martedì, dicembre 04, 2007

Sugli aforismi di Gómez Dávila

Che senso ha essere antimoderno nella Colombia di oggi? Che significa richiamarsi all' "ancien Régime?
Gómez Dávila è un pensatore irreale. Un pensatore che non ha realtá che è stato immaginato da qualcuno o da qualche cosa per essere asslutamente fittizio.
Gli aforismi che ho tradotto nella pagina precedente sono stati scelti in modo del tutto casuale. Il quadro che se ne ricava è quello di un mimetismo sospetto, il mimetismo di qualcuno che non è reale ma che gesticola per sembrare tale. Nel suo gesticolare il buon Gómez assume toni da giansenista, si atteggia a Arnauld o a Nicole, a gran signore nello stile La Rochefoucauld, per ricadere poi nello schema della dialettica decimomonica, quasi senza rendersene conto, come nell'aforisma sulla veritá e la coerenza che è comprensibile solo nel quadrodell'hegelismo. Dell'hegelismo aforismatico, naturalmente.
La "Fenomenologia dello Spirito" non è forse una raccolta di aforismi presentata come un lungo discorso apparente? Se la si legge così è di sicuro meno oscura.
Il buon Gómez gesticola ancora come quegli alcolizzati nelle mattine grige sui viali lungo il grande fiume di qualche capitale e gesticolando dimentica che uno dei principi base del marxismo è che la coscienza di sè può venire ala classe dominata solo dall'esterno, cioè dalla classe dominante: la borghesia. Così i marxisti non solo non occultano di essere borghesi ma adirittura lo teorizzano come necessario.
Gómez smarrito si atteggia ad aristocratico, cattolico e libertino e non si avvede che la figura più prossima a quello che doveva essere un nobile del secolo XVIII è in Colombia il Narcotrafficante e che il modello del Reazionario gomeziano sembra il medesimo Pablo Escobar?
Il filosofo inesistente a fianco del narcotrafficante reale.
Leo Strauss ha stancato i neocon, Adelfi serve loro un altro mito strampalato.

genseki

lunedì, dicembre 03, 2007

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Aforismi colombiani

Nicolás Gómez Dávila


Le perfezioni di coloro che amiamo non sono finzioni dell'amore. Amore, è, al contrario, il privilegio di avvertire una perfezione invisibile agli occhi degli alri.

Degli esseri che amiamo ci basta l'esistenza.

Dio è la sostanza di quello che amiamo.

Se Dio fosse la conclusione di un ragionamento non sentirei la necessitá di adorarlo. Dio, peró non è solo la sostanza di ció che spero, bensì la sostanza di ciò che vivo.

La coerenza di un discorso non prova la sua verità , bensí la sua coerenza. La veritá è la somma di evidenze incoerenti.

La societá del futuro: una schiavitù senza padroni.

Dare una definizione di nobiltá sarebbe impertinente con certi lettori e enigmatico per altri.

La volgaritá consiste nel pretendere di essere ió che non siamo.

Le idee confuse e gli stagni torbidi sembrano profondi.

Necessitiamo che ci contraddicano per affinare le nostre idee.

La prolissitá non è eccesso di parole, bensí scarsezza di idee.

Diciamo egoista colui che non si sacrifica al nostro egoismo.

L'intelligenza da tutto alla mente che sceglie, meno la certezza di essere intelligente.

Eleganza, dignità, nobiltà, sono gli unici valori cui la vita non giunge a mancare di rispetto.

La gente difficilmente comprende che non comprende.

La libertà non è un fine ma un mezzo, chi la prende per un fine non sa che farsene quando la ottiene.

Borgehsia è ogni gruppo di individui scontenti di quello che hanno e soddisfatti di quello che sono.

I marxisti definiscono economicamente la borghesia per occultarci che le appartengono.

Negarsi alla meraviglia è il marchio della bestia.

Non concediamo alle opinioni stupide il piacere di scandalizzarci.

Chi reclama eguaglianza di opportunità finisce per esigere che si penalizi chi é ricco di talenti.

L'antagonismo radicale tra gli uomini si rivela nel modo in cui, parlando del piacere, gli uni si sollevano verso la metafisica e gli altri scivolino verso la filososfia.

La vita è la ghigliottina delle verità.

Gli uomini cambiano meno di idea di quanto le idee non mutino di travestimento. Nel corso dei secoli sono sempre le stesse voci che dialogano.

Solo ci convince pienamente quell'idea che non ha bisogno di argomentazioni per convincerci.

Ogni fine che non sia Dio ci disonora.

Di ció che conta davvero non abbiamo prove, solo testimonianze.

