del quindicesimo secolo. Non avendo trovato posto nella Chiesa, ove non avrebbero accettato niente di meno che la porpora o il soglio non restava loro altra possibilitá che rifugiarsi presso un gran signore come Gilles, forse il solo, in quel tempo che fosse abastanza istruito e intelligente per comprenderli. Riassumendo, un misticismo naturale da una parte e la frequentazione quotidiano con sapienti ossessionati dal satanismo. Una miseria crescente all'orizzonte che l'intervento diabolico avrebbe potuto scongiurare, una curiositá folle, forse, per le scienze oscure; tutto questo spiega che, poco a poco, mano a mano che il legami con il mondo degli alchimisti e degli stregoni si stringe, egli si getti nell'occulto e sia spinto ai crimini piú inverosimili.
D'altra parte, per quanto riguarda i bambini sgozzati, cosa che non accadde inmediatamente, perché Gilles violentó e uccise i bambini solo dopo che l'alchimia si dimostrò vana, egli non differisce sensibilmente dai baroni del tempo suo.
Certo egli li supera nel fasto del vizio e nell'opulenza dell'omicidio ecco tutto. ... I principi a quei tempi erano dei massacratori spaventosi. Vi è un Signore di Giac che avvelena la moglie , la getta sul cavallo e la trascina al galoppo per cinque leghe, fino alla morte. Vi è un altro ...che afferra il padre, lo trascina scalzo nella neve, poi lo getta tranquillamente, fino alla morte in una prigione sotterranea. E quanti altri ...
Non pare che durante le battaglie e le razzie il Maresciallo si sia macchiato di delitti seri, certo aveva un gusto singolare per la forca, amamva far impiccare tutti i francesi rinnegati sorpresi nei ranghi degli inglesi o nelle cittá poco fedeli al Re. Il gusto per questo supplizio non lo abbandona nel castello di Tiffauges.
Infine per concludere si deve aggiungere a tutte queste cause un orgoglio formidabile, un orgoglio che lo spinge a dire, durante il processo: “sono nato sotto una tale stella che mai nessuno potrá fare mai ciò che ho fatto io”.
Eccoci giunti, tuttavia, al momento in cui Gilles de Rais inizia la ricerca della Grande Opera. Non è difficile immaginarsi le conoscenze che possiede relativamente al modo di trasformare i metalli in oro. L'alchimia era già molto sviluppata un anno prima della sua nascita. Gli scritti di Alberto il Grande, Arnaud de Villeneuve, Ramón Llull erano nella mani degli ermetici. I manoscritti di Nicalas Flamel circolavano; non v'è dubbio che Gilles , andava matto per i libri rari, li abbia potuti acquistare; aggiungiamo che a quel tempo, l'editto di Carlo V vietava sotto pena di prigione e di morte i lavori alchemici e che la bolla “Sponde pariter quans non exhibent” che il Papa Giovanno XXII fulminó contro gli alchimisti era ancora in vigore. Queste opere erano quindi proibite e conseguentemente introvabili; è comunque certo che Gilles le ha lungamente studiate, ma tra studiarle e comprenderle il cammino è lungo.
Questi libri costituivano, in effetti il piú incredibile abracadabra, il grimorio più astruso. Tuto era allegoria, metafore bizzarre e oscure,emblemi incoerenti, parabole confuse, enigmi pieni di cifre!
...
martedì, febbraio 03, 2009
Una silenziosa coincidenza
Senza accedere direttamente al non spirito gli adepti potrebbero praticare per interi Kalpa senza giungere mai al termine della Via. Incatenati alle buone azioni proprie dei tre veicoli, non possono liberarsi. Per certificare questo spirito il tempo necessario puó variare. Vi è chi giunge al non-spirito dopo aver ascoltato l'insegnamento appena un istante, vi sono altri che lo realizzano solo al termine dei dieci aspetti della fede, delle dieci attivitá, delle dieci stazioni e delle dieci dediche, e vi è chi lo raggiunge approdando alla decima terra. Restate nel non spirito piú a lungo che potete. Allora non ci sará piú nulla da coltivare, nulla da attestare.
