lunedì, gennaio 04, 2010

Torri

L'abbandono lascivo delle torri
Fasciate nelle piume della nebbia
Nel cobalto d'oblio delle nubi
Nel mutevole volto dei venti
Dominanti riflesse, modellate, chiamava
A sé lontane nevi
Come lo Sciamano chiama la lucertola
Con i suoi movimenti scivolosi
Con i passi di sussurro e seta, la coda
Vibrante alle onde piú sottili
Della malinconia. Torri, torrette
Saracene, barbacane sole nel tempo
Nel trascorrere di vigne e orzo
Nespole, castagne, frullo di fagiani
Nel disperdersi dell'odore del mosto
E del catrame
Torri lascivi spalti nel lenzuolo del tempo
Come carne concessa della storia
Carne diletta abbandonata oppressa
Torri togate di nebbia ottobrine
Nell'abbaglio della neve
Torri lascive a me avare di abbracci
Nel fuoco della memoria braci
Dell'incendio dei rovi

*

I borghi? Dormienti nelle pianure
Presi nel sonno inespiabile del mare
Onda dopo onda eppur chiusi tra fronde
Tra le chiome degli olmi degli ippocastani
I borghi? Ottusi, bianchi tra il fieno
Sferzati dall'odore acre delle colline
Dalla bianchezza del sole sulla piazza
Ruminando storia e passi zoccoli fustagno
Pneumatici cattedrale tacchi a spillo
Tacchi sottili come il conformismo
I borghi bianchi pascolano nella pianura
Assolati assordati assediati dal vento rosso
Delle colline dall'odore delle trecce
Delle lentiggini contadine
Dalle sirene delle fabbriche di mattoni
Che inchiodano la notte senza stelle.

genseki

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