***


Scelta e traduzione a cura di genseki

sabato, dicembre 01, 2007

Omaggio alla Romania

Lucian BLAGA (1895 - 1961)

Le tre etá dell’uomo

Ride il bambino:”Il gioco è per me saggezza e amore”
Il giovin canta:”L’amore è per me gioco e saggezza”
Il vecchio tace: ”Amore e gioco è per me la la saggezza”.

*

Trad. genseki

giovedì, novembre 29, 2007

 
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Omaggio alla Romania

Lucian Blaga

Eraclito sulla riva del lago

Presso le acque verdi crocevia di sentieri.
Vi sono silenzi in questo luogo,
pesanti silenzi abbandonati.
Cane che fiuti il vento con il muso
ora taci!
Non scacciare i ricordi che ritornano
a seppelire quei volti nella cenere
piangendo.

Appoggiato a un tronco leggo il mio destino
nel palmo di una foglia autunnale.

Quando sceglierai, o tempo, il cammino piú corto?
Dove mai ti dirigi?

I miei passi risuonano nell'ombra
come frutti marciti
che cadono da un albero mai visto.
Roca di vecchiaia s'è fatta
la voce della sorgente.

Ogni mano che si leva
è solo dubbio
Gravano dolori
sull'occulto mistero
della terra.

Getto spine dalla riva del lago,
con esse in larghi circoli mi disfo.

trad genseki

martedì, novembre 27, 2007

Omaggio alla Romania I


Tristan Tzara


A una morta

non cessi di avanzare
ai confini della notte
il fuoco si è spenti
là dove declina la pazienza
nemmeno i passi su imprevisti sentieri
possono risvegliare la magia dei fini

braci braci
le ricorda l'amore

nulla che ci distragga da attendere seduti
sulle ginocchia bimbi di calda pienezza
potrei dimenticarlo il suono di quella voce
che contribuisce a spargere luce
oltre la nostra stessa presenza

fragole fragole
per amor di labbra

contenuta come un mare
tutta una vita allacciata
e sui petti innumerevoli d'onde
l'immenso sfregarsi do orsi sfiorati

sogni sogni
dal silenzio di braci

potrei domenticare l'attesa che reca ricompensa
il tempo che si raccogli su se stesso
la luce che scaturisce da ogni parola detta
il lungo abbraccio della persistenza conquistata

linfe linfe
nei ricordi della mia sete

trad genseki

venerdì, novembre 23, 2007

Genova II

anche genova – poi –
finì per tramontare
nel trambusto dei suoi molti satelliti,
tra il folgorío di un codazzo
di comete
e io continuavo lo stesso
a stringere i tuoi occhi
nelle mie mani
in mezzo a tutta quell'erba
quella sabbia di cobalto
e lo sapevo bene,
lo presentivo
che la pornografia
prima o poi ce l'avrebbe fatta
a inchiodare quello che resta
del mio sguardo
a qualcheduno dei suoi molti
schermi

genseki

giovedì, novembre 22, 2007

Elissi

seduto qui
in uno dei due fochi dell'elisse
in uno dei due fochi della vita
seduto qui nella calda luce
nella luce di agrumi della vita
fisso il margine slabbrato
la linea indecisa
tremula di sangue luminoso
trasparente :
la soglia oltre la quale
tutto si rovescia
in altra vita, in luce inversa
in speculum pensa il pensiero
nell'altro foco
mi attende
in quiete
il mio cuore.

genseki

El porvenir


De Veritate


“Si cerchi di comprendere bene il nostro pensiero. Non giochiamo con il paradosso di negare che la scienza debba conoscere la verità, peró nemmeno possiamo dimenticare che la verità è un valore che risponde all'incertezza da cui l'esperienza vissuta dell'uomo si trova fenomenologicamente marcata e che, alla voce spiritualitá gli slanci del mistico, le norme del moralista, l'orientamento dell'asceta e le scoperte del mistagogo appaiono come animati storicamente da una medesima ricerca della veritá”.

*
La veritá nel suo valore specifico rimane estranea all'ordine della scienza: questa può gloriarsi della sua alleanza con la veritá, può gloriarsi della sua alleanza con la verità, puó proporsi come oggetto il suo fenomeno e il suo valore, ma non può identificarla in nessun modo con il suo proprio fine.

*

J Lacan
Oltre il principio di Realtà
trad. genseki
*

Appare in queste righe come in controluce lo sguardo di Hegel. La veritá si frammenta nella psiche, si frantuma nelle vicende delle menti individuali, nella loro concretezza e nella loro finitezza.
Tuttavia non cessa di essere vera: è la verita del delirio e della confabulazione, la veritá della psicosi e degli atti mancati l'ultima lontana frontiera della Razionalità di tutto il reale dalla Fenomenologia dello Spirito fino alla Fenomenologia della Psiche Concreta.
Hegel pare aver indossato un paio di spessi occhiali da sole, come quelli delle spia sovietiche nella pellicole di serie B.

genseki

giovedì, novembre 01, 2007

Esferas

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La Cattedrale V

Il libro della Cattedrale

Lo spazio sacro della cattedrale è anche l'immagine simbolica del Libro, o megli dei libri sacri: l'Antico e il Nuovo Testamento.
Il testo di parole diventa testo di pietra, qui, il Logos diventa edificio e l'edifcio rappresenta a sua volta il corpo morente del Logos incarnato: parole, carne e pietra. Ma il Logos di pietra è simbolicamente femminile, umido, sotterraneo, cupo e lunare.

