L'eone dogmatico
Il periodo storico conosciuto come ellenismo ci da le prime chiavi sulle origini del dogma. Torniamo per un istante a quella grande vigilia dell'era cristiana Ció che soprattutto caratterizza l'ellenismo è una sconcertante fusiono di correnti spirituali. La filosofia greca uscí fuori di sé, si fece estranea a se stessa, si tradí per sperimentare avventure simbiotiche con le piú diverse dottrine e mitologia asiatiche. Il pensiero ellenico perse quell'istinto di conservazione grazie al quale si era difeso in splendido isolamento durante secoli di invasioni barbariche e cominció ad apprendere la virtú dello smarrirsi nell'alteritá. Asia Minore de Egitto si convertirono in terre miracolose di interferenze culturali, di avvicinamenti e di sintesi. La astrazione e la precisione europee si unirono con l'immaginazione e i principi negatori del limite tipici dell'Oriente. Vaghi echi indiani intorno all'unitá suprema, drammatico dualismo persiano, profonda e penetrante mitologia babilonica, messianiche visioni ebraiche, occultismo egizio radicatonell'oltretomba, la rotonda e plastica “idea” greca, convergono qui sotto il segno dell'ellenismo in cerca di una lega di qualitá superiore. Tutte le visioni sul mondo e la vita si erano sviluppate de erano fiorite fino ad allora in relativo isolamento. DA un lato le idee chiare di Platone, dall'altro il mito della caduta dell'uomo nel peccato. In una geografia l'idea sulla lotta permanente tra il bene de il male. In un popolo la speranza nella nascita di un savatore del mondo,in un latro il presentimento di una grande identitá comune riferita a una esistenza suprema, unica. Come per un incantesimo indecifrabile, la differenza tra i prodotti del genio locale di tre continenti era scomparsa. Apollo acquisisce attributi barbarici e gli dei solari della Mesopotamia aggiungono al loro blasone elementi greci. La purezza stilistica delle creazioni filosofiche, mitiche e religiose delle nazioni piú diverse si perde. I pensieri soffrono cosí, dal punto di vista formale e organico, una degradazione, peró si arrchiscono, soprendentemente sul piano del significato. Forze fino a poco prima ostili sentono di colpo il desiderio di conoscersi reciprocamente, di allearsi, dirafforzarsi in nuova unitá. I segreti delle dottrine esoteriche, gelosamente nascosti dagli iniziati, cessano di essere indovinelli insolubili, per convertirsi in un bene piú o meno comune, che circola da tutte le parti come la moneta con l'effigie del cesare. Interpreti perspicaci, grandi maestri di analogia, scoprono affinitá e sommetrie laddove l'occhio normale poteva captare solo differenze e divergenze. Alessandria osserva cone raffinata sorpresa somiglianze tra gli insegnamenti rivelati e i risultati del pensiero “naturale. L'ellenismo è nuovo, rispetto alle epoche passate proprio per questa passione prima sconosciuta per il senso che si nasconde dietro ogni fenomenologia spirituale. Se si cerca il contenuto il seme si separa dal guscio, il contenuto dalla confezione, l'essenza dalla forma accidentale. L'operazione si applica principalmente ai prodotti della mente umana, ai “miti” e alle “idee”. Il risultato generale di questo processo è la riduzione a un denominatore comune dei pensieri espressi e occulti in fondo a tante icone, secondo le circostanze, il tempo e il luogo. Si scopre cosí che un qualunque dio asiatico, sebbene con un volto distinto, è identico a un dio greco o egizio, e che Mosé ebbe pensieri socratici o al contrario. Questa pratica di ridurre un'idea, un mito o una metafora al senso, contribuisce enormemente alla sua circolazione e alla sua diffusione. Liberate dal peso dell'accidentale, le idee, i miti e le metafore viaggiano sfidando le barriere dei tempi passati. L'osmosi tra di loro si intensifica. La coscienza del solitario si arricchisce con la coscienza dei vicini dai quali era stato separato non soltanto da mari e da deserti, ma anche dalla differenza organica tra una coscienza etica e l'altra. Si perse certament l'ingenuitá animica di prima e forse anche l'intensitá dell'esperienza immediata. Il mito diventa allegoria. La visione si converte in idea. Tutto quello che era manufatto plastico tende a sublimarsi in astrazione. Attraverso la mediazione del “senso” che puó prendere, senza perdersi, tante forme differenti la conversione del mito in pensiero astratto si realizza senza difficoltá. L'astrazione a sua volta si trasforma, percorrendo in qualche modo: i concetti si incarnano e acquisiscono qualitá concrete, aspetti di