Davvero non vi è nulla che possa essere trovato, eppure la realtá non è il nulla. Colui che vi giunge in un istante e colui che vi giunge alla decima terra hanno esattamente lo stesso merito, non è che uno sia piú superficiale e l'altro piú profondo, il fatto è che se non si giunge al non-spirito non si fa altro che darsi da fare inutilmente per interi kalpa.
Fare il bene o fare il male significa attaccarsi a cose particolari. Produrre male essendone coscienti significa subire il samsara per niente, fare il bene essendone coscienti significa affaticarsi molto per poco vantaggio. Tutto questo non si potrá mai paragonarlo con la possibilitá di riconoscere il proprio metodo spirituale solo con l'ascoltarmi.
Questo metodo è lo spirito, al di fuori dello spirito, infatti, non vi è metodo.
Questo spirito è il metodo, al di fuori del metodo, infatti, non vi è spirito.
Anche se naturalmente questo spirito è non-spirito, il non-spirito non ha tuttavia un'esistenza propriamente detta. Condurre lo spirito verso il non-spirito significa continuare ad attribuire una esistenza al non-spirito.
Basta una silenziosa coincidenza perché il dialogo interiore si interrompa, per questo si è detto che:
Quando la strada è bloccata
Le attivitá mentali cessano.
Questo spirito è la nostra buddità pura e primordiale, la stessa che possiedono tutti gli uomini. Tutto ció che formicola e ha un'anima forma una sola sostanza con i Buddha e i Bodhisattva. È solo perché noi erriamo nell'atto di differenziare che noi finiamo per creare ogni sorta di azioni che generano reazioni.
Trad a cura di genseki
lunedì, febbraio 02, 2009
Le cinque dita della mano
e nella quale nessuno si è mai impiccato.
(La Parenté de Jean de Nivelle)
*
Il pollice è un grasso oste fiammingo, dall'umore beffardo e salace che fuma, sulla soglia all'insegna della doppia bara di marte.
L'indice è sua moglie, secca come lo stoccafisso, che fin dalla mattina schiaffeggia la sguattera di cui è gelosa e accarezza la bottiglia di cui è innamorata.
Il medio è il figlio, un compagnone tagliato giú a colpi d'accetta che sarebbe un soldato se non fosse birraio e sarebbe un cavallo se non fosse un uomo.
L'anulare è la figliola lesta lesta e tutta pepe che vende ricami alle signore e lesina sorrisi ai cavalieri.
Il mignolo è il beniamino della famiglia, marmocchio piagnone, che si dondola appeso alla gonna della madre come all'artiglio di una orchessa.
Le cinque dita della mano sono la più mirabolante violaccia a cinque petali che mai abbiano ricamatoaiuola della nobile cittá di Harlem.
venerdì, gennaio 30, 2009
Ramón Llull
La leggenda vuole che Ramón Llull maiorchino, amante della poesia trovadorica e dei suoi riti si innamorasse, sul cammino che menava alla chiesa , di una bellissima dama. Costei non disdegnosa della passione che il poeta le mostrava con il contegno e lo sguardo lo incoraggiò a seguirla per i viottoli della città e giunta alla sua casa lo fece introdurre nel giardino da una serva fedele e dal giardino all'intimitá delle sue stanze.
La dama si spoglió davanti al trovatore de egli poté vedere i seni il cui molle ondeggiare aveva cullato la sua tenera immaginazione: erano sfigurati da un tumore. Ramón corse fuori nella notte e si precipitó nella chiesa silente cercando la consolazione della bellezza autentica e permanente.
In realtá Ramón aveva moglie e figli quando decise di abbandonare la vita mondana per dedicarsi alla divulgazione del suo pensiero che egli definiva Ars ricevuto per illuminazione divina e volto alla conversione degli infedeli al cristianesimo.
Il libro dell'amico e dell'amato
Si tratta di una raccolta di aforismi religiosi contenuta nel Libro di Evast e Blaquerne che, sul modello dei mistici sufi condensa in tanti versetti quanti sono i giorni dell'anno il senso del cammino spirituale del Monaco Blaquerne.