Come testo la cattedrale può e deve essere letta, bisogna però possedere le chiavi che permettano di accedere alla sua scrittura, conoscere il suo linguaggio e le sue regole.
Tuttavia non c'è dubbio la cattedrale va letta, è fatta per essere letta, è leggibile.


“Ed egli ripensó a questa cripta tiepida di Chartres. Si, non vi era dubbio, come tutti gli edifici dell'epoca romanica, essa simboeggia bene lo spirito dell'Antico testamento, ma non è soltanto cupa e triste, è anche avvolgente e discreta, e così tenera e dolce!E poi, se ammettiamo che essa sia l'immagine in pietra del Vecchio Libro, non lo rappresenta certo nel suo insieme, quanto piuttosto nella scelta speciale, invece, delle grandi oranti che prefigurano la Vergine nelle Scritture. Essa è la traduzione in pietra delle pagine riservate soprattutto alle donne illustri della Bibbia che furono in qualche modo incarnazione profetiche della nuova Eva.

Insomma, disse Durtal, malgrado le contraddizioni di alcuni dei suoi testi la cattedrale é leggibile.
Essa contiene una traduzione dell'Antico e del Nuovo Testamento; innesta inoltre sulle sacre scritture le tradizioni degli apocrifi che riguardano la Vergine e San Giuseppe, le vite dei santi raccolte nella Leggenda Aurea di Jacopo da Voragine e le monografie dei Celicoli della diocesi di Chartres.
La cattedrale è un immenso dizionario della scienza del Medio Evo, su Dio, sulla Vergine e sugli eletti.

*

Il testo di pietra che si trattava di comprendere era, se non difficile da decifrare, almeno imbarazzante per i passaggi interpolati, perl le ripetizioni, per le frasi scomparse oppure troncate; per dirla tutta, anche, per una certa incoerenza che si spiegava, del resto, quando si constatava che l'opera era stata continuata da diversi artisti, da essi alterata in forma o dimensioni, in un lasso di tempo di più di duecento anni.

genseki

mercoledì, ottobre 17, 2007

L'Arcano dello Stupore



"Dico dunque che, passando il mar Maggior, me en andai in Trebisonda, anticamente chiamata Ponto Eusino. Questa terra è molto ben situata de è porto e quasi scala di Persiani, di Medi e di tutti quelli che sono di là dal mare. Qui vidi cosa che molto mi piacque: eravi un uomo qual menava seco più di quattromila pernici, de esso camminava a piedi per terra, e quelle lo seguivano volando per l'aere; e se en aandavano a un certo castello chiamato Zanga, , lontano da Trebisonda tre giornate. Queste pernici erano di tal sorte che volendo il dito uomo riposarsi, tutte, a guisa de polli, intorno a lui si acconciavano; e così le conduceva in Trebisonda, sino al palazzo dell'imperatore, ove egli eleggeva quante ad piacevano, e l'altre menava da novo al loco di dove prima l'aveva tolte".

