lunedì, gennaio 07, 2013

Pentimento

Il paese della pioggia è appena oltre il rio
Entro nella pioggia come fosse un'altra pelle
Come il pellegrino che implora il perdono
Le foglie umide della vite canadese
Si incollano alle braccia alle spalle
Rane e serpi sono pensieri che confortano
Il viaggio sarà lungo lunghissima ogni giornata
Il paese del pentimento la contea del rimorso
Si estende appena oltre la cortina della pioggia
I draghi della nebbia sfregano le squame
Sui fianchi del monte, sulla corteccia dei faggi
Implorerò il perdono dei vivi e dei morti
Dei nemici e degli amici
Gemendo intera tutta la mia abiezione
Nella speranza della luce immeritata
Del perdono della pace serena
Oltre la pioggia tra il verde fresco dei prati
E l'oro fragrante e radioso dell'avena
Oserò pronunciare di nuovo il nome
Della Vergine bella e del suo Figlio.

Bolls Corracha

domenica, gennaio 06, 2013

La Montagna incantata



Due giornate di viaggio allontanano l'uomo – e a maggior ragione il giovane le cui deboli radici non sono ancora penetrate profondamente nell'esistenza – dal suo universo quotidiano, da tutto ciò che egli considerava i suoi doveri, interessi, preoccupazioni e speranza; lo allontanano infinitamente di più di quanto avrebbe potuto immaginarsi nel veicolo che lo conduceva alla stazione. Lo spazio che, girando e fuggendo, si interpone tra lui e il suo punto di partenza sviluppa forze che si credono riservate al tempo.

Thomas Mann
Trad genseki

martedì, dicembre 25, 2012

Madido di silenzio

Madido di silenzio
I chiodi d'argento del gelo
Nelle palme, nei talloni
Il sudore è l'ultima tunica
Prima della luce nuda.

genseki

Non avere piú voce

Non avere piú voce
Come tace anche il cielo
Piú spento e alto
Il collo dell'avena
I brividi rosa degli ontani
Sul greto così gelido
Non avere piú voce
Come il ciottolo umile
Che levigó la pioggia
Prima che ogni cosa avesse un volto.

genseki

domenica, dicembre 23, 2012

Walking man - Giacometti


Genet

In realtá allontanandosi dal testo, gli spettatori dovrebbero restare con in bocca un intenso sapore di ceneri e il tanfo della corruzione.



Rembrandt

Fin dal principio si sentí attratto poderosamente dalla poetica della rovina, dalla poetica dell'imperfezione. Godeva tracciando i segni che lasciavano i morsi dell'esperienza mondana. i fori, le punture. gli occhi rossi, le rughe della pelle davano al volto umano una ricchezza multicolore. I segni del vaiolo, la scrofola, la pelle macchiata e le croste erano fatti che andavano ispezionati da vicino E con molta attenzione; irregolarità sulle quali far passare il suo sguardo tattile. Oltre le sacre scritture non si preoccupava di nessun libro che non fosse quello della decadenza con le sue veritá scritte nelle rughe incise sulla fronte degli uomini e delle donne anziani, nelle fenditure dei solai decrepiti, nei muri coperti di licheni degli edifici vecchi o nella pelle coperta di sarna di un leone malaticcio.

Shama
Rembrandt

sabato, dicembre 22, 2012

Il verde dei prati

Ogni canto era come un grido
Sfilacciato nel grigio degli alberi
Ma il verde dei prati era cosí intenso
Che una sola lacrima lo avrebbe infranto.

genseki

Stornello

Eppure il mondo mi si offriva
Nell'atto stesso di abbandonarlo
Sgusciavo fuori dal pantano
Tra i gattici
Tra gli ulivi
Nudo cme un assassino
Che canta a squarciagola
Uno stornello

genseki

Autunno


L'amico poeta

Non ero l'amico poeta per te
Ero quello strano, quello che agitava le mani
Troppo grandi e screpolate
Goffo come un airone,
Che s'incendiava come un faggio
In gennaio
Poi tutto quel fuoco si estese
E del dolore
Non restó che cenere.

genseki

Autunno


venerdì, dicembre 21, 2012

Sulle cime

Sulle cime piú alte giá l'autunno
Depone corpo e mente
Tra i rami dei larici;
Tutti quei minuscoli aghi d'oro
Accolgono come un manto
Il suo tonfo maestoso
Resta il vuoto,
I venti cavi
La corsa dei cervi
Il silenzio del temporale lontano
Riempie la valle di ombre viola
Seduto sotto una pietra
Tra i licheni potrei forse abbandonare
Il parassita che mi divora
Deporre poi anche questo sacco di pelle
Come un altro fungo tra i rododendri.

genseki

Piú niente

Dentro non c'era più niente
Eri vuoto, Forse qualche volo, minuzie,
Polvere di ricordi
Amori, sentieri, macchie d'umido,
Un cespuglio di nespole
Qualche giorno di un novembre
Infantile
Per un attimo apparve persino Enrico
Con la sua stampella.

A uno scoppio di vento
Che tese le sciarpe degli idoli tarlati
Lo sciame si levó in volo
Con strepito sordo
Un solo fiore spledeva sull'albero nudo
Come quel diadema di rugiada della leggenda
Le vespe scendevano ronzando
Sulla coppa di miele e il resto delle mele.

genseki

Autunno