venerdì, giugno 11, 2010
Stupidaggine
Ecco un esempio di stupidaggine zen che indurrebbe a pensare che il pensiero di Dogen è condannato dai suoi seguaci a restare confinato nell'ambito di una subcultura:
"René Descartes comincia la sua riflessione filosofica con il detto: "Cogito ergo sum" - penso dunque sono. Anche i filosofi tedeschi Kant e Hegel mettono l'esistenza di uno spirito alla base della loro riflessione filosofica. Nel buddismo invece, quando parliamo di spirito, ci riferiamo a qualche cosa che supera la dimensione del pensare e della coscienza, perché lo spirito comprende l'universo intero."
Michel Bovay
trad. genseki
"René Descartes comincia la sua riflessione filosofica con il detto: "Cogito ergo sum" - penso dunque sono. Anche i filosofi tedeschi Kant e Hegel mettono l'esistenza di uno spirito alla base della loro riflessione filosofica. Nel buddismo invece, quando parliamo di spirito, ci riferiamo a qualche cosa che supera la dimensione del pensare e della coscienza, perché lo spirito comprende l'universo intero."
Michel Bovay
trad. genseki
Hishiryo
Il pensiero hishiryo è l'attivitá mentale che contiene il pensiero e il non pensiero. Che cosa significa queto contenere? Lo si puó comparare utilmente con un "Auhebung"? Cioè hishiryo è il superamento dialettico che toglie il pensiero e il non pensiero elevandoli a uno stadio di attivitá mentale superiore?
Sembrerebbe che il momento del non pensiero sia il momento della negazione del pensiero e che quello di hishiryo rappresenti la negazione di questa negazione, Il risultato del processo è hishiryo cioé la negazione della negazione del pensiero esperita nella "pratica". In hishiryo il pensiero è presente attraverso la sua negazione a sua volta negata,
Il pensiero di Dogen è cioé integrabile nella nostra tradizione filosofica? Questa è una integrazione possibile? Il pensiero di Dogen certo non merita di finire "yogizzato" o "oshizzato", puro prodotto da eboristeria biodinamica e serenitá a un certo prezzo, Il pensiero di Dogen merita di essere sottratto all'orientalismo e confrontato con Hegel e Spinoza fino a perdere la patina fastidiosa di orientalismo nipponizzzante che lo rende opaco . Il non pensiero è la forma che il pensiero ha nei corpi?
Il pensiero di Dogen puó essere liberato dai maestri zen? Da coloro che pensano che la cultura occidentale sia Sgarbi? È posssibile leggerlo senza assumere il bavoso atteggniamento intellettuale che si esprime nella frase oscena: "L'occidente non sa piú ma gli orientali hanno sempre saputo" e altri simili automatismi mentali? È poossibile un Dogen tradotto nella forma del sonetto e non nella spuria barzelletta degli pseudo haiku da medidatore da palestra?
giovedì, giugno 10, 2010
Blog chiuso
Il fatto che questo blog si definisca chiuso non vuol dire che non vi saranno piú nuovi testi, vuol dire che i criteri di apparizione dei testi risponderanno esclusivamente a una logica di sviluppo interno.
Al principio di questa attivitá avevo pensato che questo strumento di comunicazione permettesse di svuiluppare una comunicazione creativa e collaborazioni feconde tra molte esperienze individuali.
In realtá non c'é niente di piú autoreferenziale di un blog, e lo spazio dei commenti, dei blog molto frequentati è una seria di dichiarazioni che non giungono mai veramente a costituire una relazione dialettica con le altre.
Il fatto che questo blog si definisca chiuso vuol dire che intende scegliersi i lettori, anche tra i pochissimi che passano di qua, secondo i suoi propri criteri interni, Non vuole essere letto dal primo venuto e crede che se il primo venuto se lo merita debba sentirsi scomodo tra questi testi.
Al principio di questa attivitá avevo pensato che questo strumento di comunicazione permettesse di svuiluppare una comunicazione creativa e collaborazioni feconde tra molte esperienze individuali.
In realtá non c'é niente di piú autoreferenziale di un blog, e lo spazio dei commenti, dei blog molto frequentati è una seria di dichiarazioni che non giungono mai veramente a costituire una relazione dialettica con le altre.
