domenica, dicembre 18, 2022
venerdì, dicembre 16, 2022
Il Cacciatore
Nella mia mente passeggia un cacciatore
Che avanza inquieto allo spuntar del giorno,
Salta il suo cane allegro, fiuta, corre
Tra rovi e arbusti
Egli, peró, non vede la campagna, nulla fiuta;
Non sa nulla dell’alba, non sa nulla,
Di quella luce pra, zaffarano,
Neppure che sta respirando il marzo,
Va camminando tesi, attento, solo
Al volo raso che alza la pernice
Poi volge al borgo al cader del giorno
Con il bottino alla bandoliera
Di prede colte lungo la giornata
Una giornata intensa, tante ore
Che anelo furon e ora son fatica.
Nella mia mente va. E giunge ormai
Lo vedo aprire l’uscio della casa
Entra confuso - con lo schioppo in spalla -
Nell’oscura atmosfera che vi regna.
Eloy Sanchez Rosillo
Trad Pietro
giovedì, dicembre 01, 2022
Giiordano Bruno
**
E chi mi impenna, e chi mi scalda il core?
Chi non mi fa temer fortuna o morte?
Chi le catene ruppe e quelle porte,
Onde rari son sciolti ed escon fore?
L'etadi, gli anni, i mesi, i giorni e l'ore,
Figlie ed armi del tempo, e quella corte,
A cui né ferro, né diamante è forte,
Assicurato m'han dal suo furore.
Quindi l'ale sicure a l'aria porgo,
Nè temo intoppo di cristallo o vetro;
Ma fendo i cieli e a l'infinito m'ergo.
E mentre dal mio globo agli altri sorgo,
E per l'eterio campo oltre penetro,
Quel ch'altri lungi vede, lascio al tergo.
Opere italiane, G., I, 91. 79
Michel de Certeau
La faiblesse de croire
La veritá religiosa non si può capitalizzare.La si può solo condividere. Essa condivide. Cosí la pratica comunitaria consiste nel fare insieme questa veritá e nello scommettere sull’atto di credere. Chi pensa poter restare separato dai suoi fratelli senza allo stesso tempo essere separato da Dio, o che crede poter possedere i suoi fratelli senza trasformare Dio in un idolo, sbaglia e cessa di essere religioso.
Trad. genseki
Hugo Mújica
Poesie
Tad genseki
Alba
Quieto
Come chi non si muove
Perché il sangue non filtri
Dalla bocca,
Quieto,
Come un uccello
Ferito
Nel palmo della mano
Senza chiudere la mano
Esiste una fede assoluta:
Una fede senza speranza.
***
Ci sono cani que muoiono della morte dei loro padroni
Certi cani
Muoiono della morte dei loro padroni
Corpi che non fanno l’amore,
Fanno paura
Che non si agitano,
Tremano.
In certi uomini
Muore Dio
Come una goccia di ceralacca
Sul petto
Di un torso di marmo,
Sono quelli che piangono quando credono
Di parlare,
O gridano nel sonno, ma giunta l’alba,
Si dimenticano del grido
Con cui incendiarono la notte.
In certi uomini geme dio
Per non incontrare un uomo dove morire di carne,
Ma non piange come chi piange
Solo
Piange come chi piange con un bambino in braccio.
**
Appena pochi giorni fa
Appena pochi giorni fa morí mio padre,
Da tanto poco.
Cadde senza peso,
Come le palpebre quando giunge
La notte o una foglia
Quando il vento non strappa, culla.
Oggi non è come altre piogge
Oggi piove per la prima volta
Sul marmo della sua tomba.
Sotto ogni pioggia
Potrei giacere io, ora lo so,
Ora che sono morto in un altro.
**
A notte avanzata non dormo
Da lontano un tramonti
Ove l’autunno
È un luogo nel mio petto,
Cominciano a illuminarsi le finestre,
La mia nostalgia
Di stare dove so molto bene che entrando
Ritornerei fuori.
Dolgono gli occhi per sognare tanto lontano
La fronte per pensare
L’impensabile di tanta vita
Che non ho abbracciato
Tanti debiti di ció che non è nato.
Si vanno spegnendo le luci,
Ê la soglia tra una notte e l’altra
La fragile vicinanza
Di paura e speranza.
L’ultimo giorno potrebbe essere questo che finisce,
Questa notte
In cui sto scrivendo
Uguale, ma senza nuova assenza
Per continuare a sperare.
**
Fino alla fine
Vidi un cane nero morto
Sulla via
Schiacciato in mezzo alla strada, macchiato
Dalla neve.
