martedì, settembre 08, 2020


GIORGIO CESARANO – Tre poesie

Epitaffio
 
Gli altri che t’amano e io
– “è finita, finita, finita” –
gli altri che t’amano e tu e io
giustamente per sempre feroci,
 
noi che ci perdiamo sempre
apparendoci in lunghi corridoi,
noi siamo – tu bene della terra
inguaribile e noi di tanto niente
 
gli eroi vivi, le anime del niente–
siamo noi, gli altri che t’amano e io
– così finita finita finita –
 
i morti della vita, e tu la tersa
faccia che ci trattiene veri di dolore,
della sorte, della vita che è persa,
 
ultimo crampo di inguaribile amore.
 
 
 
***
 
Con la testa sul mio cuscino
dormivi nei tuoi capelli
sanguiformi nell’alba
 
– ora ti guardo mentre perdi luce
piangendo nei tuoi capelli all’addio,
sul campo è l’ora dei pipistrelli –
 
debole come ora e tradito
da tanta mia spesa dolcezza
non sapevo vedere di te
che il nero, la cupa forma che mi assorbe
 
Con la testa sul mio cuscino
e questo che reggo sul mio gomito, mio
corpo, dai segni ancora di palestra e degli
strapiombi d’asfissia
 
a soffi il mare
vive per un momento in una
tenda spettrale
 
aveva i tuoi occhi
la ragazza che in questo stesso hotel
d’ironico nome Victoria
 
quand’ebbero gli anni principio d’amore
venne diritta, vita.
 
Gli occhi che ora si sognano, tuoi, chiusi
di me che discendendo li raggiungo.
 
Solo allungassi la mano
verso il soccorso della voce della
chiara serena Nina tutta certa.
 
Ma questo che reggo sul gomito, mio
corpo discende nel tuo sonno.
 
 
***
 
Fermo qui vicinissimo
amandoti con molto mio,
mentre tuo, tutto il tuo
– ferma qui vicinissima –
diminuire, rimpicciolirti,
con strazio non so (piccolo?)
mi sgorga per te via.
 
Dal Blog di Antonio Bux

TOMMASO LANDOLFI
 
(da Viola di morte, 1972)
 
 
 
Eternamente culmina la Lira,
Eternamente declina Boote,
Eternamente l’Orsa ruota
Dai lavacri del mar sempre divisa.
 
Eternamente?
                          E no: verrà quel giorno
Che sgomentata dal celeste corso,
Che scompigliata nel volante squadro,
Sarà rapita ogni costellazione
Da un vento rapinoso ed atro.
Folli comete dischiomate
Aborriranno in fuga il sole amato,
Si stemprerà nel buio il lume ardente
Delle stelle…
                        Compagna, questo evento,
questi capelli docili a quel vento,
questo universo ormai rifatto muto –
Compagna, tutto questo è già venuto.


Dal Blog Disgrafie di antonio Bux

martedì, febbraio 11, 2020


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Gabrielle Bossis

1936

22 Agosto, in un battello, durante il concerto di musica classica io gli offrivo come mazzolini i suoni con la loro dolcezza. Lui mi disse soavemente, come lo aveva fatto altre volte: "Figlia mia, mia piccina".

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23 Agosto Si decoró il piano in forma di altare. Io pensavo ai gabbiani a certi aerei che atterrano sulle navi. Lui mi disse: "stavolta Colui che viene è Cristo".

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Io dicevo vedendo il mare agitato: "Signore, Tu sai bene che tutto questo lo faccio per te, allora perché Te lo dico?" Lui: "È necessario che Me lo dica, perché Mi fa piacere udirlo. Dimmelo con frequenza. Non è forse vero che quando sai che qualcuno ti ama ti fa piacere che telo dica.

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2 Settembre 1936. Nel Canadian Pacific tra Brando e Regina, mi sembró di baciare l'interiore della Sua Mano. Era la Sua Mano destra. Il Sangue sgorgava con abbondanza dalla ferita; un Sangue rosso, vivo, fresco che sgorgava quasi a fiotti. Mi parve di essere tutta nascosta da questa mano in modo che nessuno poteva scorgermi. Mentre baciavo la Mano, le mie labbra si sentivano purificate, Avrei voluto che il Sangue mi lavasse tutta. Mi disse: "Credi nella purificazione infinita del mio Sangue".