Il fatto che questo blog si definisca chiuso vuol dire che intende scegliersi i lettori, anche tra i pochissimi che passano di qua, secondo i suoi propri criteri interni, Non vuole essere letto dal primo venuto e crede che se il primo venuto se lo merita debba sentirsi scomodo tra questi testi.
genseki
Hishiryo
Il pensiero hishiryo puó essere interpretato come la forma pura del pensiero dialettico? Tanto per essere un po' rozzi si potrebbe schematizzare in questo modo:
Pensare con il pensiero
Non pensare con il pensiero
Sintesi: Hishiryo, pensare senza pensiero
Pensare con il pensiero
Non pensare con il pensiero
Sintesi: Hishiryo, pensare senza pensiero
Ovvero pensare con un pensiero che contenga in sé il pensiero e il non pensiero. Questo sembrerebbe poterlo riassumere nella forma di un pensiero semplicemente assolutamente cosciente di sé ma molto dipende dal contenuto che si da all'espressione di Dogen "non.pensiero".
"Non pensiero" puó essere inteso come lo sfondo di coscienza necessario perché il pensiero possa delinearsi, lo spazio del pensiero e anche il suo tempo, lo spazio tempo del pensiero che costituisce il campo in cui il pensiero stesso si espande e che è difficile distinguere dal pensiero perché ha la sua stessa estensione. Il pensiero crea il suo spazio e il suo tempo, quindi il suo non pensiero e pensiero e non pensiero sono inseparabilmente legati come le due famose facce del foglio bianco, hishiryo sarebbe dunque la coscienza chiara di questa struttura del pensiero.
Per "non pensiero" si puó intendere tutto ció che non è direttamente pensante, ciòé la materia stessa che costituisce l'universo e il nostro corpo immobile, non direttamente pensante per la coscienza che in quanto pensante si percepisce come appunto separata dal corpo. "Non-pensiero" sarebbe quindi lo sperimentare il pensiero nella sua relazione con la sua materia, il processo del pensiero come immanente al corpo, la forma che la coscienza diretamente non sa cogliere che il corpo ha di pensare.
Si puó anche avanzare che il non pensiero sia entrambe le cose e quindi hishiryo la sintesi di entrambe: il non pensiero dei corpi sarebbe il campo dello spazio e del tempo del pensare della coscienza.
genseki
Ancora sull futuro
Visto da qui, il futuro assume una forma nuova, Quanto piú vasta si stende la regione del passato, tanto più si restringe quella del futuro, Non del Futuro, del futuro, di quello individuale, di quello del soggetto, dell'io, Ormai posso dire di non avere piú nessun futuro possibile come individuo e che sono finalmente in grado di considerare il Futuro in sé, non reso opaco dalla possibilitá di una mia ingombrante presenza che mi obbliga a vederlo attraverso di essa come attraverso un vetro molto opaco, Senza di me in mezzo il Futuro si fa cristallino, fresco, sonoro, libero come un gioco a cui tutti possono giocare dalla molecola al professore, dalla foglia alla stella, La sparizione della proiezione di me nel futuro, del futuro come mio futuro lascia finalmente libero il Futuro di essere semplicemente come è. Sulla soglia tra l'intimitá del passato e l'illimitata libertá del futuro resto seduto, incerto, speranzoso di una recente bellezza, con una mano dentro l'altra come un piccolo nido per il germe del divenire
genseki
martedì, giugno 08, 2010
lunedì, giugno 07, 2010
Questo blog chiude
Questo blog chiude oggi, Il cammino verso la liberazione delle parole da quanto le rende utensili, stupidi mattoni di un significato insignificante, il chiudersi progressivo o il dischiudersi del futuro a ogni prospettiva che permetta di pensarlo, il ritorno del futuro come puro elemento del ricordo e quindi come forza che sola puó redimere il passato, gettare luce nella sentina del trascorso. Tutto questo è un viaggio che genseki debe compiere da solo.
Gli amici, i pochi: la gaBiota di Solentiname, Lu Spataro di Quittengo la luminosa Maresa di bellezza dolente fibra a fibra e i pochi altri che qui non menziono per insicurezza potranno continuare a leggere i messaggi che continueranno ad apparire, le poesie e le traduzioni e il gentile Florestan con loro. Chi cerca senza facili illusioni oltre la barriera del dolore e del senso, la nostalgia del soggetto nel suo indicibile dirsi, ebbene anche lui forse potrá decidere di perdere qui il suo tempo. Per tutti gli altri questo blog è chiuso non potranno piú leggervi niente di nuovo anche se, forse avranno l'illusione di poterlo fare.
