¿Quién me dijera, Elisa, vida mía,
cuando en aqueste valle al fresco viento
andábamos cogiendo tiernas flores,
que había de ver, con largo apartamiento,
5- venir el triste y solitario día
que diese amargo fin a mis amores?
Garcilaso de la Vega
giovedì, maggio 19, 2016
mercoledì, maggio 18, 2016
Il giardino di Asolo
Era questo giardino vago molto e di maravigliosa bellezza; il quale, oltre ad un bellissimo
pergolato di viti, che largo e ombroso per lo mezzo in croce il dipartiva, una medesima via dava a gl'intranti
di qua e di là, e lungo le latora di lui ne la distendeva; la quale, assai spaziosa e lunga e tutta di
viva selce soprastrata, si chiudeva dalla parte di verso il giardino, solo che dove facea porta nel pergolato,
da una siepe di spesissimi e verdissimi ginevri, che al petto avrebbe potuto giugnere col suo sommo
di chi vi si fosse accostar voluto, ugualmente in ogni parte di sé la vista pascendo, dilettevole a riguardare.
Dall'altra onorati allori, lungo il muro vie più nel cielo montando, della più alta parte di loro
mezzo arco sopra la via facevano, folti e in maniera gastigati, che niuna lor foglia fuori del loro ordine
parea che ardisse di si mostrare; né altro del muro, per quanto essi capevano, vi si vedea, che dall'uno
delle latora del giardino i marmi bianchissimi di due finestre, che quasi ne gli stremi di loro erano, larghe
e aperte, e dalle quali, perciò che il muro v'era grossisimo, in ciascun lato sedendo si potea mandar
la vista sopra il piano a cui elle da alto riguardano. Per questa dunque così bella via dall'una parte entrate
nel giardino le vaghe donne co' loro giovani caminando tutte difese dal sole, e questa cosa e quell'altra
mirando e considerando e di molte ragionando, pervennero in un pratello che 'l giardin terminava, di
freschissima e minutissima erba pieno e d'alquante maniere di vaghi fiori dipinto per entro e segnato;
nello stremo del quale facevano gli allori, senza legge e in maggior quantità cresciuti, due selvette pari
e nere per l'ombre e piene d'una solitaria riverenza; e queste tra l'una e l'altra di loro più a drento davan
luogo ad una bellissima fonte, nel sasso vivo della montagna, che da quella parte serrava il giardino,
maestrevolmente cavata, nella quale una vena non molto grande di chiara e fresca acqua, che del monte
usciva, cadendo e di lei, che guari alta non era dal terreno, in un canalin di marmo, che 'l pratello divideva,
scendendo, soavemente si facea sentire e, nel canale ricevuta, quasi tutta coperta dall'erbe, mormorando
s'affrettava di correre nel giardino.
Pietro Bembo
kenneth Rexroth
Indigeni di
camere ammobiliate
le nostre ore
miglori le passammo
a spese dei
contribuenti
nei parchi
pubbllici di quattro cittá
Forese era
peggio, il livello,
l'erba ben
alimentata, il sollevarsi
ritmico della
braccia infantili
una brillante
palla rossa che seguiva
una linea di
sorrisi
i vestiti
dell bambine
come fiori di
giacinto
nell'agosto
incipiente, le fontane
scoiattoli
addomesticati, piccioni
passeri e
altre
infinite,
memorabili cose.
trad. genseki
martedì, maggio 17, 2016
Blanchot
So - lo so -
che colui al quale stavano giá puntando i fucili i tedeschi, che attendevano ormai solo l'ordine finale, sperimentó allora un sentimento
di leggerezza straordinario, una specie di beatitudine (non di
felicitá, comunque), una allegria ovrana? L'incontro della morte con
la morte?
Non cercheró
di analizzare in vece sua quasto sentimento di leggerezza. Chissá fu
repentinamente invincibile, forsse un sentiment di compassione per
l'umanitá sofferente, la fortuna di non essere immortale, di non
essere eterno. Da allora fu legato alla morta da una amicizia
surretizia.
Blanchot
L'istante
della mia morte
Mani
Muovendo le
nostre mani unite
oltre il
lago, come in volo,
fino al bosco
oscuro, sulle cime degli abeti,
appena
distinguiamo gli steli delle graminacee
non è che un
prato
e noi due
distesi -
quando
ritornano a posarsi,
intrecciate
le nostre braccia
come rami di
un vecchio melo -
accarrezzano
le nostre ombre
sono le
nostre mani
Le carezze di
altri.
genseki
Blanchot
Sperimento
vivendo un piacere illimitato e proveró morendo una soddisfazione
infinita.
Blanchot
La follia della luce
trad genseki
lunedì, maggio 16, 2016
Kenneth Rexroth
Sei mesi
eterni come un sogno
cosí
impotente...
la tua sosta
sulla scala del metro
ondeggi,
sorridi e discendi
un istante
tra risveglio e risveglio
hai sorriso
per ondeggiare ancora
a due isolati
da un bulevard nebbioso di Chicago?
Quante
dinastie tramontarono nel frattempo?