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24 Settembre. In Canadá. La cappella si trova davanti alla mia stanza, ogni volta che passo gli sorrido. Lui mi disse: "Sorridi a tutti, Io metteró una Grazia in ogni tuo sorriso.

Trad Pietro

martedì, gennaio 28, 2020

Juri Camisasca - Sant'Agostino

Juri Camisasca - Israel

Lui ed Io

Gabrielle Bossis
Trad Pietro


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2 Settembre . 1939


Mentre stavo piegando la mia coperta: "Offrimi le tue azioni più ordinarie, le meschine, come mazzolino di fiori di campo. A chi non piacciono questi fiori modesti? Intreccia una corona per me, per una ghirlanda servono molti fiori, non stancarti mai di porle sulla mia fronte ferita dalle spine. Con questo otterrai certamente forza per i poveri soldati che oggi partono per la guerra. Questa è la comunione dei Santi e Io ne sono la Fonte, il Primo dei santi. Benedicimi per le tante grazie che ti ho concesso, Le persone considerano naturale che io dia, ma non si ricordano di ringraziare. Al mio Cuore fanno piacere i ringraziamenti, perché la gratitudine accende l'amore. È una parola d'amore".

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19 Settembre

se soffri da sola sei proprio infelice, se soffri in unione con me sei ricca. Il tuo potere  puó salvare la terra, aumentare il numero dei cristiani e ridurre quello dei malvagi.


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24 Settembre

Gli aggettivi più belli, sono molto inferiori alla bellezza di mia madre. Tu la chiami Stella Dorata, Fonte Sigillata, Fiore Profumato, Ma in terra non è possibile dire che molto poco su quello che Lei è. Ti dico queste cose perché tu possa confidare.

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26 Settembre

Mentre riposavo.  "Quando fai penitenza 'e come si rinnovasse la Mia Flagellazione davanti al Padre, per il bene dei peccatori. Come se il tuo corpo fosse il Mio Corpo. Perché tutti voi siete le Mie Membra, lo capisci? Io faccio Mie le vostre azioni, quando me le date e con una veritá che non supponi.

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29 Settembre

Le Fresne durante la Messa. Anche se non avessi fatto nient'altro durante tutta la Messa che lottare contro le tentazioni, solo con questo Mi avresti fatto piacere. Ip so come stanno le cose" Io lo cercavo. Lui. "Se non ti parlo non è perché sono occupato da un'altra parte. Io sono presente ovunque. Mi occupo di ogni anima come se fosse la sola del mondo intero. Mentre stavo riposando: "Oggi mi adorerai nell'Ostia  che San Pietro diede a mia madre e che restó nel Suo Cuore, il primo Tabernacolo. Unisciti al suo amere fedele. Guarda bene questa ostia in questo cuore.


Ga

domenica, gennaio 26, 2020

Esenin



O Madre di Dio,
Cadi come una stella
Là dove non ci sono strade,
Nel burrone remoto.
Versa, come olio,
I capelli della luna
Nelle greppie dei contadini
Della mia terra
Il corso della notte è lungo.
Là dorme il tuo figlio.
Fa scendere, come una cortina,
L’alba sul turchino.
Avvolgi come un sorriso
Il villaggio dei mortali
È come una culla
Appendi il sole agli arbusti.
E che si metta a suonare
In esso, glorificando il giorno,
Del paradiso terrestre
Il santo bambino.
Sergej Esenin, La fiamma delle labbra, Milano, Corriere della sera, 2012, p. 57.

martedì, aprile 24, 2018

Juan Luis Panero e Luis Rosales

Juan Luis Panero


La mattina seguente Pavese non ordinó la colazione


Solo scese dal treno
Solo attraversó la cittá deserta
Solo entró nell'Hotel vuoto,
Aprí la sua stanza solitaria
E stupito ascoltó il silenzio.
Dicono che sollevó la cornetta 
Per chiamare qualcuno,
Ma è falso, completamente falso.
Non c'era nessuno da poter chiamare,
Nessuno viveva nella cittá, nessuno nel mondo.
Bevve dal vaso, con le pastiglie
E attese la venuta del sonno.
Con un po' di paura del suo valore
- Per la prima volta aveva affermato la sua eistenza -
Forse curioso, con un gesto stanco,
Sentí cadere il peso delle sue palpebre.
Alcune ore dopo, - uno strano sorriso disegnava le sue labbra -
Enunció per se stesso, testardamente,
La sola certezza che aveva acquisito:
Non avrebbe mai piú dormito da solo in una camera d'abergo.