Addio
genseki
Gli amici, i pochi: la gaBiota di Solentiname, Lu Spataro di Quittengo la luminosa Maresa di bellezza dolente fibra a fibra e i pochi altri che qui non menziono per insicurezza potranno continuare a leggere i messaggi che continueranno ad apparire, le poesie e le traduzioni e il gentile Florestan con loro. Chi cerca senza facili illusioni oltre la barriera del dolore e del senso, la nostalgia del soggetto nel suo indicibile dirsi, ebbene anche lui forse potrá decidere di perdere qui il suo tempo. Per tutti gli altri questo blog è chiuso non potranno piú leggervi niente di nuovo anche se, forse avranno l'illusione di poterlo fare.
Addio
genseki
Il non ancora conscio
Il non-ancora-conscio, è certo, tanto preconscio come l'inconscio della repressione e quello del'oblío, e nel suo genere, è perfino un tipo di inconscio che presenta tante difficoltá e offre altrettanta resistenza che l'imconscio dell repressione. Tuttavia il non-ancora-conscio non è subordinato in assoluto a una coscienza manifesta, bensí solo a una futura, a una che deve ancora sorgere.
Il non-ancora-conscio è pertanto solo il preconscio di ció che deve venire, la sede psichica ove nasce il nuovo.
Si mantiene soprattutto preconscio perché in esso ci viene dato un contenuto di coscienza che ancora non si è manifestato, che sorgerá solo nel futuro; in ogni caso deve ancora sorgere obiettivamente nel mondo.
Ernst Bloch
Da Principio Speranza
Trad. genseki
Il compito del ricordo
La politica da ora verrá primo della storia. I fatti diventano qualche cosa che semplicemente è appena accaduta, definirli è il compito del ricordo. Davvero, il risveglio è il paradigma del ricordo: il momento in cui riusciamo a ricordarci del passato piú prossimo, piú banale, piú manifesto.
Walter Benjamin
trad. genseki
Walter Benjamin
trad. genseki
lunedì, maggio 31, 2010
Sul ricordo
Sul ricordo
Il testo precedente di Hamann, il mago del Nord, mi ha richiamato alla memoria quello celebre di Bordiga: la societá futura influisce giá su quella presente. Sorprendente concordanza tra l'antirazionalista Hamann e il rigoroso dialettico. O forse sorprendente neppure tanto, forse un'ulteriore conferma nell'involontaria e segreta vena gnostica dell'ingegnere napoletano.
Per quanto riguarda la fenomenologia del ricordo, ebbene il ricordo è in relazione con il futuro nella forma piú semplice de inmediatamente evidente: chi non ha futuro non ha nemmeno ricordi. Sospetto, pur non avendo mai potuto sperimentare uno stato simile che anche chi non abbia assolutamente piú speranza non abbia nemmeno piú ricordi. Il ricordo, poi, come oggetto del ricordare si dispiega da un passato a un futuro: quello che non ricordo oggi, forse lo ricorderó domani. Ricordare è qualche cosa che ha uno svolgimento temporale lineare. Vi è una modalitá del ricordare che seleziona i ricordi in funzione del futuro, sperato, desiderato o anche piú spesso temuto. Se il ricordo ha bisogno del futuro e se ove non vi è futuro nemmeno vi è ricordo è altresí vero che l'universo del ricordo si ampia nella misura in cui il futuro si assottiglia. Nella nostra vecchiaia regnamo su un vasto impero di ricordi, in esso ci rifugiamo, troviamo protezione e di esso godiamo riposandoci in esso delle fatiche dell'aver vissuto. Il limite del minimo futuro è quello della maggior estensione del ricordo, ma quando non vi è piú futuro nemmeno vi è piú ricordo.
Il testo precedente di Hamann, il mago del Nord, mi ha richiamato alla memoria quello celebre di Bordiga: la societá futura influisce giá su quella presente. Sorprendente concordanza tra l'antirazionalista Hamann e il rigoroso dialettico. O forse sorprendente neppure tanto, forse un'ulteriore conferma nell'involontaria e segreta vena gnostica dell'ingegnere napoletano.
