"Quando il maestro Yakusan Kôdô meditava in posizione seduta, un monaco venne a porgli una domanda: "Che cosa pensa Maestro restandosene cosí seduto per terra?" Il Maestro disse: "Penso il non pensiero" Domandó allora il monaco: "Come si fa a pensare il non pensiero?" Ripose il Maestro: "Con hishiryo".
La traduttrice dell'edizione francese dello Shôbôgenzô da cui è tratto questo brano del Zazenshin scrive in nota:
"... La parola shiryô è composta di due caratteri: Shi: pensiero e Ryô: misura e designa il pensiero analitico e discriminante. Ora, nel termine fushiryô (non pensiero) la parola shiryô è preceduta dal prefisso privativo fu-, in hishiryô dal prefisso privativo hi-. L'essenziale di questo dialogo dipende, effettivamente dalla sottile differenza semantica tra i due prefissi privativi: fu- e hi-.
Il primo indica l'assenza della cosa negata mentre il secondo indica la differenza di livello, di ordine."
Yoko Orimo Shôbôgenzô Vol I
Pag 23
Nota 2
Trad genseki
La parola shiryô sembrerebbe poter essere fatta coincidere con il concetto hegeliano di "intelletto" mentre il prefisso hi- sembra poter svolgere la funzione del verbo "Aufheben". Coincidenze linguistiche e teoriche davvero sorprendenti che meriterebbero di essere approfondite e asseverate.
genseki
1 commento:
Il problema è la resa di fu e hi, i due kanji che precedono la parola shiryo, 'pensiero'. Mentre il primo è semplicemente un negativo e quindi traducibile con'non', il secondo non è semplice negazione, ma può anche indicare contrasto (ad esempio anti-) o 'non corretto,sbagliato, non buono, 'non essere', diverso da'o anche 'al di fuori di'. Il testo inglese di Bielefeldt distingue tra nonthinking e not-thinking, ma questa differenza non può essere resa nella lingua italiana. A. Tollini "Pratica ed illuminazione nello Shobogenzo".
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(Tollini traduce non-pensiero e senza-pensiero)
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