2. Le strade per le quali l'Amico va cercando l'Amato sono lunghe, pericolose, piene di dubbi, di sospiri e pianti, ma illuminate dall'amore.
4. L'Amico piangeva dicendo: fra quanto tempo cesseranno le tenebre sul mondo e saranno cancellate le vie dell'inferno? E quando accadrá che l'acqua che scorre sempre verso il basso si muova in senso inverso? Quando gli innocenti saranno piú numerosi dei colpevoli? Quando sará glorificato l'Amico che muore per il suo Amato?
5.Dice l'Amico all'Amato: O Tu che riempi il sole di splendore riempi d'amore anche il mio cuore; risponde l'Amato: senza perfezione d'amore non ci sarebbero lacrime negli occhi tuoi e Tu non saresti giunto fin qui per contemplare l'Amato.
6. L'Amato volle mettere alla prova l'Amico per valutare il grado di perfezione del suo amore e gli domandò quale fosse la differenza tra la presenza e l'assenza dell'Amato. Rispose l'Amico: la stessa che passa tra ignoranza e conoscenza, tra oblio e ricordo.
7. Domandó l'Amato all'Amico: ti ricordi di qualche cosa che io ti ho donato e a causa della quale tu ora mi ami? Si, rispse l'Amico perché non faccio differenza tra i dolori e i piaceri che mi doni.
8. Dimmi Amico – disse l'Amato – potrai sopportare che raddoppi il tuo dolore.
Si, se raddoppierai anche il mio amore.
9. Disse l'Amato all'Amico: Ora sai che cosa è l'amore? Rispose l'Amico, se non sapessi che cosa è l'amore certo saprei cosa sono il tormento, la tristezza e il dolore.
giovedì, gennaio 29, 2009
Conclusione per i combattenti
Panait Istrati nacque a Braila in Romania nel 1884. Dopo una vita di vagabondaggi e di miseria pubblica il romanzo Kyra Kyralina (in francese) il cui successo fa di lui uno scrittore popolare. Nel 1928 intraprende un viaggio attraverso l'URSS, al di fuori dei circuiti ufficiali.Negli scritti che raccontano questo viaggio, pubblicati nel 1929 Istrati denuncia lo sfruttamento implacabile dei lavoratoti nella URSS. Il suo destino è allora segnato. Il "Gorki balcanico" diventa dall'oggi al domani un "nazionalista antisemita" e un ·"cane rabbioso". Attraverso le lettere e gli articoli di quegli anni si puó seguire ancora la battaglia disperata di Istrato contro le calunnie e l'isolamento. Sfinito da questa lotta senza speranza Istrati muore in Romania, dove era ritornato, nell'anno 1935.
Di Istrati si è detto che non volle essere nè di sinistra nè di destra e restare equidistante tra fascismo e comunismo.
Conclusione per i combattenti
Io credo in questa umanitá. Oggi essa esiste come il sole esiste durante la notte. Piú di una volta il mio fango la ha sfiorata. Piú di una volta, nelle mie innumerevoli ore di desolazione, la sua mano mi ha sollevato da terra.
Tutto quello che ho fatto di bene e di bello, lo devo a lei. Non ho fatto solo cose buone e belle. Ho avuto la mia parte di fango, ce l'ho ancora e continuerò ad averla. Sono infelice, peró, quando essa mi sommerge e muoio di felicitá quando afferro un raggio di luce della bella umanitá.
Per questo ad essa voglio consacrare tutte le mie forze, aiutare tutti coloro che lottano per essa.
Io non credo piú in nessun "credo". Non voglio piú ascoltare quello che gli uomini dicono, ma guardare solo quello che fanno:
Mostratemi quello a cui potete rinunciare nella vostra vita e vi dirò qual è il valore che date alla vita altrui.
Noi sfuggiamo all'avvilimento soltanto se fondiamo la nostra esistenza on tutto ciò che vive. È solo così che diventiamo liberi: sentendo tutto ció che fa bene e ció che fa male intorno a noi.Conclusioni per combattenti
Una fiamma dopo mille altre si è spenta su un vasto paese ricco di speranze. Ora in quelle contrade resta solo il soffio freddo dell'egoismo che gela la vita.