Per quanto riguarda la fenomenologia del ricordo, ebbene il ricordo è in relazione con il futuro nella forma piú semplice de inmediatamente evidente: chi non ha futuro non ha nemmeno ricordi. Sospetto, pur non avendo mai potuto sperimentare uno stato simile che anche chi non abbia assolutamente piú speranza non abbia nemmeno piú ricordi. Il ricordo, poi, come oggetto del ricordare si dispiega da un passato a un futuro: quello che non ricordo oggi, forse lo ricorderó domani. Ricordare è qualche cosa che ha uno svolgimento temporale lineare. Vi è una modalitá del ricordare che seleziona i ricordi in funzione del futuro, sperato, desiderato o anche piú spesso temuto. Se il ricordo ha bisogno del futuro e se ove non vi è futuro nemmeno vi è ricordo è altresí vero che l'universo del ricordo si ampia nella misura in cui il futuro si assottiglia. Nella nostra vecchiaia regnamo su un vasto impero di ricordi, in esso ci rifugiamo, troviamo protezione e di esso godiamo riposandoci in esso delle fatiche dell'aver vissuto. Il limite del minimo futuro è quello della maggior estensione del ricordo, ma quando non vi è piú futuro nemmeno vi è piú ricordo.
genseki
Hamann
Il futuro determina il passato
Hamann
Trad genseki
Come si puó pretendere di avere un concetto adeguado del presente senza sapere del futuro? Il futuro determina il presente e questo determina il passato, cosí come l'intenzione determina la natura e l'uso dei mezzi.
Hamann
Trad genseki
Jean Paul
Il ricordo
Precisamente per questa ragione, tutta la vita ricordata brilla come un pianeta nel cielo, cioé la fantasia integra le sue parti in un tutto sereno e concluso, Allo stesso modo avrebbe potuto costruire una totalitá torbida, ma i castelli in aria pieni di camere di tortura la fantasia pereferisce situarli nel futuro soltamto, come i Belvedere soltanto nel passato. A differenza di Orfeo, otteniamo la nostra Euridice volgendo lo sguardo indietro e la perdiamo se guardiamo davanti.
Precisamente per questa ragione, tutta la vita ricordata brilla come un pianeta nel cielo, cioé la fantasia integra le sue parti in un tutto sereno e concluso, Allo stesso modo avrebbe potuto costruire una totalitá torbida, ma i castelli in aria pieni di camere di tortura la fantasia pereferisce situarli nel futuro soltamto, come i Belvedere soltanto nel passato. A differenza di Orfeo, otteniamo la nostra Euridice volgendo lo sguardo indietro e la perdiamo se guardiamo davanti.
Jean Paul
Introduzione all'estetica
trad, genseki
domenica, maggio 30, 2010
La lontananza
Vi sono due tipi almeno di lontananza: una è la lontananza che è tale in assoluto e può essere definita, per esempio dalla distanza geografica, oppure dalla separazione emotiva o dalle due insieme. Questa è la forma falsa della lontananza, una lontanza astratta, paralitica, infeconda, incompleta, aliena alla sua propria pienezza, incapace di compiersi come tale. Vi è poi una lontananza che è tale solo in quanto contiene in se la vicinanza, la prossimità, che l'avvolge quasi a proteggerla, che la custodisce nella sua intimità. È la vera lontananza, quella che costituisce come madre della prossimitá, che permette alla prossimitá di riconoscersi come tale. Che la porta alla luce, insomma. Nessuno puó essere davvero lontano da qualche cosa di cui non sia assolutamente prossimo. Prossimo nel ricordo, nel desiderio, nell'odio, nella nostalgia, ma prossimo, Proprio attraverso la lontananza ciscuno so riconosce prossimo di qualche cosa nelle diverse modalitá possibili di prossimitá. È il movimento di allontanmarsi che apre lo spazio ovattato della prossimitá in cui accovaciarsi ascoltando i propri cuori, i propri duplici fiati,
genseki
genseki
L'evocazione di Dreiser Cazzaniga
Le note e le pagine che Dreiser Cazzaniga ci ha lasciato raccolte nella rubrica delle sue memorie sono destinate a un lettore, un lettore particolare cioé un tipo particolare di lettore ma anche un lettore concreto che viene poco a poco evocato nel testo fino a prendere la forma del Curatore. In questo senso Genseki è una evocazione, se non una creazione di Dreiser Cazzaniga, L'attaccamento all'insuccesso, quando non direttamente alla disfatta che caratterizza la vita e l'opera di Dreiser Cazzaniga non gli consentiva di sperare di poter trovare un lettore empirico delle sue memorie, se non vi è lettore empirico, se manca il destinatario concreto è l'autore stesso che puó evocare un tipo di lettore che giunga ad essere il lettore, il Destinatario. Cercando di realizzare questa idea Dreiser Cazzaniga la sviluppó fino a evocare la figura di Genseki, il Curatore. Genseki è quindi un personaggio delle memorie di Dreiser Cazzaniga, forse è un po' pretenzioso definirlo un personaggio, ma insomma qualche cosa di molto simile a un personaggio anche senza i contorni ben definiti di un vero personaggio e come quasi-personaggio svolge il ruolo di Curatore. Proprio come Curatore delle memorie di Dreiser Cazzaniga Genseki è in una certa misura l'autore di Dreiser Cazzaniga. È lui che sceglie e assembla i materiali lasciati da Dreiser Cazzaniga e li propone in forma narrativa. Dreiser Cazzaniga in cerca di un lettore finisce cosí per creare egli stesso il proprio autore.