Odorico da Pordenone
da “Navigazioni e viaggi” di Giovan Battista Ramusio


Con queste parole inizia il resoconto del viaggio in Cina che il Beato Odorico da Pordenone compì dal 1314 al 1330 con propositi di evangelizzazione.
Inizia il viaggio con questa immaggine di meraviglia e di leggerezza: un gregge volante che segue un pastore pedestre.
Ingenua meraviglia e allegra leggerezza, la leggerezza del viaggiatore che affronta l'ignoto che si segue il cammino senza bagaglio e senza beni si riflette in questo confuso frullo di ali.
Il Pastore del gregge Volante è il simbolo della vicenda terrena del Beato Odorico, sotto questo segno, che varrebbe la pena di essere rappresentato in un arcano maggiore di un nuovo Tarocco, viene a svolgersi la sua avventura nell'universo dello stupore.
Il tarocco potrebbe mostrare il pastore con una veste azzurra e pantaloni azzurri con una verghetta gialla nella mano sinistra e nella destra una fune alla quale sono legate altre funicelle che terminano nei collari fissati al collo delle pernici, il gregge delle pernici potrebbe essere asimmettrico con tre uccelli alla destra del pastore e sette alla sinistra, numeri e posizioni evidentemente simbolici.
Le pernici nere e verdi con ali goffamente spiegate su un cielo cobalto.
Questa arcano potrebbe avere come titolo: il limite.
Il limite tra il nostro mondo e il mondo dello stupore e quello della meraviglia: il mondo in cui i buoi sono divinitá, i pesci vengono spontaneamente alla spiaggia per farsi pescare, i figli si mangiano i padri per orrore della putrefazione, il mondo dove si puó incontrare il lago formato dalle lacrime di Adamo e Eva piangenti il figliuol loro Abele, dove dentro i meloni, come fossero uova vegetali nascono agnelli.
E il buon Odorico si appresta a varcare questo limite senza però potersi separare dai suoi preconcetti, dalle sue convinzioni, dalle sue opininioi, in una parola dalla sua cultura, che anche se non gli servono piú da guida, continuano, tuttavia a frullargli nel cervello, non gli indicano il cammino ma lo seguono svolazzando come un gregge di pernici segue il suo pastore.
Con questa immagine, sulla soglia dell'avventura, Odorico rappresenta se stesso nell'atto di prepararsi a varcarla e insegna al lettore come deve porsi davanti all'avventura dell'esplorazione del testo nato dallo stupore, a tutti noi insegna a varcare la soglia della meraviglia.
genseki

martedì, ottobre 16, 2007

 
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Dialettiche



In ogni attimo della storia in fieri c'è lotta tra razionale e irrazionale, inteso per irrazionale ciò che non trionferá in ultima analisi, non diventerá mai storia effettuale, ma che in realtá è razionale anch'esso perché è necessariamente legato al razionale, en è un momento imprescindibile; che nella storia, se trionfa sempre il generale, anche il “particulare” lotta per imporsi e in ultima analisi si impone anch'esso in quanto determina un certo sviluppo del genere e non un altro.
Gramsci
Quaderno II
p. 690

Questo passo di Gramsci si intende solo all'interno di una concezione precisa del tempo. Una concezione in cui il tempo è lineare e finito.
Se pensiamo ad una dimensione circolare del tempo risulta, infatti, difficile parlare di trionfo in termini storici, in quanto qualsiasi cosa si affermi in questa particolare struttura temporale è destinata a rivolgersi nel suo contrario.
Anche in un tempo concepito come infinito non puó trionfare proprio nulla in quanto qualsiasi avvenimento storico, sarebbe solo un punto senza dimensioni, senza significato particolare che non sia il fare parte di una catena di successioni.
Il tempo in cui si muove il pensiero di Gramsci è dunque un tempo lineare e finito.
Solo un tempo finito puó essere storico cioé adeguato all'essente che è naturalmente finito, adeguato all'uomo che anche considerato come specie è sempre, inesorabilmente imprigionato nel finito.
La storia è quindi concepibile solo come finita, perché solo se finita puó essere umana, puó essere la storia dell'uomo, se no si tratterá di "historia naturalis" o di teostoria.
È la certezza della fine della storia che rende la storia “storica”
Si tratta peró di un finito che non finisce mai; la storia è finita in quanto comporta un numero inifinito di fini (o di trionfi).
Oppure si puó pensare a un tempo finito a cui manca sempre una parte per finire come nel paradosso di Zenone la freccia non puó raggiungere il bersaglio, proprio allo stesso modo la storia non può raggiungere la sua fine, c'è sempre un frammento di tempo ancora da trascorrere.
In questo tempo che lascia sempre un resto si fa possibile la storia, la storia dell'uomo.
Eppure non é proprio la dialettica con il suo movimento avvolgente che pare suggerire un'altra forma del tempo?
Razionale e irrazionale, generale e particolare sono due elementi della dialettica la cui sintesi é il superamento-assunzione di entrambi.
Quindi non si può parlare di un movimento del tempo che va dal particolare al generale in linea retta, ma piuttosto di due movimenti a spirale che si avvolgono l'uno con l'altro.
Il tempo della dialettica non sembra essere un tempo lineare. Il tempo del particolare non é solo precedente al tempo del generale ma è anche contemporaneo e successivo ad esso.
La concezione del tempo che è sottesa a questo brano di Gramsci è una concezione cristiana piuttosto che dialettica; si tratta di un tempo che si estende da una origine ad una fine (creazione e giudizio) Il trionfo del generale e del razionale stanno al posto della “parousia” e com ella “parousia” la loro realizzazione si trova sempre dopo un residuo di tempo che é “sempre” ancora non consumato.
Il tempo della dialettica non va da un cominciamento ad una fine perché il cominciamento è sempre presente nella fine e la fine è già tutta nel principio.
La tensione che innerva questo frammento di Gramsci e forse tutto il suo pensiero è proprio in questa contraddizione tra procedere dialettico e fondamento cristiano.
genseki