Ma è sempre la terra da dove sgorgano le fiamme piú belle che riscaldano l'umanitá. Per questo essa è sacra e ricca di futuro.
Aiutiamola ad aprire il suo ventre generoso alla nostra anima assettata di bene e di bello.
Andiamo verso l'altra fiamma.
trad. genseki
mercoledì, gennaio 28, 2009
Lucian Blaga
Scrisse nella poesia "Biografia":
Luciano Blaga è muto come un cigno
Nella sua patria
La neve dell'essere occupa il posto delle parole.
*
Il vecchio monaco sussurra sulla soglia
Il vecchio monaco sussurra sulla soglia
Giovanotto che caplesti l'erba del mio eremitaggio
È ancora lontano il crepuscolo?
Vorrei morire all'alba
Con le serpi schiacciate
Dai bastoni dei pastori.
Como loro mi contorsi nella polvere
Come loro ho strisciato sotto il sole.
*
Ferma Signore lo scorrerere del tempo
Io so, so che senza la morte
Non ci sarebbe nemmeno l'amore.
Tuttavia, signore, vengo a pregarti.
Ferma l'orologio con il quale misuri
Il tempo
Delle nostre chimere.
Trad genseki
martedì, gennaio 27, 2009
Il giorno della memoria
Se l'insieme degli uomini volgesse il viso verso il mondo di lá, noi tutti andremmo verso di esso e nessuno rimarrebbe.
Rûmî
***
Martin Buber
Racconti dei Chassidim
***
Il patrimonio della memoria è un ostacolo all'unione con Dio mediante la Speranza.
Edith Stein
Scientia Crucis
***
I dadi eterni
Mio Dio, resto piangendo l'essere che vivo
Mi duole aver gustato del tuo pane
Ma questo povero fango pensieroso
Crosta non è in fermento al tuo costato:
Le tue Marie non partono!
Dio mio, se mai tu fossi stato un uomo
Sapresti oggi esser Dio,
Ma tu te ne sei stato sempre bene,
Non senti niente della tua creazione:
È l'uomo che ti soffre ed egli è Dio!
Oggi ci sono fiamme nei miei occhi
Di stregone dannato
Vieni Dio mio con tutte le tue torce
E giocaremo con il vecchio dado.
E forse a dar la sorte
O giocator di tutto l'universo,
Sorgeranno le occhiaie della Morte
Come due assi funebri di fango.
Dio mio, in questa notte sorda, oscura,
Piú giocar non potrai, perché la Terra
È un dado corroso, arrotondato
A forza di ruotare senza meta
E fermarsi non può che nel gran vuoto
Il vuoto dell'immensa sepoltura.
Vallejo
trad genseki
lunedì, gennaio 26, 2009
La preghiera dell'ateo
Unamuno capovolge la prova di Anselmo. Il fatto che Dio possa essere pensato come dotato di ogni perfezione lo condanna all'inesistenza. L'inesistenza peró come è declinata nella tradizione apofatica. Inesistenza in quanto assoluta trascendenza, incommensurabile con quell'altra inesistenza, tragica per Unamuno, dell'uomo.
Dio è inesistente per l'uomo perché l'esistenza divina lo trascende in modo assolutamente radicale.
Si intravede nel testo di Unamuno l'ereditá di Ibn Arabi.
La traduzione non è all'altezza del testo.
genseki
Odi la prece mia, Dio inesistente
E nel tuo nulla accogli il mio lamento
Tu che l'uomo meschino mai non privi
Della consolazione dell'inganno
Al nostro anelo concedi alimento.
Quanto più dalla mente ti allontani
Mi sovvengo dei placidi consigli
Con cui la tata addolciva notti tristi.
Che grande sei Dio mio! Sei tanto grande
Che non sei che un'idea; è troppo angusta
La realtá nostra che tanto si espande
Per contenerti. Ed io soffro al tuo fianco
Dio inestistente, perché se Tu esistessi
Esisterei allora anch'io davvero.
Unamuno
trad genseki