Vidi la vita, proprio li,
E vi era solo questo: l’alibi
Dell’innocente: pagare tutto.
Percepii la vita nella neve e mi vidi morire
Come un animale che resiste
Fino all’ultimo
Fino al desiderio di essere finito,
Fino al gemito finale,
Quello che chiede il perdono per ogni crimine altrui:
Quello che perdona dio.
**
Un pezzo di fame, un bicchiere d’acqua
Fedele all’umano,
Alle dimensioni di ciò che le braccia
Cullano,
Allla festa
Di ció che le mani contengono,
Alla silenziosa speranza
Che consiste in non chiudere le labbra,
Fedele a un bicchiere d’acqua
E al pezzo di fame
Che un altro corpo ci porta,
Fedele sorso a sorso, fame a fame.
Fedele al pudore di un cenno soltanto
Soltanto all’abisso
Dell’Altro
Quando il silenzio
Tace nella pelle che ci separa.
Fedele al limite di morire uomo,
Di acera abbracciato quel vuoto
Che colma l’abbraccio stesso.
**
L’aperto
Quieta cade la pioggia
Sgorga l’aperto.
Piove, piove sull’attesa,
Cadere è il sentiero della pioggia
E il sentire è la sua meta.
Bisogna osare l’aperto e la caduta
Il deserto della sete
Non la sete del deserto.
**
Nel mezzo della notte
Anche nel mezzo della notte
La neve si scioglie bianca
E cade la pioggia
Senza perdere la sua trasparenza.
Ê lei, la notte,
Che ci libera dai riflessi,
Che ci dilata le pupille.
Il cieco col suo bastone
Cerca la luce, non il cammino.
mercoledì, novembre 30, 2022
Rafael Celaya
Trad. genseki
Se è vero che esisto e che mi chiamo Rafael
Se è vero che sono qui
E che questo è un tavolo
Se è vero che sono qualche cosa di più che una pietra scura tra le ortiche,
Qualche cosa di più che una pietra ruvida nel fondo di un pozzo.
Se è davvero reale la luce viola di questa sera,
Se questi grigi e malva sono case e nuvole;
Se davvero non è un sonnambulo quell’uomo che passa nella strada;
Se è reale questo silenzio che sale e scende tra vita e mistero;
Se è vero che esisto e che mi chiamo Rafael,
E che sono qualche cosa di piú di una pianta di carne;
Se le cose esistono davvero,
Se io pure esisto,
Se davvero questa sera dolce dal profumo di magnolia è almeno un poco reale;
Se è reale anche questo tremito di infinito che sento pulsare in me;
Se mi chiamo per davvero Rafael e penso ed esisto;
Se il mondo vive davvero Inn una densa atmosfera
Di pensieri sconosciuti ed eterni
Se è davvero cosí,
Allora grazie, grazie per tutto questo!
***
Di piú
Le bestie i fulmini, gli uomini,
La caléndula que scoppia
Allegria! Allegria!
Con il suo strillo arancione:
L’erba dolce e sottomessa
Al fiato lentissimo della terra
E questo mare che dispiega la mia spossatezza,
E questa brezza che solletica la mia allegria,
Amo tutto questo in piena libertà e sono,
Sono, solo questo, sono
Sono contemporaneamente dentro e fuori.
Lasciate volare i versi!
Liberate la colomba trafitta dalla penna!!
Rompete il ritmo insieme a me!
Uccidetemi! Vi prego
Poesie, poesie di fronte al mare!
Non è il pensiero, è di piu
È l’allegria sufficiente a lasciarlo svanire.
Non il risultato , di piú!
Nell’errore, nell’amore, nel piccolo, la totalità.
***
Raccontami come vivi, come stai morendo
Raccontami come vivi;
Dimmi con semplicità come passi le tue giornate,
I tuoi odii lentissimi, le tue allegrie,
El le onde confuse che ti portano sperduto
Tra la schiuma cangiante di un bianco imprevisto.
Raccontami come vivi
Vieni a me, faccia a faccia;
Dimmi le tue menzogne (sono peggiori le mie),
I tuoi risentimenti (che sono anche i miei),
E questo stupido orgoglio (posso capirti).
Raccontami come muori
Nulla di te è un segreto:
La nausea del vuoto (o il piacere, fa lo stesso);
La pazzia imprevista di qualche istante vivo
La speranza che cava testardamente il vuoto.
Raccontami come muori,
Come rinunci - saggio -,
Come - frivolo - brilli da vero fuggitivo,
Come finisci in nulla
E mi insegni, é ben chiaro, a restare tranquillo.
***