Maya Jie, quando va a dormire, colloca nel sue letto tutte le sue bambole: un pappagallo di pezza di quattro colori: giallo,verde, rosso, nero, una scimmietta dagli arti lunghissime e le mani adesive, due “muñequitas” cinesi, con un visetto pallido, pallido, due bambolloti, anch'essi cinesi, che a peró stanno sempre nudi e si chiamano Tchop-po e Tchop-pa, un orso con una cicatrice sul volto che gli infligge un'emorragia severa di ovatta e che si chiama Ghetto, un'altro orso pancione e pieno di macchie, un gattino che una volta aveva il pelo bianchissimo. É la famiglia di Maya Jie che la accompagna nel viaggio in quel grande oceano che è la notte per una bambina. Nel lettino ci mette anche i suoi libri e i suoi puzzle preferiti e lascia la porta aperta per sentire il respiro della mamma e qualche parola ovattata.
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L'imperatore Qin Shi Huangdi entra nel regno dela morte, nella sua ultima dimora colloca tutti i suoi soldati, i suoi cavalli, le sue spade, le picche, le frecce di Qin che oscurano il cielo, le sue mogli dalle lunge maniche, le linee degli esagrammi, i fiumi che solcano il suo regno, i pennelli e l'inchiostro rosso, i sigilli di pietra, i dischi di lacca, un leone che artiglia un globo e un leone che artiglia un cucciolo, le colline e le risaie e le case lontane dei contadini. Tutte queste cose saranno rinchiuse nella dimora di Qin Shi Haungdi, quando Qin Shi Huangdi entrerá nella dimora della sua morte.
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Editto Funerario
Io, l'Imperatore ordino la mia sepoltura: questa montagna ospitale, felice è la campagna che protegge. Vento e acqua nelle vene della terra e le pianure del vento sono propizie. Gradevole questa tomba. Sará mia.
Chiudete dunque la valle con qiuntuplice arco. Chiunque vi penetri sará nobilitato.
Prolungate il viale d'nore: - animali, mostri, uomini.
Edificate lassù l'alta fortezza merlata. Scavate nel momte la solida grotta.
Forte è la mia dimora. Vi penetro. Eccomi, Chiudete la Porta, murate lo spazio davanti ad essa. Sigillate il sentiero per i viventi.
Non ho desiderio di ritornare, non ho rimpianti, non ho fretta né fiato. Non soffoco e non piango. Regno con mansuetudine.Il mio palazzo è comodo e oscuro.
Piacevole è la morte e nobile e dolce. Si abita bene nella morte. Abito nella morte e me ne compiaccio.
Tuttavia lasciate che prosperi laggiú quel piccolo villaggio contadino. Voglio fiutare il fumo dei suoi fuochi serali.
Ascolteró parole.
Victor Ségalen (Stèles) trad. genseki