Quanto tempo
impiegó l'altra mano
A compiere il
suo periplo?
trad genseki
,
Kennet Rexroth
Piú tardi
quando nell'acqua gaia
Esplose il
loto rosso, e il verde perfetto
smaltó
alberi ed erba, “io solo, competamente solo,
galleggiando”
restai pensoso sull'acqua dello stagno.
Quando il
sole basso penetró coi raggi cremisi
gli
interstizi del loto splendente; cosciente
del giungere,
nella profondita degli anni, di un tempo
in cui queste
lagune questi alberi scuri
lo specchio
scorrevole di questo crepuscolo su cui navigammo
saranno
spazzati da un'onda gigante fuori dalla memoria
in una
pomeriggio normale, ancora lontano -
immensa, in
vertigine e orrore.
trad. genski
giovedì, maggio 12, 2016
Piove, nel caffé
La bellezza
della figlia del re viene dall'interno (Salmo 45,14)
Piove ai
vetri del caffé le gocce
Raccontano
dell'abbandono, del pericolo
Ê un limbo
questo dove ci scaldiamo
Alle
frottole, alla musica scadente,
all'odore del
riso che si tosta.
Usciremo
prima o poi nella nebbiolina
Tra i
richiami dei merli fitti fitti
Il piede del
vesante fiorito di cardi
Si scuote al
passo dei lupi
Cominciamo a
salire, inzuppiamo
Le scarpe e
le calze nell'erba bagnata
anche questo
lo accettiamo nel suo nome
È poca cosa
e presto sapremo
Su quale cima
si erge il cippo
Su quale la
croce
E vi
riposeremo finalmente.
genseki
martedì, maggio 03, 2016
Inno alla Madre
ora sei benedetta tra le spighe
e marci sulle orme dei santi
eucalipti dorati ti danno ombra
germoglio di madreperla
la tua anima bambina
tu agnella impigliata tra le spine
Il tuo antico dolore instancabile
cesella ora le gioie che ti adornano
e i raggi della luna ti incoronano
verdi scintille i tuoi occhi come
foglie
é Sion la tua dimora, tra le tende
dei beduini che salgono al santuario
crescono i virgulti sui tuoi passi
sciolti
e l'olio profumato ti impregna i
capelli.
Sei una carezza ora alla mia fronte
Perdonami per quello che MI HAI FATTO.
giovedì, aprile 21, 2016
giovedì, marzo 17, 2016
Cori descrittivi di stati d'animo di Didone
Dileguandosi l'ombra,
In lontananza d'anni,
Quando non laceravano gli affanni,
L'allora, odi, puerile
Petto ergersi bramato
E l'occhio tuo allarmato
Fuoco incauto svelare dell'Aprile
Da un'odorosa gota.
Scherno, spettro solerte
Che rendi il tempo inerte
E lungamente la sua furia nota:
Il cuore roso, sgombra!
Ma potrà, mute lotte
Sopite, dileguarsi da età, notte?
Il.
La sera si prolunga
Per un sospeso fuoco
E un fremito nell'erbe a poco a poco
Pare infinito a sorte ricongiunga.
Lunare allora inavvertita nacque
Eco, e si fuse al brivido dell'acque.
Non so chi fu più vivo,
n sussurrio sino all'ebbro rivo
O l'attenta che tenera si tacque.
III
Ora il vento s'è fatto silenzioso
E silenzioso il mare;
Tutto tace; ma grido
.
Il grido, sola, del mio cuore ,
Grido d'amore, grido di vergogna
Del mio cuore che brucia
Da quando ti mirai e mi hai guardata
E più non sono che un oggetto debole.
Grido e brucia il mio cuore senza pace
Da quando più non sono
Se non cosa in rovina e abbandonata.
VII.
Nella tenebra muta
Cammini in campi vuoti dogni grano:
Altero al lato tuo più niuno aspetti.
VIII.
Viene dal mio al tuo viso il tuo segreto;
Replica il mio le care tue fattezze;
Nulla contengono di più i nostri occhi
E, disperato, il nostro amore effimero
Eterno freme in vele d'un indugio.
X.
Non odi del platano
Foglia non odi a un tratto scricchiolare
Che cade lungo il fiume sulle selci?
Il mio declino abbellirò stasera;
A foglie secche si vedrà congiunto
Un bagliore roseo.
XIII.
Sceso dall'incantevole sua cuspide
Se ancora sorgere dovesse
Il suo amore, impassibile farebbe
Numerare le innumere sue spine
Spargendosi nelle ore, nei minuti.
Spargendosi nelle ore, nei minutì
XIV
Per patirne la luce,
Gli sguardi tuoi, che si accigliavano
Smarriti ai cupidi, agl'intrepidi
Suoi occhi che a te non si soffermerebbero
Mai più, ormai mai più.
Per patirne l'estraneo, il folle
Orgoglio che tuttora adori,
A tuoi torti con vana implorazione
La sorte imputerebbero
Gli ormai tuoi occhi opachi, secchi;
Ma grazia alcuna più non troverebbero,
Nemmeno da sprizzarne un solo raggio,
Od una sola lacrima,
Gli occhi tuoi opachi, secchi,
Opachi, senza raggi.
