venerdì, dicembre 21, 2012

Che cosa resta?

Che cosa resta della parola
Quando oltre il velo non incontra l'occhio?
Come rosario di foglie
La sillaba il vento
Dalla cresta del monte
Al fondovalle
Le risponde il corno della luce:
Nessuno, piú -
L'aveva mai detta -.

genseki

Jabès


Jabès

Il silenzio è la mandorla del rumore; per questo Dio, che è duro silenzio, non puó essere udito, solo postulato, come le ore del frutto dalle ore dell'albero.

Jabès

domenica, dicembre 09, 2012

Comunismo

La filosofia attraverso il nome comunismo pensa
«la passione ugualitaria, l’Idea della giustizia, la volontà di rompere coi compromessi relativi al servizio dei beni, la rinuncia all’egoismo, l’intolleranza dell’oppressione, il desiderio della fine dello Stato. L’assoluta preminenza della presentazione molteplice sulla rappresentazione. L’ostinazione militante, obbligata da qualche evento incalcolabile, a reggere per caso il discorso di una singolarità senza predicato, di un’infinità senza determinazione né gerarchia immanente».

Alain Badiou

lunedì, novembre 26, 2012

Hinojos


Appena

Fu appena il fioco distenedersi
Della fiammella feconda
Che ci avvolse in rete fragile
Ora verde ora zampilli
Graffi di unghie nel fango
Congiurano il volo azzurro
Canoro della libellula
Che muta distende pastelli
È l'ora d'ogni abbandono
Della canfora delle stelle
Lascio cadere la pelle
Resta la perla del cuore
Rugiada di crespo splendore
Sospesa fra muschio e cielo
E anche il respiro si annulla
Nella curva dello sguardo.

genseki

Mosche di stagno

Mosche di stagno
Colombe di cartone
Un lago in verticale
La corrente
Che modulava un volo di falene
Era il tuo ventaglio
Stregato dall'indifferenza
Delle tue unghie
Discutevo con i tuoi piedi
Fino allo sfinimento
Avrei voluto essere azzzurro
Nutrire delfini
Alimntare mantidi
O almeno la speranza
Bruciai colombe
Apparvero gemme
L'ultimo albero mi parlava
Scuotendo dalla chioma
Ruggine come forfora.

genseki

lunedì, novembre 12, 2012

Dietro la cortina della pioggia

Dietro la cortina della pioggia
Scivola via l'aspide luminoso
Canne d'orzo, schiocchi,
In ginocchio, a tentoni
Nell'erba spruzzata di rosa
Cerco versi, versi nuovi,
I miei versi, con gli occhiali spenti
Raccolgo solo chiocciole, sputi,
Qualche frammento insanguinato
Dei miei denti di ieri, fradicio
Mi riscaldo come ad una fiamma
Al calore dell'abbandono.

genseki

Soledad

Bevo dalla fiasca dell'abbandono
La pioggia fiacca tutti i gemiti
Germogliano le mie unghie al flauto della luna
Resto solo come ognuna delle sue note.

genseki

sabato, novembre 10, 2012

Alberto Giacometti

Il regrette les bordels disparus. Je crois qu'ils ont tenu-et leur souvenir tient encore-trop de place dans sa vie, pour qu'on n'en parle pas. Il me semble qu'il y entrait presque en adorateur. Il y venait pour s'y voir à genoux en face d'une divinité implacable et lointaine. Entre chaque putain nue et lui, il y avait peut-être cette distance, que ne cesse d'établir chacune de ses statues entre elles et nous. Chaque statue semble reculer-ou en venir- dans une nuit à ce point lointaine et épaisse qu'elle se fond avec la mort : ainsi chaque putain devrait-elle rejoindre une nuit mystérieuse où elle était souveraine. Et lui, abandonné sur un rivage d'où il la voit à la fois rapetisser et grandir dans un même moment.
 Je hasarde encore ceci : n'est-ce pas au bordel que la femme pourrait s'enorgueillir d'une blessure qui ne la délivrera jamais plus de la solitude, et n'est-ce pas le bordel qui la débarrassera de toute attribution utilitaire, lui faisant ainsi gagner une sorte de pureté.
  Plusieurs de ses grandes statues sont dorées.
 
Genet 
L'atelier d'Alberto GIacometti  

Genet


Destra e Sinistra



Se accettiamo la fraseologia politica corrente dovremo ammettere che l'arte appartiene tanto alla sinistra come alla destra, ovvero è radicata in una tradizione e si riflette in un futuro che solo con molte difficoltá avrá contribuito a instaurare.
Jean Genet

Rihm Dis-Kontur

La rugiada sulla pelle

La rugiada sugli zucchini
Come una lacrima sulla pelle del rospo
Le murene le avevamo nutrite di funghi
I loro denti sibilavano adesso
Come carta vetrata.

genseki

I ceci

I ceci li avevamo condivisi
Con altri roditori
Ma era la luce che ci feriva
Il freddo scorreva lungo il vetro
Come fossero tanta tante sfere:
Nessuna aveva una forma.
Sotto la sferza della luna
Cercavamo di essere noi stessi
Come lupi scorticati
Fiutavamo la nostra pelle.

genseki

mercoledì, novembre 07, 2012

Rimbalzavano le perle

Rimbalzavano le perle sul mogano
Proprio come componevo le parole
Cosí banali che certo nessuno
Le avrebbe volute comprare
Al mercato della menzogna.

Nudi miei cani

Nudi miei cani, piú nudo ancora
Nel fango arcaico della bughiera
L'alito si condensava in sogno,
Tepore della carne straziata;

Latravano tra i rovi, l'erica;
La luna era una groviglio di spine.
Inoronato di denti frugavo
Tra le viscere della veglia.