lunedì, febbraio 28, 2011

Le rose dei tuoi petali

Per primi furono i colori a deformarsi
Ritirandosi nelle loro forme geometriche
Poi la neve che con lo sguardo obliquo
Fissava la fuga del branco sull' eisberg
Pericolosamente inclinato della speranza
La lingua penzoloni, tra le nuvole di vapore degli aliti
Cercava la soglia il branco
La soglia tra parola e voce
La tua voce fu la prima a scomparire
A ritirarsi come un cucciolo nella tana della memoria
Raggomitolata nel suo tiepido pudore
Nella sua speranza rassegnata
Anche la corsa del branco era soffice
Le zampe frusciavano sul velluto del ghiaccio
Anche le rose dei tuoi petali erano gelate
E le labbra che non mi baciarono mai
Poi fu lo sguardo ad occultarsi
Tra le pieghe della notte stellata
Restò allora il tuo passo
Il tuo passo che chiedeva tenerezza
I tuoi gesti che la rifiutavano
E le tue parole che divoravano i baci
E la corsa arruffata di tutto il branco
Nell'ansia della luna
Nell'attesa del serpente
La corsa verso il limite ove tutto stinge
per primi i colori poi le dita
E le forme con tutte le loro unghie
E i sorrisi riposti nel carillon
Con la collana di perle false
Con la collana di denti di latte
Nel velluto rosso che il tempo
Va trasformando in farina.

Poi spalancasti gli occhi senza voce
Non avevano più voce i tuoi occhi
La voce gli aveva abbandonati
Nello stupore di uno spasimo di luce

Come dire che amavo l'mpossibilità del tuo amore?
Più profonda di qualsiasi amore
Amavo l'impossibilità di amarti e di essere amato
E in questa negazione ho posto la mia fedeltà
e l'ho tradita teneramente di non poterla smarrire.

È una notte di luna e di ghiaccio
Questa notte di stupore di occhi spalancati
Di oceani come stelle fredde
La cerimonia della fiducia, quella del sogno
Non forniscono protezione in questi casi
Comunque non avresti potuto sopportarne lo sforzo
Dentro l'occhio sbarrato si smarrì la tua voce
Un bosco, una foresta di voli, la separava ormai
Dagli altri rintocchi
Avevi appena finito di ordinare le tue cose nell'armadio
Avevi predisposto tutto con limpida speranza
La morte non osavi sperarla
Non osavi chiedere il suo abbraccio.

*

Una tempesta di campane pesava sulle nostre tempie
Come una corona
Ma fu dei tuoi occhi l'ultimo rintocco

Smarrita la tua voce si guardava intorno
Tra il brusio di tutte quelle foglie
Mentre il dentro diventava il fuori
E tutte le fotografie si accartocciavano
Al fuoco al sangue

Ma questa volta era la parola a udire
La parola ad ascoltare le tue pupille.

Non furono le tue dita a sfiorarmi le tempie
Altrove scostandomi dalla fronte i rami del sicomoro

genseki

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