semi-esseri e anche di esseri come il Logos. In questa atmosfera satura di visioni e di pensiero, di speranze sorge il mito cristiano, che accetta tutte le modifiche che un mito doveva soffrire: nato dall'esperienza immediata si complica allegoricamente e poi si associa con l'astrazione filosofica. Tuttavia, perché c'è un “tuttavia” in questo impressionante processo di amalgama, le simmetrie non sono cosí nitide e neppure cosí evidenti come sarebbe piaciuto al pensatore ellenistico. Ci sono anche, tra dottrine e dottrine, tra miti e miti alcuni elementi insuperabili di non corrispondenza. Ponti gettai su precipizi restano sopsesi, senza poter riempire lo iato aperto tra pensiero e pensiero. Nonostante lo sforzo perseverante dell'intelletto, questo non riesce a portare a compimento l'ultima sintesi. Attraverso la tensione irrisolta tra “elementi” e “veritá” dell'ellenismo si va preparando poco a poco il terreno per il dogma. Il dogma suppone cosí, nelle sue complicate origini storiche, una certa crisi di significato plurale, dell'intelletto.All'intelletto che aveva dimostrato apertamente i suoi limiti nel fallire tentando ques'ultima sintesi, si imponeva, almeno in certa misura, una rinuncia a se che tuttavia non debe essere interpretata come un totale abbandono di sé e neppure come un rifugio nella fede. È certo che anime tormentate dai dubbi si rifugiarono nella fede, ma l'intelletto, considearo in se non fu annullato, fuggí da sé in formule che, per la loro struttura, restano inaccesibili alla logica. Niente di piú. Che queste forme apparissero talvolta su uno sfondo di credenza e di esperienza religiosa, è altra cosa.
In queste pagine affrontiamo il problema del dogma solo dal punto di vista dell'intelletto e della teoria metafisicam separato da ogni implicazione religiosa.
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Circoscriviamo cosí rigorosamente la nostra analisi alla struttura puramente intellettuale del dogma. Non dobbiamo perdere di vista il fatto che il dogma anche se suppone, in certa misura, che resta da determinare con piú precisione, una rinuncia all'intelletto si formula ugualmente su di un piano intellettuale. Comunque, non puó essere separato in astratto come una qualsiasi formula metafisica, e trattato come tale esclusivamente dal punto di vista intellettuale. Riducendo il dogma al solo suo aspetto intellettuale non vogliamo nemmeno affermare che, in quanto simbolo religioso esso non presenti anche alcuni aspetti che non siano di natura intellettuale. Questi aspetti legati piú alla forma che al contenuto ci permettiamo di ometterli giacchè soffermarci su di essi renderebbe inutilmente piú difficile il nostro sforzo.
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Filone di Alessandria, considerato un sincretista come molti altri della sua epoca, ci pare un pensatore decisivo ai fini di questa analisi. Il giudeo Filone, nel suo conflitto con la filosofia greca, cerca per la prima volta di adattare la mitologia ebraica a alla filosofia greca su una base piú ampia, lasciando suggestioni decisive per analoghi tentativi posteriori. Ma non é l'unico merito della sua opera. Egli è il primo pensatore – per quanto possiamo giudicare – che propone enunciato di struttira chiaramente dogmatica. A un sincretismo che consiste in giustapposizioni di elementi disparati in unitá fittizie si dedicarono molti altri. Lo praticavano tutti gli ellenisti che si dilettavano dell'orgia variopinta delle analogia ... peró ... nella sua dottrina incontriamo anche alcune idee capaci di illuminare una coincidenza. La storia dell'idea di emanazione è esemplare. Si sa che Eraclito e con lui, piú tardi gli stoici, ammette nella sua metafisica l'esistenza di una sostanza primaria “divina” concepita come materia e spirito contemporaneamente. Secondo Eraclito, per un processo di differenziazione parte della sostanza primaria si convertí in “mondo”, per gli stoici, tutta la sostanza primaria si converte nel “mondo. Filone di Alessandria distanziandosi dai pensatori greci, diede a questa idea di sostanza primaria un aspetto dogmatico. Egli affermó che dalla sostanza primaria emanano esistenze secondarie senza che per questo essa soffra diminuzione. Proponendo questa formula, Filone intese perfettamente la responsabilitá che si assumeva, ma non si res conto, e non poteva rendersen conto, dell'importanza storica della sua iniziativa.
Il dogma era nato e in seguito si temprará – cristallo misterioso sempre piú sfaccettato – in un incendio estatico che durara un eone intero.