XV.
Non vedresti che torti tuoi, deserta,
Senza più un fumo che alla soglia avvii
Del sonno, sommessamente.
XIX.
Deposto hai la superbia negli orrori,
Nei desolati errori.
In lontananza d'anni,
Quando non laceravano gli affanni,
L'allora, odi, puerile
Petto ergersi bramato
E l'occhio tuo allarmato
Fuoco incauto svelare dell'Aprile
Da un'odorosa gota.
Scherno, spettro solerte
Che rendi il tempo inerte
E lungamente la sua furia nota:
Il cuore roso, sgombra!
Ma potrà, mute lotte
Sopite, dileguarsi da età, notte?
Il.
La sera si prolunga
Per un sospeso fuoco
E un fremito nell'erbe a poco a poco
Pare infinito a sorte ricongiunga.
Lunare allora inavvertita nacque
Eco, e si fuse al brivido dell'acque.
Non so chi fu più vivo,
n sussurrio sino all'ebbro rivo
O l'attenta che tenera si tacque.
III
Ora il vento s'è fatto silenzioso
E silenzioso il mare;
Tutto tace; ma grido
.
Il grido, sola, del mio cuore ,
Grido d'amore, grido di vergogna
Del mio cuore che brucia
Da quando ti mirai e mi hai guardata
E più non sono che un oggetto debole.
Grido e brucia il mio cuore senza pace
Da quando più non sono
Se non cosa in rovina e abbandonata.
VII.
Nella tenebra muta
Cammini in campi vuoti dogni grano:
Altero al lato tuo più niuno aspetti.
VIII.
Viene dal mio al tuo viso il tuo segreto;
Replica il mio le care tue fattezze;
Nulla contengono di più i nostri occhi
E, disperato, il nostro amore effimero
Eterno freme in vele d'un indugio.
X.
Non odi del platano
Foglia non odi a un tratto scricchiolare
Che cade lungo il fiume sulle selci?
Il mio declino abbellirò stasera;
A foglie secche si vedrà congiunto
Un bagliore roseo.
XIII.
Sceso dall'incantevole sua cuspide
Se ancora sorgere dovesse
Il suo amore, impassibile farebbe
Numerare le innumere sue spine
Spargendosi nelle ore, nei minuti.
Spargendosi nelle ore, nei minutì
XIV
Per patirne la luce,
Gli sguardi tuoi, che si accigliavano
Smarriti ai cupidi, agl'intrepidi
Suoi occhi che a te non si soffermerebbero
Mai più, ormai mai più.
Per patirne l'estraneo, il folle
Orgoglio che tuttora adori,
A tuoi torti con vana implorazione
La sorte imputerebbero
Gli ormai tuoi occhi opachi, secchi;
Ma grazia alcuna più non troverebbero,
Nemmeno da sprizzarne un solo raggio,
Od una sola lacrima,
Gli occhi tuoi opachi, secchi,
Opachi, senza raggi.
XV.
Non vedresti che torti tuoi, deserta,
Senza più un fumo che alla soglia avvii
Del sonno, sommessamente.
XIX.
Deposto hai la superbia negli orrori,
Nei desolati errori.
da Co
Benedizione del viaggiatore, San Patrizio
Possa la strada venirti incontro;
possa il vento soffiare
sempre alle tue spalle;
possa il sole splendere
sempre sul tuo viso
e la pioggia cadere
soffice sul tuo giardino
e fino a che non ci
incontreremo di nuovo
possa Dio tenerti
nel palmo della Sua mano
possa il vento soffiare
sempre alle tue spalle;
possa il sole splendere
sempre sul tuo viso
e la pioggia cadere
soffice sul tuo giardino
e fino a che non ci
incontreremo di nuovo
possa Dio tenerti
nel palmo della Sua mano
mercoledì, marzo 09, 2016
Per Marcos
Per Marcos che é nato il 5 di Marzo.
Quando un giorno ti lascia
Pensa all'altro che spunta.
Ê sempre pieno di promesse il nascere
Sebbene sia straziante
E l'esperienza d'ogni giorno insegna
Che nel legarsi, sciogliersi o durare
Non sono i giorni se non vano fumo.
Ungaretti
sabato, gennaio 16, 2016
mercoledì, gennaio 13, 2016
Die Wise
Die Wise teaches the skills of dying, skills that have
to be learned in the course of living deeply and well. Not a seven step
coping strategy, not an out-clause for trauma or sorrow, Die Wise is
for everyone who, hell or high water, is not going to pull off eternity
after all. Dying is not the end of wisdom and wisdom not exhausted by
dying. Dying could be and must be the fullest expression and incarnation
of what you’ve learned by living. It’s a moral obligation to die well.
If you love somebody, if you care about the world that’s to come after
you, if you want somebody to be spared the lunacy of what you’ve seen,
you’ve got to die wise.
Orphan Wisdom
mercoledì, gennaio 06, 2016
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