mercoledì, maggio 18, 2016

kenneth Rexroth

Indigeni di camere ammobiliate
le nostre ore miglori le passammo
a spese dei contribuenti
nei parchi pubbllici di quattro cittá
Forese era peggio, il livello,
l'erba ben alimentata, il sollevarsi
ritmico della braccia infantili
una brillante palla rossa che seguiva
una linea di sorrisi
i vestiti dell bambine
come fiori di giacinto
nell'agosto incipiente, le fontane
scoiattoli addomesticati, piccioni
passeri e altre

infinite, memorabili cose.

trad. genseki

martedì, maggio 17, 2016

Blanchot

So - lo so - che colui al quale stavano giá puntando i fucili i tedeschi, che attendevano ormai solo l'ordine finale, sperimentó allora un sentimento di leggerezza straordinario, una specie di beatitudine (non di felicitá, comunque), una allegria ovrana? L'incontro della morte con la morte?
Non cercheró di analizzare in vece sua quasto sentimento di leggerezza. Chissá fu repentinamente invincibile, forsse un sentiment di compassione per l'umanitá sofferente, la fortuna di non essere immortale, di non essere eterno. Da allora fu legato alla morta da una amicizia surretizia.

Blanchot

L'istante della mia morte

Mani

Muovendo le nostre mani unite
oltre il lago, come in volo,
fino al bosco oscuro, sulle cime degli abeti,
appena distinguiamo gli steli delle graminacee
non è che un prato
e noi due distesi -
quando ritornano a posarsi,
intrecciate le nostre braccia
come rami di un vecchio melo -
accarrezzano le nostre ombre
sono le nostre mani
Le carezze di altri.


genseki

Blanchot

Sperimento vivendo un piacere illimitato e proveró morendo una soddisfazione infinita.

Blanchot
La follia della luce
trad genseki

lunedì, maggio 16, 2016

Kenneth Rexroth

Sei mesi eterni come un sogno
cosí impotente...
la tua sosta sulla scala del metro
ondeggi, sorridi e discendi
un istante tra risveglio e risveglio
hai sorriso per ondeggiare ancora
a due isolati da un bulevard nebbioso di Chicago?
Quante dinastie tramontarono nel frattempo?
Quanto tempo impiegó l'altra mano
A compiere il suo periplo?

trad genseki




















,









Kennet Rexroth


Piú tardi quando nell'acqua gaia
Esplose il loto rosso, e il verde perfetto
smaltó alberi ed erba, “io solo, competamente solo,
galleggiando” restai pensoso sull'acqua dello stagno.
Quando il sole basso penetró coi raggi cremisi
gli interstizi del loto splendente; cosciente
del giungere, nella profondita degli anni, di un tempo
in cui queste lagune questi alberi scuri
lo specchio scorrevole di questo crepuscolo su cui navigammo
saranno spazzati da un'onda gigante fuori dalla memoria
in una pomeriggio normale, ancora lontano -

immensa, in vertigine e orrore.

trad. genski

giovedì, maggio 12, 2016

A Resolution

Piove, nel caffé

La bellezza della figlia del re viene dall'interno (Salmo 45,14)


Piove ai vetri del caffé le gocce
Raccontano dell'abbandono, del pericolo
Ê un limbo questo dove ci scaldiamo
Alle frottole, alla musica scadente,
all'odore del riso che si tosta.
Usciremo prima o poi nella nebbiolina
Tra i richiami dei merli fitti fitti
Il piede del vesante fiorito di cardi
Si scuote al passo dei lupi
Cominciamo a salire, inzuppiamo
Le scarpe e le calze nell'erba bagnata
anche questo lo accettiamo nel suo nome
È poca cosa e presto sapremo
Su quale cima si erge il cippo
Su quale la croce
E vi riposeremo finalmente.

genseki


martedì, maggio 03, 2016


Inno alla Madre

ora sei benedetta tra le spighe
e marci sulle orme dei santi
eucalipti dorati ti danno ombra
germoglio di madreperla
la tua anima bambina
tu agnella impigliata tra le spine
Il tuo antico dolore instancabile
cesella ora le gioie che ti adornano
e i raggi della luna ti incoronano
verdi scintille i tuoi occhi come foglie
é Sion la tua dimora, tra le tende
dei beduini che salgono al santuario
crescono i virgulti sui tuoi passi sciolti
e l'olio profumato ti impregna i capelli.
Sei una carezza ora alla mia fronte
Perdonami per quello che MI HAI FATTO.



giovedì, marzo 17, 2016

Cori descrittivi di stati d'animo di Didone





Dileguandosi l'ombra,
In lontananza d'anni,
Quando non laceravano gli affanni,

L'allora, odi, puerile
Petto ergersi bramato
E l'occhio tuo allarmato
Fuoco incauto svelare dell'Aprile
Da un'odorosa gota.

Scherno, spettro solerte
Che rendi il tempo inerte
E lungamente la sua furia nota:

Il cuore roso, sgombra!

