- Italiano sette con dodici” “Matematica sei con dieci”, “Fisica sei con nove”, “Topografia sette con venti” ….”Un nuovo ordine monastico!” esordì Dreiser Cazzaniga anziché dettare il voto di francese seguito dalle assenze”. La professoressa di matematica scoppiò in una risata inarrestabile mentre il Prof. Pezzetto dopo aver ringhiato rumorosamente incassò ulteriormente il cranio all’interno delle spalle ingobbite.
Dreiser assegnava ai suoi alunni il voto ottenuto attraverso la media istintiva, in valore assoluto mai minore di sei, mentre per le assenze effettuava un calcolo più complicato: la parte intera della media armonica delle assenze di tutte le materie che precedevano la sua. Ovviamente effettuava questi calcoli mentalmente e da quando calcolava le assenze in questo modo, anziché contare quelle segnate sul registro, il direttore Nespolino non faceva più pieghe sulla sua faccia castagnosa…
Di fronte il collega Dreiser il Collegio degli esercenti (pescivendole, macellai, droghieri ed altri commercianti dell’Istituto Tecnico Commerciale Stantuffi) era sempre nettamente diviso in due. Sessantratre l’avrebbero fatto uccidere o anche ucciso con le loro mani. Tre eroine dei fumetti invece lo amavano senza riserve e s’illuminavano d’immenso al solo vederlo. -
Shirakumo
Non ci sono molte tracce, negli scartafacci disordinati che abbiamo ereditato dal compianto Dreiser, che ci aiutino a identificare le tre dame. Pensiamo di che una potesse essere Doña Clarita Falta, anche se al tempo cui si riferisce la testimonianza di Shirakumo era abbastanza piú vecchia di Dreiser Cazzaniga, viveva con un vecchio pastore sardo che aveva salvato dal canile e era occupata in incomprensibili operazioni di autodistruzione. Era cinerea non legnosa, piuttosto cinerea si esprime al suo riguardo il nostro Dreiser Cazzaniga.
Forse l'altra era l'anima latina di Doña G. de León y Barbados pallida gaviota del Caribe e di Solentiname come la invoca Dreiser in un frammento di una poesia perduta a questa bella dama dedicata.
D'altre non abbiamo contezza e saremmo grati a shirakumo se volesse avanzare anch'ella una sua certamente acuta interpretazione.
L'ironia e l'umorismo tagliente sovente espresso attraverso sciarade e calembours a bruciapelo non era in Dreiser Cazzaniga indizio certo di letizia e spensieratezza ma di dolore e di amarezza.
Quanto pú soffriva tanto piú si faceva acuta la sua vena comica e rapidi i suoi malabarismi verbali fino a che una rabbia aspra e bruciante lo urticava impietosamente.
Lo stesso avveniva nei momenti di amarezza che erano frequenti in quel periodo.
L'umorismo era per Dreiser la suprema protesta contro l'insensatezza della vita e del cosmo.
Non era, peró, mai distruttivo il dolente umorismo di Dreiser Cazzaniga voleva piuttosto rompere il cosmo, infrangere lo specchio del linguaggio per poi rimontarli in un altro modo per essere sicuro che comunque non sarebbe mai stato piú assurdo di quello che si conveniva di chiamare reale e nella speranza che potesse essere perfino piú lieto, chissá!
Cosí finiva per fasi odiare da quasi tutti i molti che alla povera realtá si aggrappavano con fiducia per non essere travolti dalla loro notte interiore.
Era uno dei grandi peccati, non il solo, ma di certo uno dei piú grandi peccati contro la compassione di cui Dreiser Cazzaniga si dilettó per lunghi animi a macchiare quello strofinaccio liso della sua anima e di cui amaramente si pentí nella vecchiezza.
genseki