Epitafio davanti ad uno specchio

Dura deve essere la vita per te,
Che a una strana onestá sacrificasti le tue credenze
La cui sola certezza è il tuo ricordo
E dunque la piú fatale delle tombe.
Dura sará la tua vita
Col trascorrere degli anni
Che finiranno per distruggere la patria illusoria della tua adolescenza
Quando vedrai, come oggi, il fantasma
Che un tempo ti consoló con la sua grazia.
Quando l'amore come un vestito liso
Piú non proteggerá la tua tristezza
E motivo di burla, di pietá, di stupore.
Agli sguardi piú puri diverrai.
Duro per il tuo corpo contemplare la morte del desiderio
La gioventu e tutto ció che fosti,
E cercare impassible riposo
Nella sorda tenerezza di ció che è debole,
Nella grigia distruzione che un tempo hai amato
"È legge di vita", dicono vecchi sterili,
"Che soltanto il Signore puó mutare", ripetono
Alla luce della notte, lente, inutili ombre.
Duro per te che tanto amasti il mondo
Sognando uno sgardo, una dolce carezza
Quando la farsa assurda che conosci 
Non sará piú adornata di effimera bellezza..
Dura sará la vita finché giunga l'istante
In cui vegli l'amore in questo specchio:
Le labbra fredde non avranno rifugio
E con le mani vuote abbraccerai la morte


Luis Rosales 

Egloga de la solitudine

La mia vida non so in che s'appoggi
Garcilaso

A Serafin Pro

Tutto nascendo sta: volan colombe;
Un vento lungo, teso, marino,
Alta pineta unanime e fervente,
Con tempo e con aromi
Archipelago azzurro, messaggero
Dove cessa la terra all'improvviso
E vuol farsi celeste,
Ché il limite del mondo è del mare il principio
Alta pineta con aria di cristallo
Tra l'ombra delle fronde,
Chi ti potrá obliare se ha contemplato
I toui silenti dettagli
Del tuo vivo legname presso il rio?

Trad. genseki








lunedì, novembre 06, 2017

Malcolm de Chazal


Juan Eduardo Cirlot
 
Gli specchi (1962)

Si fa notte in terra e in cielo
I sentieri lontani rabbrividiscono
Ho smarrito le mani.
Torneró?
(C'era una pietra grigia, scura, all'interno
Della torre di quella chiesa dimenticata
In campagna, di inverno).

Mi sentite?

*

Mi fermo davanti agli alti muri gotici,

Guardo le mie cicatrici:

Un cavallo di gelo dorme nella nebbia.

*

Il vero mare è nero con piante grige ed è pieno di ombre oscillanti. Il suo fondo perforato è un piombo che ha perso i sigilli. Il vero mare è nero.

*

Andiamo al circolo di rose,
Alla terribile fonte bianca,
Alla terrazza melancolica;
Dove i pianeti bevono
Un accqua verde e rosata.

*

L'origine del ferro, l'origine
Del vetro
Parla nel mio cuore.
*

Laggiú crescono i ceri
Sul mondo
Crescono le acque;
Dove gli intervalli
Dove le costellazioni
Aprono le bocche bianche.

*

Grida e voci
Contro un silenzio immenso.

La spada sta nascendo nella parete.

*

I miei nemici mi combattono
I miei amici non sono miei amici;
Ci sono pezzi del mio cuore nei campi
che ancora piangono.

Le grandi torri nere
Si elevano sempre
Sotto un cielo purissimo.

*

La terra si alza e mi guarda.
Volo fino alle statue piú alte.

Si; distruggeró
Il selvaggio del bosco.

*

I resti del mio scudo, i resti
dei miei guanti azzurri,
I resti della bandiera disfatta...

I miei resti mi aspettano sotto la pioggia.


*

Sono pezzi delicati
Che mi abbandonano.
Sono scalini bianchi
Che piangono quando mi vedono.

La parete di cenere,
La porta del diamante,
Che scendono dai miei occhi
E cercano un finale.

*

Salire le scale,
Ma verso il basso.

*



 Trad. genseki