Ma potrà, mute lotte
Sopite, dileguarsi da età, notte?
Il.
La sera si prolunga
Per un sospeso fuoco
E un fremito nell'erbe a poco a poco
Pare infinito a sorte ricongiunga.

Lunare allora inavvertita nacque
Eco, e si fuse al brivido dell'acque.
Non so chi fu più vivo,
n sussurrio sino all'ebbro rivo
O l'attenta che tenera si tacque.
III
Ora il vento s'è fatto silenzioso
E silenzioso il mare;
Tutto tace; ma grido
.
Il grido, sola, del mio cuore ,
Grido d'amore, grido di vergogna
Del mio cuore che brucia
Da quando ti mirai e mi hai guardata
E più non sono che un oggetto debole.

Grido e brucia il mio cuore senza pace
Da quando più non sono
Se non cosa in rovina e abbandonata.
VII.
Nella tenebra  muta
Cammini in campi vuoti dogni grano:
Altero al lato tuo più niuno aspetti.
VIII.
Viene dal mio al tuo viso il tuo segreto;
Replica il mio le care tue fattezze;
Nulla contengono di più i nostri occhi
E, disperato, il nostro amore effimero
Eterno freme in vele d'un indugio.
X.
Non odi del platano
Foglia non odi a un tratto scricchiolare
Che cade lungo il fiume sulle selci?

Il mio declino abbellirò stasera;
A foglie secche si vedrà congiunto
Un bagliore roseo.
XIII.
Sceso dall'incantevole sua cuspide
Se ancora sorgere dovesse
Il suo amore, impassibile farebbe
Numerare le innumere sue spine
Spargendosi nelle ore, nei minuti.
Spargendosi nelle ore, nei minutì
XIV
Per patirne la luce,
Gli sguardi tuoi, che si accigliavano
Smarriti ai cupidi, agl'intrepidi
Suoi occhi che a te non si soffermerebbero
Mai più, ormai mai più.
Per patirne l'estraneo, il folle
Orgoglio che tuttora adori,
A tuoi torti con vana implorazione
La sorte imputerebbero
Gli ormai tuoi occhi opachi, secchi;
Ma grazia alcuna più non troverebbero,
Nemmeno da sprizzarne un solo raggio,
Od una sola lacrima,
Gli occhi tuoi opachi, secchi,

Opachi, senza raggi.
XV.
Non vedresti che torti tuoi, deserta,
Senza più un fumo che alla soglia avvii
Del sonno, sommessamente.
XIX.
Deposto hai la superbia negli orrori,
Nei desolati errori.

da Co

Benedizione del viaggiatore, San Patrizio

Possa la strada venirti incontro;
possa il vento soffiare
sempre alle tue spalle;
possa il sole splendere
sempre sul tuo viso
e la pioggia cadere
soffice sul tuo giardino
e fino a che non ci
incontreremo di nuovo
possa Dio tenerti
nel palmo della Sua mano 

Benedizione del viaggiatore, San Patrizio


mercoledì, marzo 09, 2016

Per Marcos

Per Marcos che é nato il 5 di Marzo.

Quando un giorno ti lascia
Pensa all'altro che spunta.

Ê sempre pieno di promesse il nascere
Sebbene sia straziante
E l'esperienza d'ogni giorno insegna
Che nel legarsi, sciogliersi o durare
Non sono i giorni se non vano fumo.

Ungaretti




mercoledì, gennaio 13, 2016

Die Wise

Die Wise teaches the skills of dying, skills that have to be learned in the course of living deeply and well. Not a seven step coping strategy, not an out-clause for trauma or sorrow, Die Wise is for everyone who, hell or high water, is not going to pull off eternity after all. Dying is not the end of wisdom and wisdom not exhausted by dying. Dying could be and must be the fullest expression and incarnation of what you’ve learned by living. It’s a moral obligation to die well. If you love somebody, if you care about the world that’s to come after you, if you want somebody to be spared the lunacy of what you’ve seen, you’ve got to die wise.

Orphan Wisdom

ΑΞΙΟΝ ΕΣΤΙΝ ΗΧΟΣ ΠΛΑΓΙΟΣ ΤΟΥ ΠΡΩΤΟΥ (το Πατριαρχικόν)

domenica, gennaio 03, 2016

Tolkien

The Gospel contains a fairy-story, or a story of a larger kind which embraces all the essence of fairy-stories. They contain many marvels—peculiarly artistic, beautiful, and moving: ‘mythical’ in their perfect, self-contained significance; and among the marvels is the greatest and most complete conceivable eucatastrophe. But this story has entered History and the primary world; the desire and aspiration of sub-creation has been raised to the fulfillment of Creation. The Birth of Christ is the eucatastrophe of Man’s history. The Resurrection is the eucatastrophe of the story of the Incarnation. . . . To reject it leads either to sadness or to wrath.

 Tolkien, “On Fairy-Stories,” 155-56