Qual è, tuttavia, la natura del materiale che Genseki assembla per costruire l'immagine che Dreiser Cazzaniga desidera prenda forma di se stesso? Da un punto di vista strettamente materiale, abbiamo visto, si tratta di una variegata congerie di testi su differenti supporti cartacei piú o meno ortodossi, tutti coloro che lo conobbero sanno come Dreiser Cazzaniga, ossessionato dall'esigenza di una vita austera e in qulache caso francamente avaro fossr solito raccogliere volantini pubblicitari per utilizzarne la parte posteriore. Con tali volantini assemblava veri e propri quaderni su cui copiava poi le su note. Dal punto di vista del contenuto si tratta invece di ricordi,
le Memorie di Dreiser Cazzaniga non sono quindi un testo narrativo, i ricordi non si possono raccontare, pensva Dreiser Cazzaniga, solo si possono costruire, combinare, organizzare e in qualche caso anche percorrere ma non raccontare. Il racconto dei ricordi ha solo in apparenza una forma narrativa.
Qual è, tuttavia, la natura del materiale che Genseki assembla per costruire l'immagine che Dreiser Cazzaniga desidera prenda forma di se stesso? Da un punto di vista strettamente materiale, abbiamo visto, si tratta di una variegata congerie di testi su differenti supporti cartacei piú o meno ortodossi, tutti coloro che lo conobbero sanno come Dreiser Cazzaniga, ossessionato dall'esigenza di una vita austera e in qulache caso francamente avaro fossr solito raccogliere volantini pubblicitari per utilizzarne la parte posteriore. Con tali volantini assemblava veri e propri quaderni su cui copiava poi le su note. Dal punto di vista del contenuto si tratta invece di ricordi,
le Memorie di Dreiser Cazzaniga non sono quindi un testo narrativo, i ricordi non si possono raccontare, pensva Dreiser Cazzaniga, solo si possono costruire, combinare, organizzare e in qualche caso anche percorrere ma non raccontare. Il racconto dei ricordi ha solo in apparenza una forma narrativa.
giovedì, maggio 27, 2010
mercoledì, maggio 26, 2010
Il grande animale
a Edoardo Sanguineti
Su questo nastro di Moebius a cui è stato laminato
Il nostro orizzonte percettivo
Nessun foglio possiamo nemmeno piú voltare
Tutti i fogli hanno una faccia sola
E anche quella sola infinita
Che comincia e sempre termina in un supermercato cinese
Dove gl impiegati sudano soia
Che macchia le camicie di terital proprio sotto l'ascella
E tanti cristi ballano con il cuore fosforescente
Strettamente serrato nella mano
Invano cerchiamo di sollevare qualche cosa per guardarci sotto
Nemmeno lo zerbino ha un sotto dove nascondere la polvere
Pascoliamo in questo prato di moplen
Con un fiore finto nella mano.
genseki
Su questo nastro di Moebius a cui è stato laminato
Il nostro orizzonte percettivo
Nessun foglio possiamo nemmeno piú voltare
Tutti i fogli hanno una faccia sola
E anche quella sola infinita
Che comincia e sempre termina in un supermercato cinese
Dove gl impiegati sudano soia
Che macchia le camicie di terital proprio sotto l'ascella
E tanti cristi ballano con il cuore fosforescente
Strettamente serrato nella mano
Invano cerchiamo di sollevare qualche cosa per guardarci sotto
Nemmeno lo zerbino ha un sotto dove nascondere la polvere
Pascoliamo in questo prato di moplen
Con un fiore finto nella mano.
genseki
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